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venerdì 24 febbraio 2012

106 miliardi annui per la sanità non sono pochi
Perché le Autorità pubbliche si rendano attive ed intervengano per rimuovere le inefficienze nella pubblica amministrazione servono le denunce pubbliche, le inchieste giornalistiche,   serve sostanzialmente che scoppino gli scandali.
Il caso della paziente che al Policlinico di Roma è rimasta quattro giorni sulla barella in corsia denota una irresponsabilità oggettiva del direttore generale e una responsabilità soggettiva del primario.
 Il ministro Renato Balduzzi ha dichiarato che i medici ospedalieri non dovrebbero più effettuare visite in studi esterni ma, eventualmente, in intramoenia. Per meglio dire, non dovrebbero prima incassare nel loro studio €. 100/200 prima di trovare il posto di ricovero nei reparti ospedalieri in cui lavorano.
La sanità in Italia costerà, per il 2012, 106 miliardi di euro. Nell’ottica dei tagli che investiranno tutti i comparti della Pubblica Amministrazione, la spesa sarà revisionata con criteri di efficienza, valori di responsabilità e di merito, e potrà probabilmente  essere tosata di 5-6 miliardi.
In verità servirebbe la migliore utilizzazione della stessa spesa, nel senso che essa dovrebbe produrre maggiori e migliori servizi, in modo da soddisfare di più le esigenze dei cittadini. Le siringhe -ad esempio- dovrebbero costare ovunque lo stesso prezzo, invece di pagarle dieci volte in più negli ospedali del Sud. La disorganizzazione, l’inefficienza ed il menefreghismo sono constatazioni che chiunque capiti in un ospedale pubblico constata.
La Regione Lazio ha accumulato nei decenni 15 miliardi di debiti della sanità e tuttavia non è mai riuscita a organizzare i suoi ospedali e i presidi ospedalieri (quelli piccoli che dipendono direttamente dall’Azienda sanitaria provinciale).
Va da sè che i medici disonesti sono una minoranza, e che però esistono, come esistono gli ingegneri ed i funzionari disonesti inseriti in ogni ganglio della Pubblica Amministrazione.
Gli Ordini professionali, dal loro canto, esistenti per tutelare i cittadini e non i propri iscritti, dovrebbero emettere provvedimenti di indirizzo, richiamando tutti al rispetto dell’etica e del giuramento di Ippocrate, nel caso della sanità.

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