"La trasparenza non è una opzione"
Come non viene gestito il servizio idrico a Contessa Entellina
La Commissione Europea ha dichiarato il 2012 “l’anno dell’acqua”,
impegnandosi a presentare entro il prossimo autunno il Blueprint to safeguard Europe’s Waters (Blueprint per salvaguardare
le acque europee), documento destinato a diventare la Bibbia dell’Unione europea in materia
di politica e gestione delle risorse idriche.
In Italia la diffidenza nel bere acqua di rubinetto è
elevata: il 32,8% delle famiglie, secondo le rilevazioni Istat del 2010,
dichiara di non fidarsi a berla. Il fenomeno raggiunge livelli ancora più elevati in
Sicilia con il 64,2%. A Contessa non esiste una rilevazione ufficiale -ma c’è da
scommetterci- che la percentuale sia ancora più alta se è vero (come purtroppo è
vero) che ciclicamente il sindaco emette ordinanze scritte a casaccio (ossia non trasparenti) finalizzate a
non utilizzare l’acqua per “il consumo umano” perché le analisi batteriologiche
“in uscita dal serbatoio comunale” non sono ineccepibili.
Il guaio è, qui a Contessa Entellina, che il Sindaco si scorda (avendo un
gran da fare) di informare successivamente l’utenza cittadina sul tempo in cui l’acqua
somministrata torna ad essere fruibile. A distanza di qualche mese sistematicamente arriva infatti una nuova ordinanza di “divieto” senza che
la precedente sia stata, -stando agli avvisi pubblici- archiviata o revocata.
A stabilire i criteri relativi alla qualità delle acque e i parametri
analitici ai quali un’acqua deve sottostare per potere essere definita potabile
è il decreto legislativo n.31/ 2001 (modificato dal d.lgs n. 27/2002), che
recepisce nella legislazione nazionale le prescrizioni della direttiva
dell’Unione Europea 98/83/CE.
Scriviamo questi riferimenti perché nel nostro
Comune le Ordinanze Sindacali -su questa materia- sembrano scritte a Bellolampo piuttosto che nel
Palazzo Municipale, prive come sono di trasparenza, informazione e richiami
normativi.
Ma torniamo alla normativa:
“Acque destinate al
consumo umano” sono quelle, trattate o non trattate, erogate attraverso
impianti idrici autonomi o cisterne, destinate ad uso potabile e per la
preparazione di cibi e bevande o utilizzate nelle imprese alimentari per
l’immissione nel mercato di prodotti commestibili.
Il decreto regolamenta tutti gli aspetti organolettici, microbiologici, chimici
legati all’erogazione dell’acqua e fissa i limiti di concentrazione
ammissibili, tenendo conto dell’assunzione massima giornaliera su
lunghiperiodi, della natura del contaminante e della sua eventuale tossicità.
I parametri sono stati divisi in 3 gruppi:
-“microbiologici”,
-“chimici”
-e “indicatori”.
Questi ultimi si riferiscono a sostanze che, non presentano, di per sé un
rischio diretto per la salute, ma forniscono un’indicazione tempestiva delle
variazioni della qualità dell’acqua e dell’eventuale necessità d’interventi
correttivi. Il superamento, invece, dei parametri microbiologici costituisce
pericolo per la salute ed obbliga all’interruzione della distribuzione
idropotabile. Per il superamento di parametri chimici può essere previsto un
periodo di deroga limitato nel tempo e comunque non superiore a 3 anni.
Le Regioni che hanno i parametri dell’acqua non in regola, possono,
infatti, fare richiesta di deroga al Ministero della Sanità, che in concerto
con il Ministero dell’Ambiente, può concederla purché non presenti un potenziale
pericolo per la salute umana e non possa essere assicurato l’approvvigionamento
idrico, con nessun altro mezzo congruo.
I provvedimenti di deroga devono presentare, in ogni caso, un piano
d’interventi tecnici, mirati al rientro del valore parametrico in eccesso e
l’impegno a informare, “tempestivamente ed adeguatamente” la cittadinanza.
La Sicilia, per esempio, è ricorsa al provvedimento in deroga con
riferimento al vanadio (un elemento chimico).
E' prescritto
La potabilità dell’acqua deve essere periodicamente sottoposta al duplice
controllo
-del gestore del servizio idrico (controllo interno), cosa
quest’ultima che a Contessa Entellina suscita perplessità se è vero
(come è vero) che le cicliche Ordinanze del sindaco richiamano nelle premesse
sempre l’intervento del SIAN e mai le rilevazioni del Servizio Tecnico
Comunale,
-e dell’azienda unità locale (Ausl) territorialmente competente
(controllo esterno), l’unico organo che da noi -in presumibile carenza municipale- pare vigili
sulla salute dei cittadini.
Sono normativamente previsti controlli di routine, ad intervalli regolari,
per accertare la qualità organolettica e microbiologica delle acque in
relazione anche ad eventuali trattamenti di potabilizzazione e in particolare
di disinfezione. I controlli di verifica, che rilevano tutti i parametri di
potabilità, sono effettuati a campionamento in diversi punti di scorrimento
dell’acqua, dalla sorgente, dal serbatoio, fino alle fontane (da noi viene ricorrentemente presa a riferimento la
fontana della Favara) e fino al punto di consegna, con cadenza stabilita in
base al volume d’acqua distribuito in una zona.
Più è alto il volume dell’acqua
distribuita, più dovrebbero essere frequenti i controlli. Ad esempio in un
acquedotto che eroga ogni giorno tra i 1.000 e i 10.000 metri cubi di acqua,
ogni anno sono previsti 1 controllo di verifica e 4 controlli di routine.
Il gestore del servizio idrico (dovrebbe essere il Servizio Tecnico
Comunale quando la gestione è diretta –come a Contessa E.-) è responsabile del
rispetto dei valori fissati nella legge, per le acque fornite attraverso una
rete di distribuzione, fino al punto di consegna, rappresentato in genere dal
contatore o dalla presa che introduce il liquido nell’abitazione privata (non
funzionando da noi il sistema dei “contatori”). I risultati delle analisi che ogni
mese si effettuano devono ( ripetiamo ...DEVONO) venire indicati sul retro delle bollette (da
noi, a Contessa Entellina, sono le fatture che paghiamo al Comune) in modo
che ogni utente sia informato su cosa gli è stato offerto da bere.
Quanto riportato oggi lo abbiamo
finalizzato perchè il sindaco, dott. Sergio Parrino, voglia fare il
Sindaco su questo aspetto non secondario del nostro convivere civile e sociale.
Quanto
sostanzialmente viene richiesto non è una cortesia che gli viene avanzata. La normativa richiamata
sopra presenta infatti tutti i caratteri della tassatività.
Non spetta al gestore (ossia al Servizio Tecnico Comunale) farsi carico,
invece ed ovviamente, del controllo delle vasche in possesso dei privati utenti
o degli eventuali condomini.
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