Il calo delle nascite in Italia
Nel 2022 le nascite in Italia sono scese a
393mila, registrando un calo dell’1,7% sull’anno precedente.
La denatalità è proseguita anche nel 2023: nel periodo gennaio-giugno le nascite sono state circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del
2022.
Il numero medio di figli per donna è sceso a 1,24, evidenziando una lieve
flessione sul 2021 (1,25); la stima sui primi 6 mesi del 2023
evidenzia una fecondità pari a 1,22 figli per donna. Nel 2010 il numero medio di
figli per donna aveva toccato il massimo relativo registrato nell’ultimo ventennio
di 1,44.
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L'Inverno demografico e l'Italia
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A partire dalla seconda guerra mondiale, in Italia la fecondità si è posizionata di poco superiore alla soglia di riproduzione. In Italia, in buona sostanza, alla transizione demografica non corrisponde quel raggiungimento della teorica fase 4, quell'auspicato equilibrio della popolazione basato su valori bassi e stabili della mortalità e della natalità.
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Da un resoconto Istat estrapoliamo alcuni flash.
Contiamo in prosieguo di fotografare il
decennale trand demografico contessioto.
Con appena 379mila bambini venuti al mondo, il 2023 ha messo in luce l’ennesimo minimo storico di nascite, l’undicesimo di fila dal 2013. Calano anche i decessi (661mila), l’8% in meno sul 2022, dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli che hanno caratterizzato il triennio 2020-2022.
Nel dettaglio, l’Istat riporta i “freddi” numeri di sei neonati e 11 decessi per 1.000 abitanti. Con un numero medio di figli per donna pari a 1,20 e una longevità di +6 mesi rispetto al 2022, corrispondente a una speranza di vita alla nascita pari a 83,1 anni.
Focus sulla denatalità. Secondo i dati provvisori, i nati residenti in Italia sono 379mila, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (era 6,7 per mille nel 2022). La diminuzione delle nascite rispetto al 2022 è di 14mila unità (-3,6%). Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia a un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%).
Un calo che attraversa il Paese. La contrazione del numero medio di figli per donna interessa tutto il territorio nazionale. Nel Nord diminuisce da 1,26 figli per donna nel 2022 a 1,21 nel 2023, nel Centro da 1,15 a 1,12. Il Mezzogiorno, con un tasso di fecondità totale pari a 1,24, il più alto tra le ripartizioni territoriali, registra una flessione inferiore rispetto all’1,26 del 2022.
I matrimoni “non impattano”. Secondo il Report Istat “non è nemmeno di supporto alla natalità, almeno non più come un tempo, l’andamento dei matrimoni, 183mila nel 2023 (-6mila sul 2022)”. Tra questi risultano in forte riduzione quelli celebrati con rito religioso (-8mila) mentre aumentano quelli celebrati con rito civile (+2mila). Complessivamente, nel 2023 “il tasso di nuzialità continua lievemente a scendere, portandosi al 3,1 per mille dal 3,2 del 2022. razione sul 2022 risulta maggiore”.
Aumenta la speranza di vita. I decessi (661mila nel 2023) registrano una diminuzione di 54mila unità sull’anno precedente. Il calo del numero totale di eventi coinvolge soprattutto la popolazione anziana, all’interno della quale come noto si concentra la gran parte dei decessi. Il 75% della diminuzione rilevata interessa, in particolare, individui di almeno 80 anni di età. Una fascia di popolazione, quest’ultima, particolarmente colpita negli anni della pandemia durante i quali è risultata sottoposta a un significativo eccesso di mortalità anticipata, soprattutto nella sua componente più fragile.
Il saldo migratorio. L’Istat fotografa “più immigrati e meno emigrati” dell’anno precedente: il saldo migratorio netto sale da +261mila nel 2022 a +274mila nel 2023. La Popolazione residente straniera in crescita: 5 milioni e 308mila individuial 1° gennaio 2024, +166mila sull’anno precedente.
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