Ci siamo intrattenuti finora sugli anni post-guerra, anni di lento trapasso dall’agricoltura contadina, guidata in clima liberista dai governi centristi e di centro-destra fino, più o meno, alla fine degli anni cinquanta del Novecento.
Scomparse la tradizione e la figura “della campagna rurale e del contadino con zappa ed aratro trainato dal mulo” si vuole diffondere la figura dell’Imprenditore agricolo professionale (Iap).
E’ nell’articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2009, n. 402 che troviamo cosa l’U.E. si attende dal mondo agricolo italiano, in direzione del suo crescente ammodernamento e della professionalizzazione dei protagonisti. L’Imprenditore agricolo professionale (IAP) deve:
=== possedere conoscenze e competenze professionali sanciti in appositi provvedimenti,
=== dedicare buona parte del suo tempo all’impegno agrario,
=== ricavare almeno buona parte (almeno il 25%) del suo reddito (escluse pensioni e redditi da ruoli di impegno pubblico) dal ruolo agricolo,
=== la qualifica di IAP viene verificata dalle regioni e consente una serie di benefici fiscali.
= = = = =
Proveremo in seguito ad entrare su alcuni dettagli.
(Segue)
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