Contessa Entellina è stata fondata all'alba della modernità, nei decenni che stanno alla fine del “Mille quattrocento” e all’inizio del "Millecinquecento", da profughi arberesce fuggiti dalla devastante invasione della loro terra albanese e dalla conseguente repressione da parte dei turchi nei confronti dei resistenti che avevano condiviso le battaglie di Scanderberg (Giorgio Kastriota).
Tutta la narrazione storica, quando si riferisce alle origini del paese, dell’odierna Contessa Entellina, sottolinea che esso è sorto ad opera degli arbereshe fuggiti dai Balcani in seguito all'avanzare degli infedeli turchi. Questo quadro storico si connette alla circostanza che quegli albanesi giunti a Messina in parte dalle coste calabresi ed altri direttamente con navigli veneziani dalle coste delle Morea trovarono ad accoglierli in nome della corona di Spagna quella che i libri di Storia definiscono la dinastia dei conti Cardona, più volte incaricata nel tempo dalla monarchia di Spagna a svolgere il ruolo di Vice-re di Sicilia.
Non è quindi casuale che i primi esuli arbereshe giunti a Messina, città capitale dell’Isola -a turno con Palermo-, ad accoglierli sia stato il Conte Cardona, signore della contea di Chiusa, Burgio e Calatamauro e marchese di Giuliana e che proprio questi abbia indirizzato vari gruppi di quei profughi nei suoi domini del Val di Mazara, per poi farli stazionare nell’area di Calatamauro-Scirotta, in attesa che fosse avviata e portata a termine l’opera di costruzione del paese di Contessa, più spostato ad Ovest. Opera quest’ultima da lui ritenuta necessaria, oltre che per mettere a coltura i suoi vasti domini feudali anche per fermare l’espansionismo feudale del Monastero di Santa Maria del Bosco, che godeva di ampio favore regio, ai danni -in quello specifico quadro territoriale- proprio dei domini fondiari dei Cardona.
Il ruolo politico rilevante della dinastia dei Cardona perdurò nell’area feudale di sua pertinenza fino al 1535, quando morto il barone Alfonso, il controllo passo’ alla zia Caterina Cardona, sposata con Lorenzo Gioeni. Il nuovo casato dei Gioeni non avrà più quella forza necessaria per dispiegare l’influente potere che aveva invece posseduto, per certi versi anche a beneficio della comunità arbereshe, il barone Alfonso.
Gli arbereshe
Gli esuli arbereshe di oltre cinque secoli fa fuggendo dall’Albania sapevano che la loro destinazione era il Regno di Sicilia, uno dei tanti domini d’Occidente degli Aragonesi, ma non sapevano nulla ne’ dei Peralta, né di Calatamauro e ancor meno del regime socio-economico e politico di tipo feudale dominante nella terra che il destino stava assegnando loro per sopravvivere lontani dalla terra di origine.
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