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giovedì 8 agosto 2024

Il mondo entro cui viviamo: il tempo delle domande

12) per chi vuole riflettere  

Persino a destra il linguaggio salviniano e quello 

di tanti meloniani non piace, come non piace il trumpismo

 Certa stampa, prevalentemente italiana, ma non solo, sta provando a farci capire che un Trump dei nostri giorni non è altro, o comunque non differisce dal Berlusconi che abbiamo avuto in tempi non lontanissimi in Italia.

 Il paragone, lo scrivono tanti commentatori,  non è nuovo:  se ne parla -se si prova a sfogliare i giornali-  dal 2016, quando il miliardario americano Trump riuscì, diventando inquilino della Casa Bianca, nel suo intento di occupare il podio più  alto del suo paese, come peraltro aveva fatto tempo prima il miliardario italiano insediandosi a Palazzo Chigi.

 Tv private dei nostri giorni e giornali di centro destra post-berlusconiani, quelli impersonati soprattutto dai figli e dai familiari di Berlusconi, stanno pero’ provando a diffondere,  stranamente, fermenti liberali e aperturisti verso il progresso sociale e civile che suonano e/o vorrebbero apparire autentici e tendenti a respingere qualsiasi paragone, usando  buoni argomenti e buoni propositi, nell’intento di differenziarsi dal demagogo di sempre, da quel Trump della destra americana.

 La sensazione dei commentatori politici italiani  è, in buona sostanza, che le reti tv berlusconiane vogliono creare un contraltare moderato, più solido  rispetto all’attuale melonismo troppo imbrattato da nostalgici …

 Il senso di quanto sopra lo sintetizza molto bene il direttore de Il Foglio, Cerasa,  originario di Chiusa Sclafani, in questa frase: «la destra che può avere un futuro è una destra che farebbe bene a osservare la campagna di Trump con distacco, con preoccupazione e con una certezza: chi ha amato il berlusconismo non può che essere per coerenza terrorizzato da tutto ciò che rappresenta il trumpismo agli occhi di chi ama un valore non negoziabile chiamato libertà».

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