A partire dal XVI e fino al XIX secolo, nel Regno di Sicilia vigeva l’obbligo di compilare i riveli delle anime e dei beni.
La procedura di compilazione dei Riveli delle anime e dei beni è prescritta dalle Istruzioni date nel 1548 dal vicerè Giovanni De Vega per conto dell’imperatore Carlo V, affinché “..si numerassiro li fochi et li facultà di tutti li cità et terri del preditto Regno per poterse reformare la taxia di li colletti et donativi regii ordinarij e straordinarij, a talchè ogni cità, terra et loco habbi di pagari la ratha che debitamenti si competixe su la sua facultà et di sgravarsi o quelli che per tal censo si trovassiro gravati.” |
Era un obbligo a modo degli odierni censimenti disposto dalla monarchia aragonese e poi fatto proprio pure dai governi borbonici mirante ad accertare la composizione dei nuclei familiari e nel contempo fotografare la ricchezza (è un modo di dire, stante la diffusissima miseria che dominava nelle zone interne dell'Isola, Contessa compresa) di cui si disponeva, ai fini della tassazione.
Alle autorità del tempo non interessava tanto conoscere, nei paesi dell'entroterra siciliano, l’entità della ricchezza da tassare, dal momento che si sapeva benissimo che si trattava di terre abitate da gente povera e/o da briganti. Quei rilevamenti della popolazione miravano a conoscere sopratutto l'età dei giovani maschi ai fini di poter stabilire il numero degli uomini atti alle armi residenti all'interno del distretto. Comunque anche il minimo patrimonio disponibile doveva essere dichiarato per accumulare l'entità del "donativo" (=ossia la contribuzione dovuta alla monarchia da ciascuna comunità locale nelle occasioni eccezionali: nascita dei figli del re, suo matrimonio, spedizione militare ...).
Quei riveli compilati in tutte le Università (=le Comunità locali) dell’isola, (con poche eccezione: Messina fino al 1681 e per Palermo fino al 1798), ai nostri giorni sono divenuti un più che ricco patrimonio documentario di notizie storico-statistiche utili per gli studi socio-economici sui tempi andati e -se si vuole- pure ai fini della curiosità sui nostri antenati.
A sovrintendere alle operazioni di quei primordiali censimenti è stato dalla fine del XVI sec. (1569) il Tribunale del Real Patrimonio, organo di controllo e di giurisdizione in materia finanziaria e, a partire dalla seconda metà del XVII sec. (1651), la Deputazione del Regno.
Sulla scorta di certa documentazione pervenutaci col precipuo scopo di farne uso sul blog contiamo, nel lungo tempo, di dover ragionare su come vivevano i nostri antenati arbereshe di Contessa E. nei secoli trascorsi.
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