“Adesso soltanto un miracolo ci potrebbe salvare, perciò Renzi è andato in Vaticano”
Sulle inchieste giudiziaria
«Politici e imprenditori i comandamenti li hanno violati tutti e dieci.
Il tema doveva essere la Bibbia e mi trovo a parlare di Rebibbia»
Rivolto al pubblico che gremisce il Palastudio di Cinecittà
«Sono felice di essere a Roma, di vedervi tutti a piede libero: con l’aria che tira, siete gli unici in tutta la città, abbiamo fatto fatica a trovare tutte le persone incensurate»,
«Abbiamo avuto il permesso della Rai, della questura, della Banda della Magliana... possiamo cominciare».
Contro i politici
«si sono giustificati dicendo: ho sbagliato a scegliere collaboratori che sembr
avano insospettabili, persone perbene... Eppure i soprannomi erano il “carognone”, il “porco”, il “cecato”, il “ruvido”».
Sul testo biblico
«La politica in questo momento non esiste: meglio buttarsi su Dio».
Dopo aver invitato tutti ad assumere lo stupore dell’infanzia, «altrimenti non si capisce niente».
Ecco allora Mosè salvato dalle acque, Dio che sceglie di rivolgersi proprio a lui, «un extracomunitario ricercato», per intimargli di salvare il suo popolo, e Mosè che gli risponde balbettando, «perché i difetti agli occhi di Dio sono grandezza».
«I Dieci Comandamenti sono l’evento centrale di tutta la storia biblica, semplicissimi e vertiginosi. Sono comandi, regole, leggi che hanno a che fare con i sentimenti, l’amore, la bontà, la fedeltà».
«Il Dio liberatore, ci insegna come dalla legge venga la libertà e dalla libertà l’amore»,
«il Dio geloso, ci vuole tutto per sé. Mi sembra di sentirlo: Robertino, dimmi la verità, non è che hai visto Buddha ieri sera?».
Il Dio implacabile, che ci vieta di «inginocchiarci davanti agli idoli, perché gli idoli addormentano, il divino inquieta»,
il Dio tenero che ci insegna come anche gli animali siano «il nostro prossimo». C’è la consapevolezza che «in 3500 anni di storia sono state combattute più guerre in nome di Dio che per qualsiasi altra cosa, e questa è la più grande bestemmia», e l’Isis che «usa il nome di Dio per terrorizzare gli uomini, ma questo è un delirio di dio, è un inno alla morte».
C’è la certezza «che il riposo fa parte del lavoro» e che «il rombo della creazione sfocia nel silenzio del sabato. Il senso del tutto è nel silenzio. Pensate oggi quanto ce ne sarebbe bisogno: siamo tutti sempre connessi con tutto il mondo, ma disconnessi con noi stessi. Nessuno ha più il coraggio di rimanere da solo con se stesso. Ma i Comandamenti ci dicono di fermarci: siamo andati talmente di corsa con il corpo, che la nostra anima è rimasta indietro. Fermiamoci - è il monito con cui Benigni conclude questa prima serata evento - altrimenti l’anima ce la perdiamo per sempre».
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