Dal
2016 ci vorranno 4 mesi in più di lavoro prima di poter andare in pensione.
Il
meccanismo di “adeguamento” è
previsto in una legge del 2010 (governo Berlusconi) con cadenza triennale. La
riforma Fornero poi lo accelerò, disponendo dal 2019 scatti ogni due anni.
Nella
logica della legge, per la sostenibilità finanziaria del sistema, più si
allunga la durata della vita, più tardi si va in pensione.
Il
prossimo scatto è previsto dal primo gennaio 2016 ed è stato deciso con un decreto
interministeriale dei ministeri del Lavoro e dell’Economia sulla base dei
calcoli dell’Istat, l’aumento
sarà di 4 mesi.
Dopo
il primo scatto nel 2013, che fu di tre mesi, questa
volta l’aumento sarà maggiore: 4 mesi. Che si sommano sia al minimo d’età
richiesto per la pensione di vecchiaia sia al minimo di anni di contributi
necessario per la pensione anticipata. Questo significa che dal primo gennaio
2016 ai lavoratori dipendenti maschi, sia del privato sia del pubblico e ai
lavoratori autonomi, per andare in pensione di vecchiaia non basteranno più 66
anni e tre mesi d’età, come fino alla fine del 2015, ma ci vorranno 66 anni e
sette mesi (oltre a un minimo di 20 venti anni di contributi).
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