Ecco i mali di cui soffre, a sentire Papa Francesco, la Curia
Romana:
-Alzheimer spirituale,
spiegato come «.. un declino progressivo delle
facoltà spirituali che in un più o meno lungo intervallo di tempo causa gravi
handicap alla persona facendola diventare incapace di svolgere alcuna attività
autonoma, vivendo uno stato di assoluta dipendenza dalle sue
vedute spesso immaginarie».
-rivalità e vanagloria,
-faccia funerea,
-eccessiva pianificazione,
-schizofrenia esistenziale, definita
come «la malattia di coloro che vivono una doppia vita, frutto dell'ipocrisia
tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli
accademici non possono colmare. Una malattia», ha aggiunto, «che colpisce
spesso coloro che, abbandonando il sevizio pastorale, si limitano alle faccende
burocratiche, perdendo così il contatto con la realtà, con le persone concrete.
Creano così un loro mondo parallelo, dove mettono da parte tutto ciò che
insegnano severamente agli altri e vivono una vita nascosta e sovente
dissoluta».
-malattia
delle chiacchiere e dei pettegolezzi, la quale, ha detto, «si impadronisce della persona facendola
diventare “seminatrice di zizzania” (come satana), e in tanti casi “omicida a
sangue freddo” della fama dei propri colleghi e confratelli. È
la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare
direttamente parlano dietro le spalle... Guardiamoci dal terrorismo delle
chiacchiere!».
-divinizzazione dei capi, malattia tipica di coloro che «corteggiano i superiori»,
vittime «del carrierismo e dell’opportunismo» e «vivono il servizio pensando
unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare». Sono
«persone meschine», ispirate solo «dal proprio fatale egoismo».
-ricerca del potere.
Come da tradizione -prima di Natale-, il Papa ha incontrato i
collaboratori per lo scambio degli auguri e li ha invitati a fare un esame di
coscienza guardando al mistero del Natale, memoria
di Dio, «che
nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza
dell’umiltà», accolto non dalla gente «eletta» ma dalla gente
«povera e semplice».
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