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lunedì 29 dicembre 2014

Il XX secolo nella storia mondiale, europea, italiana e contessiota

Ancora sulla guerra fredda

Abbiamo gia ricordato come il dopoguerra ha visto il pianeta diviso fra due visioni del mondo, quella liberaldemocratica e quella cmunista. La contrapposizione ebbe effetti di vera e propria guerra nella penisola coreana; guerra armata questa che non fece che aggravare la guerra fredda vissuta nelle altre parti del mondo. 

Foto di incontro dei capi di
governo dei paesi della Nato.
Questa organizzazione politico-militare fu
fondata il 4 aprile 1949  per
costruire un sistema di difesa dei
paesi occidentali nei confronti
dell'Unione Sovietica e dei
suoi alleati.
Gli Stati Uniti -che avevano sganciato l'arma atomica sul Giappone- avvertirono la necessità di assicurarsi degli alleati e spinsero lo stesso Giappone a ricostruire delle forze di auto-difesa e nel 1954 diedero vita all'Organizzazione del trattato del Sud-est asiatico (SEATO); lo stesso anno firmarono un patto col governo nazionalista di Taiwan (Formosa) per la protezione dell'isola e, sempre nel 1954, si associarono al patto di Baghdad (la futura Organizzazione del patto centrale, CENTO), prefiggendosi di bloccare ogni tentativo di penetrazione sovietica nella regione.

L'URSS era in possesso della bomba atomica dal 1949 e Nikita Cruscev, il successore di Stalin dal 1953 al 1964, inserì la variabile atomica  nella dottrina strategica, mettendo però l'accento sullo sviluppo dei missili balistici intercontinentali. Inoltre, il 14 maggio 1955 venne firmato il Patto di Varsavia che riuniva otto paesi sotto un comando unificato controllato da Mosca: era la risposta sovietica alla Nato.
Negli Stati Uniti il presidente John Fitzgerald Kennedy e il segretario di stato Robert MacNamara sostenevano la dottrina della risposta flessibile, che prevedeva la possibilità d'intervenire in ogni sorta di conflitto senza fare ricorso alle armi nucleari.

Quando gli aerei spia americani
scoprirono la presenza delle
installazioni che contenevano i
missili di media gittata sovietici,
nell'ottobre 1962, si scatenò una
grave crisi  tra Stati Uniti e
Unione Sovietica e mai come
allora il mondo fu vicino a una
catastrofe.
Cuba fu il primo dei problemi che Kennedy dovette affrontare. Nel 1959 Fidel Castro aveva conquistato il potere nell'isola, mettendo fine alla dittatura sanguinaria  e corrotta di Fulgencio Batista, ma le tendenze di sinistra del nuovo regime avevano allarmato i grandi interessi industriali americani, che erano ben radicati in America Latina ed esercitavano una forte influenza sulla Casa Bianca. Nel luglio 1960 il presidente Dwight D. Eisenhower, sperando di soffocare sul nascere l'esperienza comunista,  aveva ridotto a settecentomila tonnellate il contingente di zucchero importato da Cuba. Non stupì che Mosca reagì acquistando lo zucchero rifiutato da Washington, fornendo il petrolio a Fidel Castro e dicendosi disposta ad offrirgli i suoi missili. Da quel momento il castrismo intensificò le sue tendenze rivoluzionarie e si diffuse in tutta l'America Latina, trovando un terreno fertile nell'immensa miseria in cui versavano le masse popolari.
Nel 1961 il presidente Kennedy rifiutò di intervenire a favore di un tentativo di invasione dell'isola organizzato dalle forze anticastriste, ma l'anno seguente, quando si convinse che i sovietici stavano costruendo a Cuba delle rampe di lancio per missili e che stavano inviando nell'isola del materiale bellico nucleare, chiese al senato l'autorizzazione  di richiamare centocinquantamila riservisti  e adottò un complesso di misure militari  che non lasciavano alcun dubbio sulla sua volontà. 
Il 22 ottobre 1962 lanciò a Fidel Castro un ultimatum; in quell'occasione Nikita Crusciov si dimostrò un accorto giocatore, impegnandosi a ritirare i missili e a smontare le basi di cui Castro negava l'esistenza. 

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