di Nicola Graffagnini
In questi giorni i telegiornali locali
e nazionali presentano la
notizia dello svecchiamento delle Ferrovie italiane
, non avremo più i treni a lunga percorrenza che dal Sud
al Nord e viceversa
riunificavano l’Italia in un
grande abbraccio.
Non vedremo più alla Stazione Centrale di Palermo
i mitici “Palermo-Milano” e “Palermo
–Torino” e il notturno-cuccette: “Palermo-Roma” delle h 19,00, molto comodo perché ti permetteva dopo una notte di corsa
di arrivare in centro
a Roma, lavato e stirato pronto ad una
giornata di impegni.
Secondo i Sindacati delle ferrovie almeno
300 operatori ai due
capolinea salteranno dai loro posti abituali e nel migliore dei
casi, verranno trasferiti di
compartimento, mentre non è chiara
ancora la sorte dei dipendenti delle
compagnie di vagoni letto, forse
alcuni verranno assunti dalla
nuova compagnia privata: “Italo
di NTV”, che dal 15 Dicembre avrà
finalmente il permesso di transitare su
alcune tratte del Nord.
Mi sovviene alla memoria una bella
mattinata dell’anno scorso, passata al Museo dell’Emigrazione al piano terra del Vittoriale a Roma, a vedere spezzoni di
film sul tema emigrazione. Ho ancora
davanti agli occhi le scene
toccanti di intere famiglie riprese mentre stazionavano sui marciapiedi della stazione centrale di Palermo in attesa
dell’abbordaggio al “Palermo - Milano” o al “Palermo-Torino”.
Saliva per primo uno della famiglia e si
gestiva la ricezione delle valigie via
finestrino, mentre i restanti familiari, prendevano posto nello
scompartimento che diventava per
quelle ore del viaggio tutto il loro mondo, la loro casa e qualcosa di più che li legava alla loro terra d’origine
e la domenica poi la
passeggiata alla stazione di Torino o di
Milano, diventava per qualche tempo, l’unica meta nella
speranza di incontrare qualche compaesano conosciuto.
Personalmente mi ricordo giovanissimo, di un viaggio
allucinante da Torino verso il Sud in un
periodo prefestivo, non c’era posto alcuno negli scompartimenti e
bisognava accontentarsi di un
posto in piedi in corridoio senza potersi
muovere di un centimetro.
Mi ricordo che in quella occasione scesi
avvilito a Roma, esausto per le
ore trascorse in piedi; da
allora imparai a spezzare il
viaggio in treno, sia in discesa che in salita, sostando a Roma
e meraviglia …. quando si andava verso
Nord le carrozze erano molto diverse e più moderne
dei nostri soliti carri
bestiame da vera e propria colonia del terzo mondo, ironia
della sorte, c’era però in un angolino del corridoio una buca
per inserire i suggerimenti all’Amministrazione per “migliorare il servizio”… mi è rimasto
per tanto tempo la curiosità di sapere
dove finivano i bigliettini
che vi si inserivano . . . ..
Ora Moretti ha
deciso di seguire
il mio esempio, anche se io non ho
mai avuto il tempo di raccontargli le mie
esperienze di viaggio giovanili, l’A.D.
di FFSS vuole spezzare in due il lungo tragitto dei treni
con tutto ciò che ne deriva sia in termini di risparmio che in
termini di sacrificio per
gli utenti che preferivano questo mezzo
antico ma sicuro per raggiungere
i parenti all’altro capo d’Italia …
I nostri anziani
cittadini ex emigranti o i loro familiari dovranno scendere a Roma Tiburtina e
aspettare le coincidenze in un senso o nell’altro per proseguire il loro lungo viaggio e
questa volta, si spera, in confortevoli vagoni, in ambedue i sensi.
Forse questa
riforma migliorerà il servizio e la qualità della vita dei ferrovieri impiegati su
quelle tratte, senza andare lontano il film “il ferroviere “ di Germi, nel suo crudo realismo, ha
provato a raccontare la vita densa di fatica di un ferroviere che
faceva la spola Torino-Bari mi pare
e viveva nel contempo due storie familiari parallele.
Ma resta un
fatto passato ormai alla storia
d’Italia, prima il treno e poi la Televisione hanno unificato l’Italia
insieme alla coscrizione obbligatoria, ora tanti
provano a dividerla, e per ultimo il grande manager Moretti che l’altro giorno ha accompagnato il Presidente della Repubblica
Napolitano, durante l’inaugurazione
della stazione di scambio Tiburtina, il quale pensa che
sia arrivato il momento di modernizzare i grandi assi portanti delle ferrovie italiane e
renderle più veloci al Nord, spezzando le lunghe linee ferroviarie, sull’asse Tirrenico e
su quello Adriatico e nel
contempo tagliando al Sud,
vedremo come finirà questo esperimento che
per la Sicilia non riserva nulla di buono.
Nicolò Graffagnini
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