Torniamo ancora su un
argomento che ci è caro e su cui insistiamo da tempo con gli scritti sul blog: il
parassitismo che viene coltivato, organizzato ed amato nella Regione Sicilia.

Aggiungiamno ancora
qualcosa: i consulenti –nella stragrande maggioranza dei casi- portano cognomi
che a chiunque abbia seguito le vicende della Regione Sicilia nell’ultimo
trentennio rievocano relazioni, rapporti e riferimenti a personaggi e fatti già
uditi. In pratica il giro è sempre interno alla “casta”.
Eppure i dati di
bilancio del carrozzone “Regione Sicilia” rischiano di mandare in default la
macchina burocratica regionale. A sostenerlo è lo stesso sindacato cislino, un
sindacato non di certo barricadiero e che –è giusto dirlo- alle risorse
regionale ha attinto in abbondanza con la “formazione professionale” che -è
notorio- non è mai servita a nulla, se non a sciupare risorse pubbliche.
La Cisl (non è mai troppo
tardi) chiede lo stop ai privilegi. A partire dall'abrogazione della legge
104, quella legge che ha permesso ai burocrati regionali di andare in pensione
ancora quarantenni. Una legge che vergognosamente viene usata tuttora dagli
stessi assessori del governo di Raffaele Lombardo, dove piccoli uomini sono
passati -con pensiopne pubblica- dalla burocrazia alla politica. La Cisl (non è
mai troppo tardi) ha pure chiesto l'equiparazione dei dipendenti regionali a
quelli pubblici del resto d'Italia, l'eliminazione dell'Aran Sicilia (Agenzia
per la rappresentazione negoziale della Regione siciliana) e l’abolizione degli
uffici di gabinetto, ove sono accampati i parenti stretti e gli amici più
intimi degli assessori, con retribuzioni “adeguate”,ovviamente.
Negli ultimi cinque anni, il ricorso alle consulenze, seppur in calo, è sempre stato costante. Per quanto riguarda l'anno in corso -2011-, la fetta più grossa si concentra alla Presidenza della Regione, con 33 incarichi conferiti. Seguono gli assessorati all'Economia con 11 consulenze e alle Risorse agricole con 20 consulenze.«Una situazione insostenibile» per il segretario generale della Cisl Fp Palermo, Gigi Caracausi, che «mortifica le specializzazioni e le competenze dei dipendenti regionali, spesso ignorate».
Dallo studio della Cisl risulta che dei 17 mila dipendenti, 1.247 sono in possesso della vecchia laurea quinquennale e 253 della laurea breve. Sono ovviamente tutti laureati i 2.000 dirigenti.
Negli ultimi cinque anni, il ricorso alle consulenze, seppur in calo, è sempre stato costante. Per quanto riguarda l'anno in corso -2011-, la fetta più grossa si concentra alla Presidenza della Regione, con 33 incarichi conferiti. Seguono gli assessorati all'Economia con 11 consulenze e alle Risorse agricole con 20 consulenze.«Una situazione insostenibile» per il segretario generale della Cisl Fp Palermo, Gigi Caracausi, che «mortifica le specializzazioni e le competenze dei dipendenti regionali, spesso ignorate».
Dallo studio della Cisl risulta che dei 17 mila dipendenti, 1.247 sono in possesso della vecchia laurea quinquennale e 253 della laurea breve. Sono ovviamente tutti laureati i 2.000 dirigenti.
Circa la metà del
personale della Regione è concentrato nella provincia di Palermo con 8.274
dipendenti, seguita da Messina (1.778), Catania (1.698) e Agrigento (1.639).
Mentre il grosso dei dipendenti non dirigenti è suddiviso tra i dipartimenti
Famiglia (3.026), Beni culturali (3.077) e Risorse agricole (2.249), fanalino
di coda la Salute (259).
Il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava, ha concluso: «Adesso occorre mettere mano alle pensioni. Se la Regione continuerà così non riuscirà a pagare le pensioni dei propri dipendenti, finora a carico del bilancio regionale e non dell'Inpdap. Occorre separare la contabilità».
Il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava, ha concluso: «Adesso occorre mettere mano alle pensioni. Se la Regione continuerà così non riuscirà a pagare le pensioni dei propri dipendenti, finora a carico del bilancio regionale e non dell'Inpdap. Occorre separare la contabilità».
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