StatCounter

venerdì 9 dicembre 2011

La Cisl regionale denuncia il parassitismo della Regione Sicilia: continuando così non sarà possibile pagare nemmeno le pensioni agli ex dipendenti

Torniamo ancora su un argomento che ci è caro e su cui insistiamo da tempo con gli scritti sul blog: il parassitismo che viene coltivato, organizzato ed amato nella Regione Sicilia.
In questa Regione il parassitismo, il clientelismo, il rapporto ‘amicale’ fra chi dovrebbe essere ‘cittadino’ e fra chi dovrebbe essere ‘classe dirigente’ è la regola. Chi non accetta la regola –da noi, in Sicilia- è un fantasma che non esiste per le istituzioni, non potrà mai ottenere ciò che altrove è "diritto". Nella Regione siciliana c’è un esercito di 17.561 dipendenti (di cui quasi 2.000 dirigenti), ma nonostante tanta possibilità e disponibilità di risorse umane Raffaele Lombardo ed i suoi assessori quelle rare volte che decidono di operare, di fare, di agire sul piano tecnico-amministrativo si rivolgono alle consulenze esterne: 110 in questo 2011, per un costo complessivo di 1 milione e 237 mila euro. Cifra che sale ad 8 milioni di euro se si prende in considerazione l'ultimo quinquennio.
Aggiungiamno ancora qualcosa: i consulenti –nella stragrande maggioranza dei casi- portano cognomi che a chiunque abbia seguito le vicende della Regione Sicilia nell’ultimo trentennio rievocano relazioni, rapporti e riferimenti a personaggi e fatti già uditi. In pratica il giro è sempre interno alla “casta”.
Eppure i dati di bilancio del carrozzone “Regione Sicilia” rischiano di mandare in default la macchina burocratica regionale. A sostenerlo è lo stesso sindacato cislino, un sindacato non di certo barricadiero e che –è giusto dirlo- alle risorse regionale ha attinto in abbondanza con la “formazione professionale” che -è notorio- non è mai servita a nulla, se non a sciupare risorse pubbliche.
La Cisl (non è mai troppo tardi) chiede lo stop ai privilegi. A partire dall'abrogazione della legge 104, quella legge che ha permesso ai burocrati regionali di andare in pensione ancora quarantenni. Una legge che vergognosamente viene usata tuttora dagli stessi assessori del governo di Raffaele Lombardo, dove piccoli uomini sono passati -con pensiopne pubblica- dalla burocrazia alla politica. La Cisl (non è mai troppo tardi) ha pure chiesto l'equiparazione dei dipendenti regionali a quelli pubblici del resto d'Italia, l'eliminazione dell'Aran Sicilia (Agenzia per la rappresentazione negoziale della Regione siciliana) e l’abolizione degli uffici di gabinetto, ove sono accampati i parenti stretti e gli amici più intimi degli assessori, con retribuzioni “adeguate”,ovviamente.
Negli ultimi cinque anni, il ricorso alle consulenze, seppur in calo, è sempre stato costante. Per quanto riguarda l'anno in corso -2011-, la fetta più grossa si concentra alla Presidenza della Regione, con 33 incarichi conferiti. Seguono gli assessorati all'Economia con 11 consulenze e alle Risorse agricole con 20 consulenze.«Una situazione insostenibile» per il segretario generale della Cisl Fp Palermo, Gigi Caracausi, che «mortifica le specializzazioni e le competenze dei dipendenti regionali, spesso ignorate».
Dallo studio della Cisl risulta che dei 17 mila dipendenti, 1.247 sono in possesso della vecchia laurea quinquennale e 253 della laurea breve. Sono ovviamente tutti laureati i 2.000 dirigenti.
Circa la metà del personale della Regione è concentrato nella provincia di Palermo con 8.274 dipendenti, seguita da Messina (1.778), Catania (1.698) e Agrigento (1.639). Mentre il grosso dei dipendenti non dirigenti è suddiviso tra i dipartimenti Famiglia (3.026), Beni culturali (3.077) e Risorse agricole (2.249), fanalino di coda la Salute (259).
Il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava, ha concluso: «Adesso occorre mettere mano alle pensioni. Se la Regione continuerà così non riuscirà a pagare le pensioni dei propri dipendenti, finora a carico del bilancio regionale e non dell'Inpdap. Occorre separare la contabilità».

Nessun commento:

Posta un commento