Rapporto tra credenze
religiose e lo Stato.
Le conquiste dell’Occidente
Questo gruppo di questioni
sta all’origine della modernità
occidentale e perfino dell’evoluzione
delle Chiese cristiane. Se infatti
il cristianesimo ha saputo e potuto
aggiornare costantemente la
propria dottrina e i canoni
interpretativi della realtà sociale
senza rinchiudersi nelle bende del
dogma, ciò è dovuto soprattutto
al fatto della presenza dialettica
del potere civile accanto a quello
ecclesiastico, nella reciproca
autonomia dell’uno e dell’altro,
alle lotte che ne sono derivate e
agli equilibri che di volta in
volta ne sono scaturiti. Dal date
a Cesare quel che è di Cesare e a
Dio quel che è di Dio alla guerra
delle investiture sul finire dell’XI
secolo, al lungo contrasto tra
Impero e Papato che segnò il
XIII e il XIV, fino alla nascita
dell’Umanesimo, della libera
Scienza, della Riforma, delle
monarchie nazionali, del diritto
civile accanto e al di sopra del
canone ecclesiale, questa è stata
la storia dell’Occidente europeo.
Essa ha toccato infine il suo
culmine nell’epoca dei Lumi,
dell’ egemonia della ragione e della
tolleranza, nella dichiarazione
dei diritti dell’uomo e del cittadino,
nella guerra d’indipendenza americana
e nella grande rivoluzione
dell’Ottantanove incardinata nei
principi tricolori di libertà,
eguaglianza, fraternità.
Se tra le grandi religioni monoteiste
il Cristianesimo è stato quello che
più e meglio ha conservato è arricchito
la sua dinamicità e se l’Occidente
euro-americano ha prodotto il
pensiero, la cultura e le istituzioni
liberali e democratiche, l’elemento
fondativo e il filo con il quale questo
percorso è stato tessuto sta
interamente in quella dialettica
mai spenta tra lo Stato e la Chiesa,
gli individui.
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