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lunedì 27 novembre 2023

La società in cui viviamo

 Sabato scorso, nella giornata di mobilitazione contro il femminicidio tutta Italia si è commossa, nell’ascoltare le parole di Elena Cecchetin, la sorella di Giulia. Com-muoversi, -abbiamo letto da qualche parte- significa secondo la radice latina  «mettersi in movimento», dopo e oltre le emozioni.

 Elena ha saputo agganciare la disperazione dell’evento  all’azione, alla lotta, all’impegno politico per cambiare tanti modi di pensare.

  Alcuni giornali in questi giorni hanno rievocato una situazione lontana nel tempo seppure in contesti diversi, verificatasi in Sicilia, e pure essa -allora- riuscì a scuotere le coscienze.

  Nel 1965, tra Natale e Capodanno, Franca Viola accompagnata dal padre Bernardo denunciò il suo stupratore e disse «no» al matrimonio riparatore che estingueva il reato, secondo l’articolo 544 del Codice penale allora vigente. 

  Quella ragazza di Alcamo mostrò all’Italia che cosa sia davvero l’onore, la dignità: la determinazione di una diciassettenne, diede allora uno scossone all’architettura del dominio, del controllo, dell’acquiescenza come destino. 

  Adesso, nel novembre 2023, Elena Cecchettin, nel nome di Giulia e con il padre al fianco, ha chiamato la società italiana del terzo millennio a fare rumore, tanto, fino a far cadere le mura di una Città che è rimasta asimmetrica, storta, in declino accelerato.

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