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lunedì 21 novembre 2022

Riflessioni paesane

 Dove stava 

la Mafia di paese e di campagna

Negli anni cinquanta del Novecento ciascun personaggio che sovraintendeva al vecchio mondo delle campagne aveva denominazioni e ruolo diversi.

I contadini stante le distanze fra centri abitati e feudi a cui accudire non sempre la sera tornavano nei paesi (i c.d. centri abitati). Le grandi (estese) proprietà di origine feudale possedevano vasti stuoli di personale salariato stabile e ciascun soggetto possedeva una qualifica in relazione ai servizi svolti entro una sorta di organigramma gerarchizzato (curatoli, garzoni, vaccari, ...). 

Su tutti quei lavoratori vegliava il "suprastante" (colui che aveva cura generale sul patrimonio e sul personale) che le narrazioni del tempo e quelle tramandate, in linea generale, dipingevano e continuano a dipingere come persona insolente, arrogante ... e magari violenta. Esiste tantissima letteratura, pure relativa alla zona di Contessa Entellina, fra cui  la narrazione del libro dell'antropologo Anton Blok,  che ci informa che si trattava di gente, più che insolente ed arrogante, di gente violenta. I soprastanti -ci informa la letteratura in proposito- non venivano nominati dai titolari delle aziende, o comunque dai conduttori dei complessi latifondistici, bensi dalla Mafia di zona, dall'organizzazione "violenta" che dominava sulle vastissime aree dell'interno dell'Isola. 

La figura del soprastante, per esercitare il ruolo di potere sui vasti territori sottoposti alla sua vigilanza, si serviva di un nutrito numero di "campieri", gente che si muoveva lungo i feudi "a cavallo", bene armata. Se la figura del soprastante proveniva dalle file della Mafia siciliana (da quella di zona), i campieri erano nient'altro che "banditi", gente fuori legge e gente di malaffare associata che sapeva usare coltelli ed altre armi ai danni di chi non rispettasse l'assetto mafioso sul territorio.

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