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sabato 12 novembre 2022

Storici siciliani. Quando l'Isola culturalmente e politicamente si riteneva "nazione"

Fino ai primi decenni dell'Ottocento gli uomini di cultura e di impegno politico o religioso dell'Isola coltivavano vivo lo spirito della "nazione" siciliana. Esistono infatti parecchi testi nelle biblioteche palermitane che con profonda convinzione sviluppano come storia della "nazione siciliana" tutti i secoli che vanno dall'anno mille al XVII secolo ed oltre. 

Come è facile immaginare, gran parte degli autori di quei secoli andati, provengono dal mondo ecclesiastico, uomini di Chiesa,  che con i mezzi propri del loro ingegno e dei loro tempi hanno indagato il mondo e gli eventi.

E' interessante cogliere il pensiero cinquecentesco dell'Isola a cominciare dal punto di vista di Ottavio Gaetani (Siracusa22 aprile 1566 – Palermo8 marzo 1620), gesuita e storico. Egli è ritenuto il padre degli studi di agiografia siciliana ed uno dei maggiori storici siciliani del XVI secolo. 

Dopo di lui non si può prescindere dagli studi di Rocco Pirri, il quale più che storico è ritenuto essere stato un diplomatico. Egli con senso critico ha esplorato tutti i secoli successivi al primo millennio. 

 Altro indagatore delle vicende siciliane, lette sempre in quanto "nazione" a sé, è stato ancora Giovanni Di Giovanni che non ha, però, a sufficienza indagato le vicende più caratterizzanti.

 Vanno ancora ricordati Lancia di Brolo, Vito Amico, Giovanni Evangelista, Salvatore Di Blasi e Michele del Giudice, tutti -manco a dirlo- benedettini, i quali tutti osservano la "Storia" nell'ottica dello sviluppo cristiano-romano.

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