Dove stanno quelli
che ieri gridavano "onestà, onestà !!" ?
EMANUELE MACALUSO, già dirigente politico dell Sinistra
LA RETATA DEGLI ANTIPARTITO
“La retata del cambiamento”, così ha definito Il Fatto Quotidiano, nel titolo di prima pagina, gli arresti per atti corruttivi che si sarebbero verificati con l’appalto per la costruzione dello stadio della Roma e anche di quello del Milan. Su questo caso vorrei fare un ragionamento più generale che investe l’epoca politica che viviamo.
I due personaggi che sono al centro di questo “affare” sono il costruttore romano Luca Parnasi e l’avvocato genovese Luca Lanzalone, amico di Grillo e strettissimo collaboratore di Casaleggio. Il quale lo usava come gran consulente, inviandolo prima a consigliare il sindaco 5Stelle di Livorno e successivamente la sindaca di Roma. Ed è in questa città, nella capitale, che il consulente si è stabilizzato. Infatti la Raggi lo ha nominato presidente dell’Acea, una grande azienda di acqua ed energia elettrica, quotata in Borsa. Il Lanzalone, grazie al fatto di essere uomo di fiducia di Casaleggio e poi della Raggi si occupava anche di altre cose, tra queste degli appalti come quello dello stadio. Si tratta, quindi, di un tipico personaggio, un classico riscontrato in altri casi: professionisti che fanno affari e mediano affari tra personale politico e imprese. Gli uni e le altre lucrano contributi elettorali a fondazioni strettamente legate a personalità politiche in piena attività.
La procura di Roma considera corruzione e tangenti le somme “donate” e lucrate, infatti ha chiesto e ottenuto l’arresto dei protagonisti. Tranne l’assessore pd di Milano, Maran, il quale ha rifiutato l’offerta di un appartamento, pare che in tutti i partiti ci sarebbero persone coinvolte. Metto il condizionale perché non c’è ancora nemmeno una prima sentenza. Tuttavia, c’è da osservare che in questi anni la Lega, come Forza Italia, è stata più volte coinvolta in fatti corruttivi gravi, ma anche nel Pd i casi di coinvolgimento personale non sono pochi. I Cinque Stelle, che sono nati e cresciuti al grido di “onestà! onestà!” rivolto a tutti, si sono associati alla Lega, coinvolta pesantemente in atti corruttivi. E governando un grande Comune come Roma usano sistemi e persone che ricordano quelli conosciuti, sperimentati e giudicati in tante sentenze definitive.
C’è un problema che già è emerso con Tangentopoli e si è, in modo diverso, riproposto in questi anni, un problema che riguarda il modo di fare politica. Qualcuno ha pensato che il tarlo della corruzione fossero i partiti ed il finanziamento pubblico, contro cui si è sviluppata una feroce campagna, ma oggi vediamo che al centro di tante inchieste ci sono gruppi di potere, clan politici, cordate personali e clientele locali e nazionali. La verità è che, quando cade la tensione politica e cadono anche gli ideali e non vi è più una battaglia per un progetto politico, prevale un personale che guarda la politica come trampolino, spesso per fare affari.
Si è detto e si ripete che sono crollate le ideologie. Invero, sono crollati i progetti politici, sorretti da una idea di società su cui fondare la lotta politica. Sono crollate le idealità, come fondamento della politica. E su questo si è ragionato come fosse un fatto positivo. È questo modo di concepire la politica a coinvolgere forze e gruppi, collocati a destra e anche nel centrosinistra. Volete rifondare il Pd, come dice Salvati? Occorre rifondare anzitutto un modo di far politica. È da qui che bisognerebbe partire per risalire la china, caro Salvati e cari compagni e amici del centrosinistra.
TOMASO MONTANARI, storico dell'arte e politico
Lo standard di moralità si è così abbassato che elogiamo un pubblico ufficiale (rif. all'assessore di Milano) che rifiuta la mazzetta (bravissimo), e non ci indigniamo perché (lo stesso) non è andato a denunciarlo in Procura (gravissimo). Elogio di Maran, l'assessore che dice no.
(Rif. a La Repubblca che non si indigna della mancata denuncia)
STEFANO ESPOSITO, politico
La Raggi può raccontare la favola che lei non sapeva nulla ma questo avvocato Lanzalone è uomo di fiducia di chi comanda nel m5s Casaleggio, il resto sono le solite ballea5s.
UMBERTO MINOPOLI, giornalista, presidente ain
La vera, inquietante novita’ dell’inchiesta Stadio di Roma: il pericolo “democratico” nei 5 Stelle. E’ emerso quel che si temeva. E che era stato rimosso dalle letture benevole- “sono una costola della sinistra”- di chi ( nel Pd e in quel che resta della sinistra-sinistra) ha vissuto, con disappunto e rabbia, la chiusura di Renzi al “dialogo” con i grillini. Cosa sta emergendo a Roma? Quel che si temeva: la permeabilita’ dei 5 Stelle ai diktat e alle decisioni di una ditta esterna personale ( la Casaleggio e associati) che indirizza il potere nella Capitale e, dopo il 4 marzo, ministri del governo della Repubblica. La novita’ dell’inchiesta Stadio e’ qui. Per il resto ( coinvolgimento degli altri partiti, mance, promesse, velleita’ del solito esaltato costruttore romano ecc) siamo al solito e consueto film di certa politica caciarona, da terrazza della Grande Bellezza, romana. La novita’ sono i 5 Stelle: il partito-spugna, il partito-non partito. In cui la retorica della democrazia diretta serve a coprire una pericolosa, autoritaria, sfascista assenza di regole e un colossale conflitto di interessi: un’azienda privata guida il maggior partito di governo. Dei 5 Stelle riemerge la caratteristica vera, sostanziale. Non fatevi deviare dalle dediche stradali ad Almirante. Non guardate la pagliuzza! Guardate la trave negli occhi dei 5 Stelle. E quello che li rende il pericolo maggiore ( piu’ della destra, caro Martina): il carattere non democratico.
E il pericolo dispotico che rappresentano. E c’e’ chi, nel Pd, ancora ritiene un errore ( di Renzi) aver bloccato il dialogo con i 5 Stelle: una versione moderna e aggiornata di populismo privatistico sudamericano.
Vero Veltroni?
RICCARDO NENCINI, parlamentare socialista
Scandalo romano: Il presidente di Acea, Lanzalone, pochi giorni fa incontra Casaleggio in un testa a testa. I grillini della capitale giurano che Lanzalone è arrivato nella capitale su indicazione del gruppo enti locali (Di Maio etc...). Vale anche in questo caso il criterio che 'il capo non poteva non sapere'?
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