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venerdì 18 marzo 2016

DUE ULTRASECOLARI ANNIVERSARI 2016 DI EVENTI DI CONTESSA

di Calogero Raviotta 
Molti e particolarmente interessanti sono gli anniversari 2016, che offrono l’occasione per far conoscere alcuni momenti, antichi e recenti, di Contessa e del suo territorio (storia, personaggi, patrimonio culturale, ecc.).
Due anniversari, cui è stato dedicato il testo di un blog recente (28 gennaio 2016), riguardano l’antica città di Entella: occupazione da parte dei romani nel 216 a. C.e la sua distruzione definitiva nel 1246 da parte dei militari di Federico II, per eliminare la presenza dei Saraceni in Sicilia, i cui superstiti sono deportati a Lucera di Puglia.
Risultati immagini per anniversari 1516L’anno 1516 è particolarmente importante per la storia di Contessa perché può essere considerato l’inizio di un periodo di incremento e di stabilizzazione di Albanesi nel casale di Contessa: un primo nucleo di 14 famiglie di militari, insediati con le loro tende nel 1450 nei pressi del castello di Calatamauro, negli anni successivi si trasferisce nella contrada Musgat, dove sorgeva un piccolo insediamento medioevale attorno alla cappella rurale di S. Nicola, completamente distrutto da una frana all’inizio del secolo XIV.
Dal 1450 al 1516 il casale di Contessa è interessato dall’arrivo di profughi albanesi, che non sempre vi si stabiliscono definitivamente, per cui l’esiguo numero di famiglie residenti non ottiene dai Cardona Peralta, signori di Contessa, i Capitoli, che invece vengono sottoscritti dalle comunità albanesi di Palazzo Adriano (1482), Piana (1488), Mezzojuso (1501) e Biancavilla (1488). La comunità albanese di Contesssa fino al 1516, secondo Nicolò Chetta, coltiva alcune terre del casale in base a particolari concessioni, rinnovate periodicamente. Porta la data del 14 dicembre 1517 il primo atto formale di concessione di feudi agli Albanesi del casale di Contessa: concessione in affitto per nove anni dei due feudi di Serradamo e Contesse per 32 onze annuali.
Sono passati quindi 500 anni dal 1516, che segna la conclusione dell’insediamento precario degli Albanesi nel casale di Contessa, che viene stabilizzato con le concessioni formali degli anni successivi: contratto di affitto nel 1517, concessione in enfiteusi nel 1520, atto di vassallaggio del 1521.
Sono passati invece 400 anni da un evento storico particolarmente significativo per la storia di Contessa: il fallito tentativo del vescovo di Girgenti di far passare al rito latino l’intera comunità contessiota nell’anno 1616.
Vengono riportati di seguito due brevi testi di Pompilio Rodotà (professore di lingua greca nella Biblioteca Vaticana ed avvocato della Curia Romana) estratti dalla sua opera sul rito greco in Italia (tre volumi pubblicati a Roma, 1758 – 1763).
“Nell’anno 1616 mons.  Bonincontri abbracciare definitivamente il rito latino, come avevano praticato gli Albanesi di S. Angelo. Quei di Contessa contro l’operato del Vescovo ricorsero alla Santa Sede, la quale per lettera del Santo Ufficio del 7 ottobre 1617 ordinò al Vescovo di Girgenti, alla cui diocesi apparteneva Contessa, di non molestare e permettere ai ricorrenti Albanesi l’osservanza del rito greco”.
Non sono finora note le motivazioni per cui il vescovo aveva chiesto il passaggio al rito romano degli Albanesi di Contessa.
Rodotà inoltre scrive a proposito di S. Angelo Muxaro: “Mons. Domenico Bonincontri, vescovo di Girgenti, approfittando dell’indifferenza degli abitatori, li trasportò al rito latino nel 1616. Il vescovo di cui si parla è lo stesso che “non avendo lasciato verun motivo di persuadere agli Albanesi di Contessa la rinunzia al rito greco, usò l’anno 1616 tutti gli artifizi per trarli al latino, ma indarno perché essi, animati dallo spirito di fortezza e di coraggio, ebbero ricorso alla Santa Sede, la quale diede loro il contento di poter continuare nel godimento della pace, che ritrovarono nell’osservanza del rito greco dei loro antenati” (opera di Rodotà, pag. 114).
La storia di Contessa, in tutti i suoi aspetti (religioso, sociale, culturale, ecc.), sarebbe stata certamente molto diversa dopo il 1616 col passaggio al rito latino di tutta la comunità contessiota. Questo anniversario merita pertanto un approfondimento, cui possono contribuire quanti sono interessati alla storia di Contessa inviando i loro testi al “contessioto”.
Il predetto tentativo del vescovo di Agrigento di eliminare l’identità religiosa bizantina dei contessioti richiama alla memoria il tentativo più recente del comune di Bisacquino di eliminare l’identità territoriale e amministrativa di Contessa proponendo nel 1929 di declassare Contessa e Campofiorito a frazione di Bisacquino.
Il dott. Luigi Genovese, Podestà di Contessa, si oppose decisamente alla pretesa di Bisacquino, come emerge chiaramente dal testo della delibera n. 106 adottata il 22 novembre 1929, di cui viene riportato, di seguito un breve estratto.
destinati a sparire per deperimento di popolazione”
, il dott. Genovese rilevò che il Comune di Bisacquino era “ossessionato dall’idea della propria grandezza …..con la fantastica creazione di un oceano di industrie, commercio, traffici con l’interno e con l’estero, dando ad intendere essere un emporio da superare qualunque città, pur di raggiungere la meta prefissa”.
Risultati immagini per Nicolò ChettaIl Podestà di Contessa rilevò che “la realtà è ben altra e non depone certamente in favore delle egoistiche pretese” di Bisacquino, per cui “occorre smantellare un edificio artificioso accampato in aria” e pertanto delibera “opporsi fortemente alla domanda di quel Podestà con analogo ricorso, di cui ne autorizza la redazione e la presentazione, adducendo tutte le ragioni che militano a favore di questo Comune, acciocché sia scongiurato il disastro della totale scomparsa di un vetusto Comune non solo ma anche non sia menomamente intaccata l’integrità del suo avito territorio, indispensabile alla sua esistenza.”>
A fronte delle fondate motivazioni addotte da Contessa nel ricorso, le assurde e infondate aspettative di Bisacquino furono deluse. Il merito della favorevole conclusione del ricorso di Contessa va principalmente riconosciuto all’impegno ed all’interessamento del concittadino Prof. Felice Chisesi (1895-1958), docente di Lettere al liceo Giulio Cesare di Roma.


P. S. - Può risultare utile a chi vuole approfondire gli eventi sopra citati consultare la bibliografia, riportata il 31 gennaio 2014 dal blog “IlContessioto”.

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