Abbiamo iniziato da qualche tempo sul Blog l'esplorazione sotto il profilo filosofico della cultura russa e, su suggerimento di alcuni amici, proviamo, da adesso l'esplorazione -letteraria- di Dostoevskij, personaggio tuttora presente -ai nostri giorni- nella cultura e nelle coscienze di tutto il mondo per la sua profonda conoscenza della natura umana.
In tutte le opere di Dostoevskij vengono poste domande fondamentali, a cui nessun essere umano puo' o dovrebbe sottrarsi. Le questioni in cui ci si imbatte leggendo le opere di Dostoevskij non possono lasciare indifferenti nessuno ed infatti quegli interrogativi col passare del tempo vanno dilatandosi ed acquistano sempre piu' rilevanza ed attualita'.
Dostoevskij e' anticipatore del modo di vivere dei nostri giorni; senza che sia stato ne' pensatore ne' filosofo ma uno scrittore ha prefigurato l'odierno nichilismo (mancanza di senso del vivere umano) e lo strazio dell'uomo odierno che vorrebbe amare e non riesce, vorrebbe credere e non riesce.
Egli non e' stato ne' si e' proposto di essere un architetto della societa' perfetta, semplicemente si e' posto l'intento di descrivere la psiche e l'animo umano imperfetto, ferito, ribelle che desidera l'armonia e nell'arco della vita si imbatte e dibatte fra il bene ed il male, fra le prove e le angosce della vita.
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Le domande fondamentali.
Ivan Karamazov, parlando con il fratello Alessio dei suoi contemporanei, dice: "vengono qui, in questa lurida osteria, e si mettono a sedere in un angolo. Prima non si conoscevano per niente, e quando usciranno dall'osteria staranno altri quarant'anni senza vedersi: ebbene, di cosa credi che ragionino in quel poco tempo in cui stanno insieme? Dei problemi universali, non di altro: esiste Dio, esiste l'immortalita'? E quelli che non credono in Dio parleranno di socialismo e di anarchia, di come riorganizzare l'umanita' intera secondo un nuovo modello".
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