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martedì 1 ottobre 2013

La politica agricola che ci attende

 Il Parlamento Europeo ha varato l'accordo finale sulla nuova Politica agricola comunitaria 2014-2020. La nuova riforma entrerà in vigore dal primo gennaio 2015. Ancora c’è  qualche passaggio burocratico da affrontare.
La Pac è lo strumento che dà le linee guida a livello europeo per lo sviluppo dell’agricoltura.
La crisi economica e i vari rinvii delle discussioni sul bilancio settennale fino al 2020 hanno costretto i relatori del Parlamento Ue a cercare un accordo che la rendesse più giusta, equa e realmente adatta alle differenti realtà del Vecchio continente, equilibrando le necessità degli agricoltori con quelle dell’austerity.

Per Giovanni La Via, eurodeputato siciliano “Il primo tema è che sostanzialmente avremo una dotazione finanziaria analoga al passato, con una migliore distribuzione tra gli agricoltori. Anche in Sicilia gli agricoltori che avevano i premi unitari più alti tenderanno a perdere qualcosa in favore di chi aveva i premi unitari più bassi.
Andiamo verso un meccanismo di maggiore equità della Politica agricola”.
Flag of Europe.svg“La dotazione finanziaria per la Sicilia dovrebbe essere sostanzialmente la stessa, o subire un leggero innalzamento, ma secondo dei criteri che dovranno essere decisi in ambito nazionale. Qualora si decidesse di andare verso pagamenti unici su livello nazionale, la Sicilia ci guadagnerebbe in maniera cospicua e ci perderebbero la Lombardia e la Puglia che hanno premialità molto alte. Invece, se si decidesse di non seguire un piano regionale, ma di dividere il territorio in gruppi di regioni omogenee, dipenderà da come si faranno queste aggregazioni e una previsione è difficile da realizzare”.
“Una cosa è certa: avendo l’Italia un livello di pagamenti diretti medio-alto sul piano comunitario, quel trasferimento dei pagamenti dal primo al secondo pilastro, cioè dai pagamenti diretti allo sviluppo rurale, in teoria potrebbe avvenire, ma non credo che il Governo nazionale si muoverà in questa direzione, anche perché tutte le organizzazioni agricole sono favorevoli ai pagamenti diretti, senza passaggi intermedi da Regioni scarsamente efficienti come la nostra”.
“Nel complesso mi dichiaro largamente soddisfatto. La proposta della Commissione europea era deleteria per gli agricoltori siciliani. Chi aveva un uliveto o agrumeto avrebbe dovuto estirparne una parte da lasciare a riposo: era una riforma pensata per chi faceva i cereali nel Nord Europa, non era adatta al Sud.
Ci portiamo a casa i pagamenti diretti per gli agricoltori, anche per chi fa i fruttiferi (pero, pesco, pistacchio, mandorlo, ecc.), gli ortaggi, l’uva da tavola, i vigneti… che finora erano stati esclusi.
Tutte le colture mediterranee rientrano nella nuova Pac: è un grande successo”.
(Fonte QdS)

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