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domenica 20 ottobre 2013

Silvio Berlusconi. A seguire le vicende della sua vita si può diventare ... penalisti provetti

Un processo lampo; Silvio Berlusconi la cui storia giudiziaria affonda nei decenni passati mai aveva goduto di un processo protrattosi solamente due ore. La terza corte d’Appello di Milano ieri ha aperto il procedimento, si è riunita in camera di consiglio ed ha –a tamburo battente- pronunciato il verdetto: due anni di interdizione dai pubblici uffici per il Cavaliere.
«Impugneremo la sentenza, non avrebbe dovuto trovare applicazione nessuna misura interdittiva. Presenteremo nuovamente appello in Cassazione», è stato subito il pensiero dell’avvocato Niccolò Ghedini.
11 MILIONI AL FISCO
Il primo agosto la Cassazione aveva condannato Berlusconi a quattro anni, di cui tre coperti dall’indulto, per frode fiscale nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset, annullando però la pena accessoria a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici (che comporta la decadenza da parlamentare) e imponendo alla corte d’Appello di ridefinirla in un intervallo compreso tra uno e tre anni.
La difesa di Ghedini etc. eccepisce che l’età avanzata del Cavaliere e il fatto che sia (ad oggi) incensurato bisogna applicargli il minimo della pena.
La difesa punta ulteriormente su due eccezioni. La prima è sulla legge Severino, che prevede in caso di condanna l’interdizione e l’impossibilità a candidarsi per un periodo fisso di sei anni.
Sostiene Ghedini: il valore retroattivo della legge è «incostituzionale» e inoltre costituisce un doppione della pena accessoria dell’interdizione già prevista dal codice penale.  Inoltre l’articolo 13 della legge speciale numero 74 del 2000, nella parte in cui prevede che non si applichino le pene accessorie qualora sia intervenuta un’adesione all’accertamento fiscale è incostituzionale. «Mediaset ha versato a settembre 11 milioni di euro per le due annualità, 2002 e 2003, relative alla frode fiscale contestata al leader del Pdl», spiega Ghedini. Per i legali si è dunque creata una situazione di disparità di trattamento tra i dirigenti Mediaset, che con l’adesione evitano la condanna all’interdizione, e Berlusconi, a cui invece è preclusa dal momento che in quel periodo non aveva più alcun ruolo decisionale in azienda.

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