IL RIFORMISMO BORBONICO E CONTESSA.
Il Meridione d'Italia nella seconda meta' del Settecento non aveva nulla da invidiare al Settentrione.
L'urbanizzazione della popolazione era piu' diffusa nel Sud che a Nord e le condizioni alimentari dei residenti -seppure miserevoli lungo tutto lo stivale- erano piu' soddisfacenti nel Sud.
La citta' piu' popolosa d'Italia non era ne' Roma ne' Milano bensi' Napoli con 400.000 abitanti. Seguiva Palermo con 216.000.
Genova nel 1788 aveva la stessa popolazione di Firenze (81.000 anime) e Torino 100.000, Milano 130.000, Roma 162.982.
E' proprio sul finire del "lungo Settecento" che si gioca la partita dei secoli a venire.
L'illuminismo, la Rivoluzione Francese, la rivoluzione industriale posano il seme del futuro nel Nord senza proiettarsi oltre Roma.
Una cosa da tenere presente e' che il governo borbonico che nei libri di scuola attuali ci viene dipinto come oscurantista e retrogrado in realta' (tenuto conto dei tempi) era abbastanza riformista e si adopero' moltissimo per distruggere le basi del potere baronale, ma venne contrastato e combattuto non solo dai baroni (padroni assoluti di tutto cio' che stava sulla terra) ma anche e soprattutto dai "diseredati", le masse povere ed ignoranti che dipendevano dai voleri dei baroni.
La seconda meta' del Settecento e' in ogni caso in Sicilia un periodo di risveglio e di riforme. Il governo borbonico punta a scardinare, a togliere i paesi feudali (tale era Contessa) dal controllo dei rispettivi baroni. Per fare cio' si appoggia anche ai ceti emergenti della campagna siciliana e fa crescere in ambizioni, in formazione ed in prestigio il ceto burocratico-togato a cui sostanzialmente affida l'amministrazione dei Comuni, fino ad allora Universita' sottoposte al dominio baronale.
Un periodo quello del Vice-regno di Domenico Caraccilo che posa le basi per la vera fondazione dell'autonomia dei comuni, oggi sancita nella Costituzione.
Per restare a Contessa sara' la famiglia LoIacono a cogliere il vento che veniva dalla riformista volonta' del governo borbonico.
Nel Settecento, con la contrazione del potere dei feudatari (Gioeni, Colonna), nasce, al livello comunale, il potete della famiglia LoIacono, infatti. Per tutto il Settecento, l'Ottocento e meta' del Novecento il potere amministrativo locale, la guida ecclesiastica della parrocchia arberesh ed essenzialmente la conduzione socio-culturale di Contessa sara' sempre in mano ai LoIacono.
LoIacono saranno i sindaci, i parroci e decine di Papàs, i notai, i funzionari comunali ed in fine pure i gestori delle masserie.
La fedelta' dei LoIacono al riformismo borbonico (che tuttavia nel corso dell'Ottocento si attenua di parecchio) non cessera' che mesi dopo la constatazione che il governo dei Savoia ormai era irreversibile.
Avremo modo di capire meglio.
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