“Sulle agenzie di stampa leggo troppe dichiarazioni di troppi esponenti del Pdl.
E invito tutti a non proseguire in questa direzione del tutto improduttiva. Le diverse opinioni si debbono confrontare non sulle agenzie di stampa e sui giornali ma attraverso una serena dialettica all’interno dei luoghi delegati del nostro movimento"
E invito tutti a non proseguire in questa direzione del tutto improduttiva. Le diverse opinioni si debbono confrontare non sulle agenzie di stampa e sui giornali ma attraverso una serena dialettica all’interno dei luoghi delegati del nostro movimento"
PAPA FRANCESCO
"Il segno di Giona, il vero, è quello che ci dà la fiducia di essere salvati per il sangue di Cristo.
Quanti cristiani, quanti ce ne sono, pensano che saranno salvati soltanto per quello che loro fanno, per le loro opere. Le opere sono necessarie, ma sono una conseguenza, una risposta a quell'amore misericordioso che ci salva. Ma le opere sole, senza questo amore misericordioso non servono. Invece, la 'sindrome di Giona' ha fiducia soltanto nella sua giustizia personale, nelle sue opere".
Sui diritti umani, sulla dignità delle persone, non si possono inseguire i sondaggi».
«Il Capo dello Stato ha posto un problema di sopravvivenza e di dignità che riguarda oggi migliaia di persone detenute nelle nostre carceri. Peraltro lo ha fatto in maniera tutt`altro che improvvisata, ma dopo che da mesi aveva denunciato queste condizioni di vita anche alla luce delle visite svolte nel carcere di San Vittore e in quello di Poggioreale, e quindi con una consapevolezza piena del dramma che si consuma dietro quelle mura e del grado di disumanità che contraddistingue tanta parte dei nostri penitenziari».
«Guardi, noi oggi stiamo calpestando un principio di legalità nel momento stesso in cui viene violato l`articolo 27 della Costituzione, che stabilisce una cosa molto chiara: le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Allora, se vogliamo trasmettere ai nostri figli il valore della legalità, la premessa è che non può essere lo Stato per primo a violare quel principio nelle carceri della Repubblica. Aggiungo che noi siamo stati più volte richiamati al rispetto dei diritti umani dentro le nostre carceri dalla Corte europea dei diritti. E non si può essere europeisti a corrente alternata, sull`attenti quando si discute di Fiscal compact ma disattenti quando si parla di diritti umani».
PROCURA DELLA REPUBBLICA DI CATANIA
Ecco il comunicato della Procura della Repubblica
“Nella mattinata odierna personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, a conclusione di una complessa attività di indagine, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare e contestuale sequestro preventivo per equivalente emessa dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania.
Le attività investigative hanno visto coinvolti numerosi indagati, ai quali sono stati contestati i reati di peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso e frode fiscale.
L’indagine ha disvelato l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione ed all’indebita percezione di contributi pubblici, anche comunitari, destinati alla formazione professionale, per circa nove milioni di euro – allo stato accertati – sul totale dei circa 58 milioni ricevuti complessivamente dai predetti enti di formazione professionale nel quinquennio 2005-2010 per l’organizzazione e realizzazione di 112 corsi di formazione.
Il provvedimento cautelare ha interessato dieci indagati, per due dei quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Per gli altri otto sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Il G.I.P. ha, altresì, disposto il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a circa 3.700.000,00 euro.
Gli enti di formazione professionale coinvolti sono l’A.N.F.E. provinciale (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), l’I.R.A.P.S. (Istituto di Ricerche e Applicazioni Psicologiche e Sociologiche), l’A.N.F.E.S. (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati Siciliani) e l’I.S.S.V.I.R. (Istruzione, Servizi, Sport, Volontariato, Italiano e Regionale), tutti con sede in Catania e operanti anche in altre province siciliane.
Gli elementi acquisiti nel corso delle attività investigative hanno evidenziato che il sistema di frode è stato ideato principalmente da due soggetti, legati da vincolo di parentela, che si sono avvalsi di alcune imprese a loro stessi riconducibili anche attraverso altri familiari, appositamente costituite per documentare spese totalmente fittizie. In altri casi le società di comodo sono state utilizzate come soggetto economico interposto fra gli effettivi fornitori e gli enti di formazione professionale, al solo fine aumentare fittiziamente il prezzo di alcune forniture e servizi destinati agli enti in questione.
In diversi casi, le imprese interposte hanno emesso fatture per la prestazione di servizi (ad esempio per pulizia e manutenzione dei locali e assistenza attrezzatura informatica) in realtà mai eseguite.
Anche l’individuazione dei fornitori degli enti di formazione professionale – in occasione dell’acquisto di beni e servizi – era effettuata aggirando le regole previste dalla normativa, che prevede la comparazione di tre preventivi e l’individuazione di quello più conveniente tra essi. In particolare, l’organizzazione provvedeva alla formazione di preventivi falsi – utilizzando nominativi di società inconsapevoli – recanti prezzi molto superiori rispetto a quelli proposti dalle imprese legate al gruppo criminale, sulle quali inevitabilmente cadeva la scelta.
Le indagini hanno anche interessato un funzionario della Regione Siciliana in servizio presso l’Ispettorato Provinciale del Lavoro di Catania, che ha revisionato, nel tempo, i rendiconti degli enti, operando in palese violazione delle regole che governano l’attività di controllo della rendicontazione, ottenendo in cambio benefici rappresentati dal conferimento di incarichi ai propri congiunti presso alcuni degli enti interessati dalle indagini.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di Saffo Giuseppe e del nipote Cavallaro Francesco, mentre ha disposto gli arresti domiciliari nei riguardi di Cavallaro Concetta, Nociforo Manuela, Viscuso Eleonora, La Porta Domenico, Trovato Rosa Maria, Bartolotta Giuseppe e La Fata Biagio. Nei confronti di uno degli indagati sono in corso le operazioni volte all’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari”.
Le attività investigative hanno visto coinvolti numerosi indagati, ai quali sono stati contestati i reati di peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso e frode fiscale.
L’indagine ha disvelato l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione ed all’indebita percezione di contributi pubblici, anche comunitari, destinati alla formazione professionale, per circa nove milioni di euro – allo stato accertati – sul totale dei circa 58 milioni ricevuti complessivamente dai predetti enti di formazione professionale nel quinquennio 2005-2010 per l’organizzazione e realizzazione di 112 corsi di formazione.
Il provvedimento cautelare ha interessato dieci indagati, per due dei quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Per gli altri otto sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Il G.I.P. ha, altresì, disposto il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a circa 3.700.000,00 euro.
Gli enti di formazione professionale coinvolti sono l’A.N.F.E. provinciale (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), l’I.R.A.P.S. (Istituto di Ricerche e Applicazioni Psicologiche e Sociologiche), l’A.N.F.E.S. (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati Siciliani) e l’I.S.S.V.I.R. (Istruzione, Servizi, Sport, Volontariato, Italiano e Regionale), tutti con sede in Catania e operanti anche in altre province siciliane.
Gli elementi acquisiti nel corso delle attività investigative hanno evidenziato che il sistema di frode è stato ideato principalmente da due soggetti, legati da vincolo di parentela, che si sono avvalsi di alcune imprese a loro stessi riconducibili anche attraverso altri familiari, appositamente costituite per documentare spese totalmente fittizie. In altri casi le società di comodo sono state utilizzate come soggetto economico interposto fra gli effettivi fornitori e gli enti di formazione professionale, al solo fine aumentare fittiziamente il prezzo di alcune forniture e servizi destinati agli enti in questione.
In diversi casi, le imprese interposte hanno emesso fatture per la prestazione di servizi (ad esempio per pulizia e manutenzione dei locali e assistenza attrezzatura informatica) in realtà mai eseguite.
Anche l’individuazione dei fornitori degli enti di formazione professionale – in occasione dell’acquisto di beni e servizi – era effettuata aggirando le regole previste dalla normativa, che prevede la comparazione di tre preventivi e l’individuazione di quello più conveniente tra essi. In particolare, l’organizzazione provvedeva alla formazione di preventivi falsi – utilizzando nominativi di società inconsapevoli – recanti prezzi molto superiori rispetto a quelli proposti dalle imprese legate al gruppo criminale, sulle quali inevitabilmente cadeva la scelta.
Le indagini hanno anche interessato un funzionario della Regione Siciliana in servizio presso l’Ispettorato Provinciale del Lavoro di Catania, che ha revisionato, nel tempo, i rendiconti degli enti, operando in palese violazione delle regole che governano l’attività di controllo della rendicontazione, ottenendo in cambio benefici rappresentati dal conferimento di incarichi ai propri congiunti presso alcuni degli enti interessati dalle indagini.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di Saffo Giuseppe e del nipote Cavallaro Francesco, mentre ha disposto gli arresti domiciliari nei riguardi di Cavallaro Concetta, Nociforo Manuela, Viscuso Eleonora, La Porta Domenico, Trovato Rosa Maria, Bartolotta Giuseppe e La Fata Biagio. Nei confronti di uno degli indagati sono in corso le operazioni volte all’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari”.
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