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venerdì 18 ottobre 2013

Ancora .... sulla polemica "negazionista" sollevata da Piergiorgio Odifreddi

Piergiorgio Odifreddi, ha tentato di fronteggiare la marea di polemiche sulle sue tesi in materia di quasi-'negazionismo' ed ha ulteriormente scritto: " ...quello che intendevo era molto semplice, addirittura banale, direi. e cioè, che la maggior parte di noi ha della maggior parte dei fatti storici una conoscenza non solo di seconda mano, com’è evidente, ma fantastica: cioè, basata principalmente su film, romanzi, serial televisivi e simili. Basta guardare le classifiche dei libri, ad esempio, per accorgersi che la maggior parte di quelli in classifica, e dunque venduti, sono opere di fantasia, mentre i saggi sono letti da pochissimi lettori, e non bisogna dimenticare che i lettori sono una piccola percentuale della popolazione italiana: l’ultima rilevazione ocse ha stabilito che dei 24 paesi industrializzati, gli italiani sono ULTIMI nelle competenze alfabetiche, linguistiche e discorsive, e PENULTIMI nelle competenze matematiche, e che due terzi di loro non raggiungono il livello considerato minimo per poter vivere in una società industrializzata. Dunque, la stragrande maggioranza della popolazione ha della storia una conoscenza mediata dai racconti fantastici, che soprattutto nel caso dei film e dei romanzi sono fatti a fini commerciali da una parte, e apologetici dall’altra. In queste condizioni, come si può realisticamente pensare che si abbiano opinioni informate sulla storia? ma anche la maggior parte di noi, sulla maggior parte dei fatti storici, ha appunto una conoscenza di quel genere: cosa sappiamo della rivolta dei boxer, o del massacro degli armeni, o dell’apartheid, eccetera, oltre a ciò che abbiamo visto al cinema o letto in un romanzo? il mio famigerato commento intendeva solo dire che io, sulle camere a gas, così come su centinaia di altri eventi, ho esattamente quel genere di “conoscenza”. Considerarla “conoscenza”, in un senso dignitoso della parola, è nella migliore delle ipotesi illusione, e nella peggiore tracotanza. Qualcuno, a giudicare dai commenti ad esempio sul “fatto quotidiano”, ha intuito ciò che volevo dire, anche solo sulla base di frasi estrapolate. Gli altri, si sono lanciati a ribadire i loro pregiudizi, dandomi indirettamente ragione. Tutto qui, e senza nessun interesse, mi sembra, se non per le teste calde… compresi alcuni che invece vorrebbero essere teste pensanti. In più, ovviamente, c’è il fatto che sono un logico di professione, e dunque interessato principalmente a cosa sia la “verità”, e alle differenze tra l’uso della parola nella matematica, nella scienza, nella storia, nella filosofia, nella teologia, eccetera. In fondo, parte della discussione con benedetto xvi verteva appunto sul concetto di “verità storica” come viene intesa dalla teologia (lui), e dalla scienza (me). Ovviamente, nessuno dei due “intendimenti” è quello dello storico di professione, eccetera. In altre parole, la verità è un concetto un po’ più complicato di quanto si possa comunemente pensare. Ma quello che mi ha seccato, di rRiotta, è che lui almeno un’infarinatura di queste cose dovrebbe averla, e se ce l’ha, avrebbe dovuto usarla, invece di lasciarsi guidare dallo stomaco, o da qualche mano…

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