Leggiamo che Renzi -ed alcuni del suo seguito- si accinge a lasciare il Pd. Noi che renziani non siamo stati non sentiamo di turbarci molto della notizia che insistentemente circola sui social e sui giornali da parecchie settimane.
Da sempre abbiamo saputo che egli uomo di sinistra non lo è mai stato e che la sua discesa in campo in ambito pd era servita per spostare quel partito-carrozzone nell'aria liberaldemocratica.
Nessun dirigente piddino dovrebbe avere a che dire adesso per l'eventuale uscita del Matteo fiorentino dal partito.
Certo, è vero, Matteo più di un merito l'ha. Aveva ereditato un partito disorientato dalla guida prevalente di ex comunisti, che tutto masticavano tranne il funzionamento di una società di tipo occidentale. Il Pd rischiava di chiudere bottega avendo suggeritori-ispiratori alla D'Alema e/o alla catto-comunista, alla Prodi.
Renzi ha pertanto iniziato il ruolo di segretario spostando per prima cosa l'asse di quel partito; e per sostanziare l'identità lo ha associato alla famiglia socialdemocratica europea che di fatto è l'unica formazione di Sinistra assieme ai Verdi, pur essendo lui un liberaldemocratico; ... viene da scrivere non tutto d'altronde si può ottenere nella vita.
Renzi oggi nel pd è in minoranza e uno come lui non può subire le decisioni altrui.
Si accinge pertanto a creare nuovi gruppi parlamentari alla Camera e al Senato che esprimeranno l'idea e la visione liberaldemocratica, che tradotta a dimensione europea è quella di Macron.
In Italia finora i liberaldemocratici sono stati rappresentati da Forza Italia e da Berlusconi. Ma sappiamo tutti che Berlusconi è ormai ottantenne ed esiste un'area politico-sociale del paese che necessita di nuova rappresentanza.
Si sappia comunque che Berlusconi, liberaldemocratico per eccellenza, non ha mai voluto aderire al raggruppamento europeo che quella denominazione avrebbe comportato; fra lui e Sarkosy prima e adesso Macron non è mai scorsa troppa simpatia.
Ecco perchè Forza Italia fa parte del raggruppamento europeo demo-cristiano, i popolari, che non è altro che il partito della Merkel.
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