Vivere Contessa
Vivere il territorio
COSE CHE NON DEVONO MAI ESSERE DIMENTICATE
In questa pagina del Blog proviamo a tracciare un itinerario di amore ed emozioni su ciò che è stato, è, e riteniamo continuerà ad essere l'angolo di Sicilia entro cui ricade Contessa Entellina: sostanzialmente la Valle del Belice e l'area del Corleonese.
La delimitazione qui sopra tracciata non comprende, in verità, un'area vasta ed omogenea. Tutt'altro. Esistono nella Valle realtà comunitarie avanzate che camminano con l'evolversi dei tempi e al seguito dell'emancipazione socio-economica ed altre che di giorno in giorno deperiscono, si svuotano al seguito del processo migratorio inarrestabile (fra questi rientra Contessa) e altre ancora che provano a mettersi in movimento ma non trovano nella politica cattiva e oggi populista che sono diffuse in Sicilia i dovuti sostegni e riferimenti.
La realtà umana della Valle, già alla fine degli anni cinquanta del Novecento, aveva conosciuto l'esodo migratorio verso la Svizzera, la Germania etc. Ancora nell'immediato post-terremoto del 1968 in trentamila lasciarono la Valle con i biglietti gratuiti del governo, che attraverso questa iniziale provvidenza pensò di alleggerire la tensione e le responsabilità di centinaia di anni pregressi durante i quali il disinteresse di tutte le "autorità" pubbliche per il territorio era stato assoluto.
La gente approfittò di quella opportunità per emigrare verso il Canadà, l'Australia etc.
La gente approfittò di quella opportunità per emigrare verso il Canadà, l'Australia etc.
Il terremoto servì nella Valle, prescindendo dalla dolorosa e pesante contabilità dei morti sotto le macerie, a smobilitare il sistema socio-economico arcaico e offensivo della dignità umana. Intendiamo dire, magari con espressioni inappropriate, che la "coscienza" di ciascuno non è e non deve essere la somma delle sensazioni di terrore e di angoscia che inevitabilmente ci furono. Tantissime persone che conosciamo e che influiscono nella vita delle comunità quando parlano del terremoto '68 si fermano a queste sensazioni.
La "coscienza" è e deve essere la comprensione profonda che quel terremoto significò nella situazione complessiva della Sicilia in quel finire degli anni sessanta.
La "coscienza" è e deve essere la comprensione profonda che quel terremoto significò nella situazione complessiva della Sicilia in quel finire degli anni sessanta.
In buona sostanza: la Valle non subì semplicemente i danni di un evento naturale, il terremoto. In Giappone i terremoti hanno frequenza settimanale senza mai produrre sconvolgimenti di coscienza e ancor meno drammi socio-economici. Quel terremoto nel Belice rese evidenti all'opinione pubblica nazionale e mondiale la situazione umana non solo della Sicilia Occidentale ma dell'intera isola (e dell'intero Meridione della penisola).
La contingenza venutasi a creare mostrò al mondo occidentale tutto i mali strutturali e sociali che non stavano nelle viscere della terra ma sopra, nelle vicende della gente e nel secolare (o forse millenario?) assetto sociale e modo di far scorrere la convivenza fra gli esseri umani.
Il terremoto ha, in un certo senso, mostrato una crisi umana, di convivenza, che in realtà valeva allora non solo per la Valle ma per l'intera Sicilia. Tutto nella Valle (in Sicilia, nel Meridione) costituiva allora motivo di crisi permanente, il terremoto l'ha semplicemente portato a conoscenza del Mondo.
La società "contadina", che ancora sul finire degli anni sessanta non dava spazio ad altri modelli sociali, sopravviveva in un non facile equilibrio fra depressione e assetto instabile, fra contraddizioni e ombre lunghissime di malgoverno. Malgoverno che purtroppo ancora oggi non risulta per nulla sconfitto o imbrigliato se il denaro pubblico finisce abbondantemente in stipendi parassitari, in corruzione e in distrazioni varie e se i comportamenti mafiosi non risultano per nulla tramontati.
Da sempre e ancora in quel 1968, la miseria e la situazione di degrado umano consentiva nel Meridione a molti politicanti di "fare politica" per fini ed interessi privati. Proprio come avviene ancora oggi.
La contingenza venutasi a creare mostrò al mondo occidentale tutto i mali strutturali e sociali che non stavano nelle viscere della terra ma sopra, nelle vicende della gente e nel secolare (o forse millenario?) assetto sociale e modo di far scorrere la convivenza fra gli esseri umani.
Il terremoto ha, in un certo senso, mostrato una crisi umana, di convivenza, che in realtà valeva allora non solo per la Valle ma per l'intera Sicilia. Tutto nella Valle (in Sicilia, nel Meridione) costituiva allora motivo di crisi permanente, il terremoto l'ha semplicemente portato a conoscenza del Mondo.
La società "contadina", che ancora sul finire degli anni sessanta non dava spazio ad altri modelli sociali, sopravviveva in un non facile equilibrio fra depressione e assetto instabile, fra contraddizioni e ombre lunghissime di malgoverno. Malgoverno che purtroppo ancora oggi non risulta per nulla sconfitto o imbrigliato se il denaro pubblico finisce abbondantemente in stipendi parassitari, in corruzione e in distrazioni varie e se i comportamenti mafiosi non risultano per nulla tramontati.
Da sempre e ancora in quel 1968, la miseria e la situazione di degrado umano consentiva nel Meridione a molti politicanti di "fare politica" per fini ed interessi privati. Proprio come avviene ancora oggi.
Ovviamente oggi nessuno ha più nostalgia della società contadina pre-terremoto e di ciò che essa si rivelò sotto le rovine del terremoto grazie ai media e all'impegno profuso, in tutta la Valle, dai sindaci e per quanto riguarda Contessa da Francesco Di Martino.
Conclusione
Il Terremoto in buona sostanza nel 1968 mise a nudo e portò all'attenzione dell'intero Paese, l'insoluta questione meridionale con tutti i conseguenti disagi e le ingiustizie umane di cui era stata e continuava ancora oggi ad essere portatrice.
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