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lunedì 2 settembre 2019

10 giugno (1940). L'Italia va in guerra

L'Italia assiste ai primi mesi di guerra

Nel 1939 il regime fascista in Italia sembra godere di buona salute. Non esiste opposizione politica ed i dirigenti dei disciolti partiti democratici stanno in galera o emigrati all'estero. Esistono comunque nel Paese reti clandestine che tengono viva la speranza di rinascita ma non sono infrequenti gli interventi polizieschi che sgominano militanti e iniziative dei vari movimenti anti-fascisti.

Spulciando fra gli appunti di Enzo Biagi, fra i grandi del giornalismo italiano di tutti i tempi, leggiamo che il 1939 per l'Italia mussoliniana era cominciato bene. Le relazioni estere sembravano buone in assoluto con tutti i paesi. Quando venne a Roma il primo ministro inglese, Chamberlain, le accoglienze furono ottimali e Mussolini scambiò con lui oltre che opinioni politiche parecchi brindisi. "La tenacia con la quale avete perseguito un programma di riconciliazione e di pace ha trovato nel nostro Paese il più sincero apprezzamento" gli assicurò il duce.

A febbraio del 1939 i franchisti spagnoli conquistano Barcellona e due mesi dopo pure Madrid, ultime città detenute dagli anti-fascisti. Lì, in Spagna, nella guerra civile si combatterono fra loro gli spagnoli (franchisti e anti) ma anche tantissimi italiani, italiani contro italiani. Il fascismo aveva inviato "volontari" a sostegno dei franchisti (fra cui un gruppetto di contessioti) e tutte le opposizioni al Fascismo (repubblicani, socialisti e comunisti) avevano impegnato parecchi loro aderenti nella lunga guerra civile iberica. Ruolo di primo piano ebbe in terra spagnola Pietro Nenni.

Nel marzo 1939, in un celere conclave, viene eletto Papa il cardinale Pacelli e -si sostiene- gli austriaci ed i cecoslovacchi vogliono liberamente Hitler come loro capo di governo. Si sostiene ancora che gli albanesi vogliono liberamente diventare sudditi di Vittorio Emanuele III e pertanto Mussolini invia in terra schiptare le truppe, fra le cui file i contessioti fanno da interpreti.

In quella Primavera ingannatrice Nazisti e Comunisti si lasciano fotografare fra strette di mano nella Piazza Rossa di Mosca dove Germania e Unione Sovietica stipulano un "patto", che -si saprà dopo- decide la spartizione della Polonia. Ed in effetti, come abbiamo riportato nelle precedenti puntate, la Polonia sarà la prima vittima dell'alleanza nazi-stalinista. Poi sarà il turno degli altri popoli europei.
Dagli appunti di Enzo Biagi apprendiamo ancora che diventa segretario del Partito Nazionale Fascista Ettore Muti, che nei paesi arbëreshe di Sicilia e di Calabria e nelle piazze d'Albania sarà accolto con molti "Viva, Viva ...". Chiara allusione a tutt'altro significato.
Si cantano -sempre con significati allusivi- altri ritornelli come "Birimbi, Birambò: come mai tanta gente mangia, beve e non fa niente ?".

Ovviamente fra il primo e la fine di Settembre '39 la gente comincia veramente ad allarmarsi: la spartiizine della Polonia fra Germania nazista e Unione Sovietica comunista è diiventata realtà. Ed il futuro comincia a diventare davvero buio.
Il Fascismo proibisce la diffusione dei libri di autori ebrei e comincia ovunque a svilupparsi il "mercato nero" avendo il regime imposto le "tessere" su tutt i generi di prima necessità. Tutti gli italiani ormai hanno capito che il regime stava intraprendendo il percorso ravvicinato al seguito del Nazismo.

E' un periodo -comunque- di buoni affari per i contadini che riescono a piazzare a buoni prezzi i generi alimentari che le "tessere" consentivano inadeguatamente. A Contessa fino ad alcuni anni fà i nostri vecchi apprezzavano il nuovo regime delle "tessere" che invece creava stenti e disagi nelle città. Era iniziato il contrabando dei generi alimentari senza che ancora l'Italia fosse entrata in guerra.
Nei ristoranti di prima categoria a Palermo, e nel resto dell'Italia, la porzione di pane non può superare gli 80 gr. per persona.

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