Il 6 settembre 1955 nell'antica capitale dell'Impero Romano d'Oriente, con capitale Costantinopoli, oggi Instambul, le Autorità turche consentono (e promuovono e/o comunque tollerano) il saccheggio premeditato diretto a colpire la minoranza greca (forte allora di 100.000 residenti) e quella degli Ebrei ed Armeni che vivevano in città. Fra i greco-romei parecchi erano italiani-levantini insediatisi in città sin dai tempi della Costantinopoli capitale dell'Impero Romano che, si sa bene, intratteneva stretti rapporti con le città marinare di Venezia, Genova etc.
Ancora oggi i greci ricordano i pogrom di inaudita violenza durante le quali i più colpiti furono quelli che ancora venivano denominati, appunto, i romei (i romani), comunità grecofona e ortodossa del paese.
Quei "romei" si ritrovarono negli anni ’50 intrappolati nella crisi greco-turca sul futuro di Cipro.
La radio statale ed espressione del governo turco trasmise la falsa notizia di un attentato dinamitardo di matrice nazionalista greca contro la casa natale di Atatürk e sede del consolato di Ankara a Salonicco.
Il quotidiano Istanbul Express, stampato in centinaia di migliaia di copie, amplificò la menzogna e diede il via alla violenza che investi l'intera Istanbul.
Migliaia di turchi raggiunsero il centro città, abitato prevalentemente dalle comunità cristiana ortodossa, senza che la polizia intervenisse. La folla attaccò indisturbata negozi, chiese, immobili dei cristiani e degli ebrei. Uomini e donne discendenti degli antichi "romei=romani" furono violentati e subirono torture. A decine persero la vita. Solo a notte inoltrata l’esercito pose fine alle violenze.
Negli anni successivi sarà lo storico turco Dilek Guven a rivelare nei suoi studi il ruolo attivo dell’Organizzazione Turca d’Intelligence nella regia delle violenze del 1955.
Le immagini della devastazione di quelle giornate furono immortalate da un giovane Ara Guler, il celebre fotografo turco-armeno, considerato uno dei padri della fotografia del Novecento.
Il regista greco Tassos Boulmetis nella pellicola “Un tocco di zenzero” del 2003, attraverso le spezie ed i sapori levantini, racconta il triste declino dei romei, culminato in quel 1955 e proseguito nei decenni a seguire fino a una difficile sopravvivenza nei giorni nostri, quando la comunità greco-romei è ormai ridotta a tremila unità che gravitano attorno al Patriarcato Ecumenico, al Fanar, quartiere cristiano della città.
Oggi, nella Turchia di Erdogan, dove l’abusata parola democrazia assume una connotazione del tutto diversa che da noi, le ingerenze governative sulla piccola comunità cristiana con modalità sia pure diverse da quel 1955 persistono.
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