Il barile di petrolio sotto i 40 dollari dice che si produce meno e c'è bisogno di meno energia e meno materie prime L’ascesa rampante dei Brics sembra a rischio, la ripresa americana fragile, l’Euro si apprezza di nuovo e l’Europa -come segnala Fubini- va dritto verso la deflazione. Secondo me non tiene il modello, quello di cui ha scritto Piketty: una società occidentale con pochi ricchissimi e un ceto medio in via di proletarizzazione. Il contrario dell’Occidente della middle class, che fu protagonista del lungo boom nel dopo guerra. L’idea liberista di drogare i rendimenti del capitale finanziario rifinanziando le banche e svalutando il lavoro, aveva dietro un’illusione: che Cina, India, Brasile continuassero a produrre anche per noi e a rimettere i nostri debiti, perchè questo, dopo tutto, era nel loro interesse. Il ritorno della lotta di classe in Cina, lo scontro sociale sulla corruzione in Brasile, e salta tutto.
DOMENICO AGASSO Jr, giornalista de La Stampa
“Diffidiamo della Chiesa come apparato”” a proposito a proposito della Tavola dei Valdesi
Lettura del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nell’aula del Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi esplode l’applauso. Lettura del messaggio di papa Francesco, sempre da parte del moderatore della Tavola Eugenio Bernardini: attimi di silenzio, non pare vero che sia «così breve e formale», qualche sguardo perplesso, qualche risatina, brusio, poi sì, arriva l’applauso, ma meno caloroso del precedente. A Torre Pellice, nell’assise della comunità che durerà fino a venerdì, i temi in agenda sono i migranti, la crisi e il dialogo, ma soprattutto la richiesta che Francesco ha espresso a Torino il 22 giugno: «Perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che abbiamo avuto contro di voi».
Mentre ci si sposta nel tempio per il culto d’apertura c’è chi, come Alessandra S., 65 anni, afferma di essere «confusa, perché non so se fidarmi del Papa, e soprattutto di chi gli è vicino». Saro S., genovese di 80 anni, non ha dubbi: «La richiesta è stata un gesto apprezzabile, però la interpreto più come un’iniziativa del Papa e meno della Chiesa come apparato». Gabriele C., 24 anni, dice che le parole di Francesco «sono genuine, l’avvicinamento c’è, ma il cammino per un punto d’incontro è ancora lungo». Renato A., 64 anni, evidenzia la «volontà di pacificazione, ma noi valdesi dobbiamo stare attenti». Insomma, la freddezza nei confronti del Papa c’è.
PAOLO RICCA, teologo valdese
Dobbiamo ricordare la storia: il papato è stato l’istituzione che più di ogni altra ha cercato di sterminare i valdesi. Questo ovviamente appartiene al passato, ma è comprensibile che lasci tracce nell’animo di molti. Anzi stupisce che non tutti abbiano questo atteggiamento, che siano una minoranza.
«Mai i valdesi prima avevano applaudito un pontefice». Questo perché Papa Bergoglio ha detto qualcosa di nuovo: «La Chiesa cattolica non era mai stata coinvolta direttamente in una richiesta di perdono, invece a Torino è successo».
«Io direi così: noi non possiamo perdonare per i nostri antenati. Però l’animo di Francesco è una cosa bellissima, perché vuol dire dissociarsi da quel passato».
Ecco che «dobbiamo riflettere: siamo d’accordo a cominciare una storia nuova col Papa? È una sfida grossa, vediamo se il Sinodo la raccoglierà. Io spero di sì».
“Diffidiamo della Chiesa come apparato”” a proposito a proposito della Tavola dei Valdesi
Lettura del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nell’aula del Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi esplode l’applauso. Lettura del messaggio di papa Francesco, sempre da parte del moderatore della Tavola Eugenio Bernardini: attimi di silenzio, non pare vero che sia «così breve e formale», qualche sguardo perplesso, qualche risatina, brusio, poi sì, arriva l’applauso, ma meno caloroso del precedente. A Torre Pellice, nell’assise della comunità che durerà fino a venerdì, i temi in agenda sono i migranti, la crisi e il dialogo, ma soprattutto la richiesta che Francesco ha espresso a Torino il 22 giugno: «Perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che abbiamo avuto contro di voi».
Mentre ci si sposta nel tempio per il culto d’apertura c’è chi, come Alessandra S., 65 anni, afferma di essere «confusa, perché non so se fidarmi del Papa, e soprattutto di chi gli è vicino». Saro S., genovese di 80 anni, non ha dubbi: «La richiesta è stata un gesto apprezzabile, però la interpreto più come un’iniziativa del Papa e meno della Chiesa come apparato». Gabriele C., 24 anni, dice che le parole di Francesco «sono genuine, l’avvicinamento c’è, ma il cammino per un punto d’incontro è ancora lungo». Renato A., 64 anni, evidenzia la «volontà di pacificazione, ma noi valdesi dobbiamo stare attenti». Insomma, la freddezza nei confronti del Papa c’è.
PAOLO RICCA, teologo valdese
Dobbiamo ricordare la storia: il papato è stato l’istituzione che più di ogni altra ha cercato di sterminare i valdesi. Questo ovviamente appartiene al passato, ma è comprensibile che lasci tracce nell’animo di molti. Anzi stupisce che non tutti abbiano questo atteggiamento, che siano una minoranza.
«Mai i valdesi prima avevano applaudito un pontefice». Questo perché Papa Bergoglio ha detto qualcosa di nuovo: «La Chiesa cattolica non era mai stata coinvolta direttamente in una richiesta di perdono, invece a Torino è successo».
«Io direi così: noi non possiamo perdonare per i nostri antenati. Però l’animo di Francesco è una cosa bellissima, perché vuol dire dissociarsi da quel passato».
Ecco che «dobbiamo riflettere: siamo d’accordo a cominciare una storia nuova col Papa? È una sfida grossa, vediamo se il Sinodo la raccoglierà. Io spero di sì».
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