Nel 2015 i cristiani, che non sono quelli che vestono abiti clericali per guadagnarsi lo stipendio o che vestono paramenti di un tipo o di un altro tipo per apparire il più gradevoli possibile all'uditorio che hanno davanti, i cristiani -dicevamo- hanno davanti a loro diverse sfide: spirituali, etiche, sociali.
Foto d'archivio |
Sono chiamati a rispondere a una multiforme richiesta di spiritualità, a inventare nuovi percorsi, interiori ed esteriori, per crescere nell'unità, nel rispetto delle loro più disparate tradizioni etniche, culturali e di formazione ed è davvero vergognoso che da Roma partano indicazioni secondo cui per predicare il Vangelo di quell'ebreo che si chiamava Gesù, per un uditorio di rispettabile cultura latina, servono paramenti tridentini o comunque romani, risultando inidonei i paramenti alla San Nicola, alla San Giovanni Crisostomo.
Le corrispondenti indicazioni di indossare paramenti bizantini nelle chiese bizantine stranamente sono state omesse dalla Roma retriva quando i suoi numerosi Commissari (straordinari, di transizione ed ad acta) furono inviati a Piana degli Albanesi con vestiari romani.
A Piana come a Contessa Entellina quei prelati sempre e comunque sono stati bene accolti, anche quando con mandati ottusi venivano a sanzionare disciplinarmente i comportamenti di un sacerdote romano e, per controbilanciare, necessitavano pure di un capro espiatorio bizantino.
I Commissari con incarichi pluriennali romani sono sempre stati accolti nelle Chiese bizantine con paramenti romani.
Giustamente ! a meno che talvolta amassero conservare la foto-ricordo.
Per i cristiani, per quelli veri, che hanno una sola bussola e che rispettano la Storia, la Cultura e le Tradizioni di chiunque, soprattutto quelle latine come quelle indù, e che in quanto tali guardano più all'unità della Chiesa indivisa dei primi undici secoli che alla piacenteria provata da chi dismettendo i paramenti della propria ordinazione e vestendo paramenti romani prova gusto nel vedersi adulato dai "fanatici delle lettere anonime", per i Cristiani -stavamo dicendo- altre sono le emergenze.
E se ci viene consentito, ai primi posti delle tante emergenze ci sta proprio la trasformazione dei "fanatici delle lettere anonime" in conoscitori, esperti e testimoni dell'unico Vangelo.
Per operare in questo senso, in direzione di questa emergenza, siamo convinti, che i paramenti usati dai Papi di Roma per ben 11 secoli, nel primo Millennio, non dovrebbe essere sconvenienti. Sarebbero proprio i più idonei.
Ciò che colpisce chi scrive è che può essere comprensibile che il fanatismo (=l'ignoranza) alligni a Contessa Entellina e/o nei paesini di Sicilia, ma che a Roma, nei dicasteri che ricevono le centinaia di lettere anonime, alligni e prosperi gente ottusa la quale piuttosto che istruire i Vescovi nel Vangelo suggerisca a costoro l'applicazione di miserabili atti di furberie al fine di assecondare e piacere ai non credenti delle prime file di tutte le chiesette, questo tipo di ottusità è cosa che lascia riflettere.
Chi come in me, che conosce ed intrattiene ottimi rapporti con molti non credenti ufficiali, spunta spesso il dubbio che nella Chiesa la cattiveria primeggia più che nel mondo dei probi non credenti. Quel dubbio-certezza che per le gerarchie romane il Potere viene prima del Vangelo e della Fede. Il dubbio che gli allineati alla romana -anche se non credenti- valgono più dei disordinati e disorganizzati bizantini, il cui clero è stato zittito dai frequenti Commissariamenti dell'Eparchia.
Come allontanare queste impressioni ?
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