Il documento approvato dall'Assemblea Conciliare il 21 novembre 1964 Orientalium Ecclesiarum, abbiamo già puntualizzato, definisce l’autonomia delle Chiese di rito orientale e la necessità del loro ritorno al proprio patrimonio d’origine.
Il Vescovo di Piana degli Albanesi è un Vescovo di rito bizantino, in quel rito è stato ordinato ed in quel rito costantinopolitano ha professato il 27 giugno scorso la propria fede in presenza di tre gerarchi della Chiesa Bizantina ed in presenza di numerosi fedeli nella chiesa Concattedrale della Martorana, in Palermo.
Il Vescovo Bizantino di Piana degli Albanesi non è un Vescovo bi-rituale. Come non lo sono i tanti Vescovi romani che -in ogni parte del mondo- ricevono dal Vaticano l'incarico di prendersi cura dei fedeli bizantini che ricadono nella loro circoscrizione.
Mons. Dimitrios Salachas:
"secondo l’ecclesiologia cattolica, l’unità non è concepita come uniformità,
bensì come comunione di fede nella varietà delle tradizioni e dei riti.
Per rito si intende il patrimonio liturgico, teologico, spirituale e
disciplinare, distinto per cultura e circostanze storiche di popoli, che si
esprime in un modo di celebrare e vivere la fede che è proprio di ciascuna
Chiesa locale".
nostra nota
All'esarcato cattolico-bizantino di Grecia
sono affidati pure i numerosi Caldei arrivati dall'Iraq.
Mons. Salachas, canonista esperto, non ha mai ritenuto di poter vestire paramenti alla Caldea
La Chiesa locale di Piana degli Albanesi ha definito e puntualizzato nel II Sinodo di Grottaferrata anche l'aspetto disciplinare e liturgico del Vescovo, sia rispetto ai fedeli della Eparchia -che è e resta bizantina- che dei fedeli di rito romano affidati alle sue cure.
Nessun commento:
Posta un commento