La religione degli antichi greci non era fondata su una Rivelazione. Non ebbe un testo sacro come Ebraismo, Cristianesimo o Islam.
Il politeismo che la caratterizzava ebbe come fonte i poeti. Omero rappresentò la Bibbia del mondo greco: Iliade e Odissea diffusero una concezione antropomorfa delle divinità.
Il tempio greco, luogo sacro in genere di un solo dio, si stacca dalle concezioni orientali; le statue, punto d’incontro tra arte e realtà superiori, con sembianze umane recano ai mortali quasi l’essenza divina.
La supremazia di Zeus, presente in Omero, si suggella con caratteristiche assolute in Esiodo; Eschilo e Pindaro confermeranno questa visione del “sistema” olimpico.
L’esegesi era attuata dalla stessa cultura greca.
Poesia, tragedia e letteratura in genere illustrano caratteristiche e privilegi degli dei, giungendo a ottenere una sorta di corrispondenza biunivoca con il divino.
I Greci non cedettero alle sirene del proselitismo, nel loro vocabolario classico è pure assente la parola “religione”.
Il concetto di "anima" è riscontrato già nel V secolo a.C. essendo l’idea sconosciuta a Omero di un ritorno di essa all’etere (la regione superiore del cielo).
Questa misteriosa entità per i Greci cambia continuamente di significato, partecipa all’immortalità e si dota di una coscienza; Platone riprende temi orfici e le offre caratteristiche che le consentiranno una sopravvivenza alla carne.
Della Religione era la filosofia a occuparsi, non la teologia; ed essa non è «il fondamento della persona umana agli occhi di Dio»: tale concezione non apparve «prima delle Confessioni di Agostino».
«L’idea delle rivelazioni divine esiste in ambito pagano, ma quella di una Rivelazione proponentesi come oggetto di fede è totalmente assente».
L’idea di una invenzione umana degli dei, della razza divina come pura finzione, appare alla fine del quinto secolo nel seno di un’Atene profondamente agitata e rovinata per il risultato disastroso della guerra del Peloponneso.
Esisteva pure presso i Greci l’aspetto “politicamente indispensabile”, cme pure la “menzogna necessaria”; la credenza negli dei fu ritenuta infatti necessaria per “mantenere l’ordine”.
Esisteva inoltre un ateismo in scena con Euripide e Aristofane ed esisteva nella medicina, già con Ippocrate.
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