Noi uomini non siamo in condizione di intercettare, capire, la realtà delle
cose. Proviamo a scrutare il mondo, ed in piena onestà ci
accorgiamo dell’impossibilità di metterne a fuoco l’essenza.
Non riuscendo a sviluppare una analisi siamo
costretti, per necessità, a separare le facce di una stessa medaglia e così in
politica parliamo di destra e sinistra, nell’etica di bene e male, nella
religione di grazia e peccato.
Chi siamo
? Da dove deriva la capacità di pensare, di produrre l’arte, la scienza, la
spiritualità ?
Platone
coniò il concetto di psiche, quale impalpabile ed immateriale soffio
di vento.
Fu lui ad
introdurre la contrapposizione tra anima e corpo, così cara al pensiero
cristiano medievale, giunto fino a noi attraverso molteplici e contraddittori
percorsi.
La Chiesa
latina, ossia quella di Roma, ne ha fatto e continua a farne un uso fuori
luogo.
Ai
prelati verosimilmente fa comodo.
Nella
Bibbia dell'anima non esiste traccia, viene menzionato lo Spirito che non è
affatto un sinonimo.
I vangeli
parlano di resurrezione della carne.
La
cultura cristiana latina è tutta fondata su Sant'Agostino, un neoplatonico.
All'epoca
era fondamentale per le aspirazioni papali sviluppare una architettura
teologica che non dipendesse come era avvenuto da Costantinopoli o da
Alessandria d'Egitto.
Ed il
colpo di genio di Agostino è ancora oggi base di qualcosa che la Bibbia ignora.
L'anima
?
Questa
invenzione è servita tanto dopo le esplorazioni delle Americhe e delle terre
sconosciute fine al Rinascimento. Fu lasciato credere ai fedeli che non tutti,
ad esempio le donne o gli schiavi, fossero provvisti dell'anima, pur senza
dichiarare questa "fantasticheria" solennemente come verità rivelata.
Con
questa improvvida separazione (anima-corpo), tutto ciò che era corporeo
potè essere considerato putrido, lercio, specie le sue parti molli ed i suoi
liquidi, degni rappresentanti della spontanea perversione della materia,
definita viscerale come sommo insulto di bassezza.
A causa
di questi retaggi, ed alla maggiore appartenenza della femminilità alla natura,
furono bruciate per stregoneria, molte più donne che uomini.
Tutti,
constatata la dipendenza dalla carne, furono considerati massa dannata,
condannata aprioristicamente senza speranza.
Fu pure
inventato un Dio diverso dal nostro (quello dei Vangeli) che ci avrebbe non
perdonati ma giudicati e poi assegnati nell'Inferno, nel Purgatorio, nel
Paradiso, destinazioni che prendono il posto di "vita eterna", che
però per i Vangeli hanno significati di anni luce differenti.
In un
Cristianesimo allo sbando fu inevitabile che sorgesse la teologia della
doppia predestinazione, alla prima credettero i seguaci di Giansenio, a cui
aderì anche la stupenda mente di Blaise Pascal, alla seconda quell'astuto di
Jean Cauvin detto Calvino, che rese così molto appetibile il suo
protestantesimo agli avventurosi anglosassoni.
Grazie
all’elaborazione agostiniano del concetto di peccato originale, trasmesso dalla
madre al figlio attraverso il perverso piacere provato nel concepimento, la
sessualità venne vista in maniera totalmente negativa, la moglie fu considerata
la prostituta del marito, che tramandava alla progenie il peccato di Eva grazie
alla propria concupiscenza.
Roba
tutta inesistente nei Vangeli.
Circa 800
anni dopo Agostino, il vero autore dello scisma dal Cristianesimo Orientale,
provò a risistemare le gabbie concettuali, ancora oggi presenti, San
Tommaso d’Aquino, che riformò buona parte di queste versioni, e lo fece con
molta cautela, lasciando indizi interpretabili ma cercando di non destare
troppi sospetti, giustamente preoccupato di essere considerato in errore
(eretico..) e finire, pure lui, sul rogo.
Conclusione
L’atavica
diffidenza del cattolicesimo romano verso la dimensione corporea, deriva da
queste ed altre dispute, che da millenni producono sensi di colpa nei confronti
anche di comportamenti e situazioni che non contengono il male, ma che risultano
molto adatti per plagiare le coscienze delle persone migliori: strumento a
volte giustificato dalla nobiltà del fine della salvezza, altre volte motivato
dal trarne una indebita deterrenza psicologica variamente impiegabile.
Il
fraintendimento agostiniano dell’idea platonica è servito per demonizzare la
natura materiale di ogni uomo, al punto che anche la scienza, vi ha tratto i
suoi poco onorevoli vantaggi, dovuti al potere semplificatorio concesso
all’oggetto delle sue indagini.
La
medicina ha infatti ignorato completamente l’individuo nella sua completezza,
organismo che guarda, sente e pensa, e si è concentrata sullo studio delle
malattie degli organi singoli, svincolati dall’incomprensibile equilibrio che
li lega, molto più denso di significato della semplice assenza di
patologie.
Ricordiamoci
che la scienza medica, nasce nello studio anatomico eseguito sui cadaveri
ed il suo vizio di fondo si riflette molto sull’approccio distaccato nei
confronti del titolare dei disturbi, che deve pazientare oltre che per gli
artigli del male, anche per la sostanziale spersonalizzazione che lo circonda.
Il malato
che pensa o che vuole tenersi informato per prevenire, è trattato spesso con
fastidio perché disturba la taumaturgica capacità persuasiva del medico, che su
di essa fonda il proprio status.
Il
paziente come il fedele, meno pensa e meglio è.
Lo
scienziato oggi si arroga la sovranità sulla materia, svilendone il contenuto
personale, specularmente all’azione dei religiosi che spadroneggiando l’aspetto
spirituale, pensano ancora troppo alla fisicità, come un intralcio da superare.
L'Uomo
Quell'essere
dotato spesso di crudeltà ma anche di mirabili slanci, è colui che
continua la creazione divina ogni volta che compie il bene, che trasmette
superbi sentimenti anche attraverso le sue basse dislocazioni, a volte
asciugando lacrime con scomposte carezze di mani rugose e che trasportano
più spirito di tante fugaci parole.
Spirito
non anima.
Karl
Popper, filosofo dei nostri giorni, chiama il rapporto tra la materia del
corpo, la biologia della mente ed il pensiero "il problema dei
problemi".
Alcune
teologie, amate nell'Occidente romano tollerate, tendono ad esaltare la materia
come portatrice al suo interno del mistero della nostra miracolosa dimensione
superiore, spinta verso l’alto e non raccattata in direzione contraria, come un
oggetto miserabile ed impuro.
Forse faremmo bene a leggere più i Vangeli
che Sant'Agostino.
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