Adesso l’Europa sa, dice Paolo Gentiloni. Sa che c’erano 4 bambini tra i 71 morti per asfissia nel camion vicino a Vienna, sa che uno "scafista" italiano guidava un camion con 27 migranti in Gran Bretagna, sa che gli arrivi sono stati 340 mila nel 2015, che i morti nel viaggio più o meno 3500 (più dei morti nel crollo delle Torri Gemelle), che dalla Siria sono pronte a scappare in 5 milioni (Corriere della Sera). L'Europa ora sa ma, con garbo, Altan ci spiega che “Viviamo in una fase in cui nessuno vuol sapere come andrà a finire”.
SALVATORE SETTIS, già Direttore della Scuola Superiore Normale di Pisa
L’Europa è un continente rimasto senza idee: a lanciare l’allarme sul Financial Times è stato Edmund Phelps, Nobel per l’economia. Nel braccio di ferro sulle misure di austerità che hanno messo alla gogna la Grecia (e domani altri Paesi), la parola “creatività” non ricorre mai.
La stagnazione delle economie nazionali, il Pil che da anni, quando va bene, sale (come in Italia) di qualche misero decimale: in questo gioco al massacro entrano le borse, i mercati, la troika, l’invadenza tedesca, le influenze americane o asiatiche. Ma che vi sia un qualche rapporto fra creatività ed economia non viene mai in mente. Secondo Phelps, «gli italiani trovano del tutto accettabile che la loro economia sia quasi del tutto priva di innovazioni autoctone da vent’anni, e sia capace solo di reagire alle forze del mercato globale, come se una nazione non avesse bisogno di dinamismo per essere felice». Ma può esserci felicità senza creatività? Secondo un’indagine del Pew Research Center di Washington ( ottobre 2014), in Italia “l’indice di felicità” si ferma a 48 punti (Spagna 54, Grecia 37), mentre i Paesi emergenti, assai più creativi, volano alto: Messico 79, Brasile 73, Argentina 66, Cina 59. L’Italia è fra i Paesi che Phelps sceglie a esempio di un’economia «meccanica, robotizzata, che ha per ingredienti la ricchezza, i tassi di interesse, i salari; ma ne manca uno, l’abilità e l’inventività degli esseri umani».
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