Ci arrabbiamo non poco quando i politicanti dei nostri giorni rubano le risorse pubbliche, oppure quando qualche malfattore elude le leggi e si fa beffe di ogni elementare regola di vita.
Sentiamo tradito un principio sacrosanto, quando percepiamo il sovvertimento di ciò che riteniamo giusto, confondendolo spesso con troppi ambigui retaggi del passato, e la conseguente educazione che ci è stata impartita.
Al popolo viene insegnato di conformarsi
alle leggi dello stato o ai precetti religiosi, senza prendersi la briga di
far approfondire le motivazioni alla base dei doveri, ingiungendo di
onorarli al meglio delle proprie forze, e pretendendo che siano ritenuti
diretta espressione di volontà superiori alla nostra comprensione.
I criteri di giustizia alla loro base,
sono sconosciuti alla razionalità popolare, tanto che quando essi vengono
stravolti dagli interessi del potere, la gente continua a ritenerli validi,
anche se capovolti.
Oggi come ieri, i poteri secolari e
clericali, che si dicono preoccupati dal destino delle genti, perseverano nel
compromesso al ribasso in tutte le sante alleanze in cui restano impunemente
coinvolti, instillando il fondato sospetto di cercare soprattutto una
vicendevole legittimazione.
La ricerca del mantenimento dei
privilegi ottenuti, li unisce nella lucida negazione dei propri princìpi,
finendo per assomigliarsi al punto da confondersi.
Basterebbe immaginarsi -come era
abituale negli anni del berlusconismo- a tavola Gianni Letta e Tarcisio
Bertone, per non discernere più tra chi sia il funzionario governativo, e chi
il cardinale.
Le autorità militari civili e religiose,
artefici del governo della vita comunitaria, presenziano in rappresentanza
della triade magica Dio, patria e famiglia, potente medicina contro
la solitudine e la libertà di pensiero.
Gli imperativi morali, che i tre
soggetti ingiungono alle coscienze, hanno superato quasi intatti ogni epoca.
Il Dio delle religioni, dei filosofi e
degli eserciti, molto spesso è rappresentato irricevibile per le
anime sincere, che spesso se ne allontanano per ignoranza, mentre gli immaturi
lo servono per timore, convinti di amarlo.
Una considerazione condivisa dai
documenti prodotti dal concilio ecumenico vaticano secondo ha pubblicamente
riconosciuto l’ateismo come diretta responsabilità delle chiese.
Sono colpevoli, di aver fornito un volto
disumano del Creatore, in una rappresentazione giuridica innaturale di fronte
alla condizione umana, al contrario divinizzata integralmente dal vangelo, che
vive tra le pieghe dei sentimenti più nobili.
Perso nei secoli il
pertinente peso politico, il clero ha lentamente rivisto il suo assolutismo,
rinegoziando con le coscienze e la società civile, la severità dei propri
dettami.
Il risultato straordinario della riforma
cattolica, giunta con quattro secoli di ritardo sul resto della cristianità, è
certamente merito anche di tanti vescovi, ma soprattutto di Angelo Giuseppe
Roncalli e della sua lungimiranza, che sembrerebbe averci lasciato orfani di
eredi all’altezza, in attesa dei giudizi più ravvicinati su Francesco.
Sul versante civile, la patria uscita
disonorata dal fascismo e mai riposizionata nel club dei grandi come la
retorica renziana vorrebbe farci intendere, si contenta di tirare a campare,
e la sua debolezza internazionale, si riflette nella credibilità interna.
C’è stretta relazione tra
l’attendibilità dei doveri e valori propagandati, rispetto alla paura che si è
in grado di incutere.
Solo l’impero statunitense ha ancora il
privilegio di proclamare: “Dio protegga l’America”, dove è evidente che per
divinità, si intende l’idealizzazione del sogno americano che benedice se
stesso.
La stessa cosa accade in Iran o nei
peggiori fondamentalismi rivitalizzati dall'Isis, dove sono proprio i valori ed
i doveri, a trascinare le folle in deliranti e tragiche violenze contro i
nemici Allah, o dei suoi colleghi altrove competenti.
Dei tre elementi la famiglia è sempre
stato il più debole, e più vicino al sentire popolare.
Ma su di essa faremo un discorso a parte.
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