Il responsabile del Blog in questi giorni si lascia cogliere dal fervore perchè in una
Istituzione (la Chiesa) l'ovvietà, la regola, e la credibilità sembrano siano divenute optional.
Lo sappiamo tutti che la verità è da tempo
evaporata.
Gli organismi preposti, che siano organi dello Stato o
Vescovi ormai non ci aiutano più nel decifrare il volto reale dei
fatti, o per interessi diretti nella mistificazione della verità, o perché
restano vittime di retaggi più grandi.
La classe dirigente del paese, del nostro paese, usa
la sua forza persuasiva solo per rincorrere la parabola dei vincitori, e si
schiera apertamente solo quando ha capito come finirà la competizione politica.
Osserviamo alcune vicende italiche.
I politici parlano del valore dell’unità nazionale ma
vanno a braccetto con i secessionisti ed i mafiosi, il clero -l'alto clero-,
quello che ieri si è mostrato magnanimo verso le blasfemie reiterate di un capo
del governo ed oggi si occupa più di gestione che di diffondere la Fede, non
dice mai una parola sul cancro dell’evasione fiscale perché la intuisce opera
omnia dei fedeli, di tutti i suoi fedeli.
In questa abnorme offerta di interpretazioni, in cui
tutti si contendono il possesso della verità per adattarla ai propri obiettivi,
proviamo a metterci nei panni dei giovani, e rendiamoci conto di quanto sia
difficile andare incontro alla loro domanda di certezze sul presente e sul
futuro.
La malasorte offre oggi loro lo spettacolo della
stravaganza etica del mondo degli adulti (politici, vescovi, imprenditori del
malaffare), mai così caotico e paradossale come nell’era postmoderna.
Sono ormai in discussione le stesse idee di realtà e di ragione, sulle quali gli
uomini cercano da sempre di mettersi d’accordo, consapevoli che non il furto
della terra o del potere porta al conflitto, ma l’incapacità di riconoscersi in
soluzioni condivise.
Sembra sia sopraggiunta una miseria culturale, persino
teologica e filosofica, che non ci consente più di interpretare il
nostro tempo.
Non si tratta solo di reggere le sfide del multiculturalismo, ma del disagio di
constatare quanto tutti si credano sempre nel giusto, e pesino oltre misura
solo gli errori degli altri.
Chi possieda un minimo di saggezza, sospetta che non
si tratti solo di un soggettivo problema di prospettiva.
E’ una carenza di metodo ormai inadeguato
nell’indagare la realtà e pesarla, che ci porta a sbagliare sistematicamente
risultato, finendo per convincerci che l’errore sia degli altri.
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