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martedì 1 novembre 2016

Chiesa italo-albanese. Proviamo a conoscerne i capisaldi

La Liturgia 

Secondo un conoscitore del rito bizantino la liturgia per trasmettere ciò che essa deve trasmettere va celebrata con 
Mons. Sotir Ferrara oggi (01.11.2016) è stato a Palazzo Adriano
per l'insediamento a Parroco di don Salvatore Ruffino.
dignità, 
amore 
e intelligenza. 
Il credente deve ri-trovare nel contesto della celebrazione il mistero della salvezza così come lo riportano le Scritture e gli insegnamenti dei Padri delle origini della Chiesa. 

La Scrittura permea tutta la vita della Chiesa.
La Scrittura (soprattutto il Nuovo Testamento)  è l’anima della celebrazione e dell’anno liturgico. Tutto è orientato a narrare l’azione del Logos nella storia della salvezza, passata, presente e futura. 
Nessuna liturgia può esistere senza Scrittura; e non solo le letture bibliche previste nella divina liturgia, ma anche i gesti liturgici e persino gli oggetti ed i paramenti impiegati nella celebrazione vorrebbero essere echi di altrettante parole. 
            
La celebrazione raffigura l’evento 
di cui la Scrittura è narrazione. 
Giornata festiva a Palazzo Adriano nella comunità
cattolico-romana per la nomina a Parroco di
don Salvatore Ruffino.
Di qui la convinzione che la Parola proclamata venga compresa dal popolo di Dio, mediante un’adeguata esplicazione, a conferma che la liturgia è il luogo privilegiato in cui la fede è non solo celebrata ma anche trasmessa e approfondita. 

La Liturgia "fons et culmen" 
della vita cristiana
Lo spazio liturgico, la bellezza e il colore dell'ambiente e dei parati, il canto e la parola, la luce delle candele, l'incenso sono il contesto dentro cui viene celebrata la Liturgia e dentro cui i credenti partecipanti sono chiamati alla comprensione.
Agli odierni prelati sembrerà strano ma pure gli elementi inclusi nella celebrazione, i paramenti, incorporano una simbologia che non va trascurata.

"Entra il Re dei re e il Signore dei signori,
per essere immolato e dato in cibo ai credenti" 
(Liturgia d San Basilio)

Giovanni Crisostomo, il predicatore di Antiochia, propugnatore convinto di un rapporto personale e quotidiano di ogni credente con la Scrittura, il Libro che deve diventare una sorta di vademecum di ogni fedele, strumento per la vita... 
ai suoi “laici” di Antiochia diceva: 
San Giovanni Crisostomo
Qualcuno dirà: “Io non sono né religioso, né anacoreta: ho moglie e figli e mi prendo cura della famiglia”. Ecco la grande piaga dei nostri tempi: credere che la lettura del vangelo sia riservata solo ai religiosi o ai monaci, mentre siete voi, più di loro, ad averne maggiormente bisogno. Quelli che sono al cuore della mischia e ogni giorno ricevono nuove ferite hanno più di tutti necessità di essere curati. È un grande male non leggere i libri che recano la parola di Dio, ma ve n’è uno peggiore: credere che questa lettura sia inutile (1)

E in un’altra occasione ribadiva con la vivacità che lo caratterizzava: La moglie ti esaspera, il figlio ti addolora, il servo ti muove ad ira, il nemico ti insidia, l’amico ti invidia, il vicino ti oltraggia, il collega ti fa lo sgambetto; spesso anche la giustizia ti minacci, la povertà ti affligge, la perdita dei cari ti getta nel dolore, la fortuna ti gonfia, la disgrazia ti deprime: Mille motivi, mille occasioni di ira e preoccupazione, di turbamento e afflizione, di vanto e disperazione, ti circondano da ogni parte e da ogni parte volano mille strali: per questo abbiamo incessantemente bisogno dell’armatura delle Scritture ... 
Abbiamo bisogno del farmaco divino per guarire le ferite ricevuto e per evitarne altre, e spegnere da lontano e respingere le frecce del diavolo con la lettura assidua delle Scritture divine. Non è possibile, non è possibile che qualcuno si salvi, se non si dedica costantemente alla lettura spirituale (2)

(1) Giovanni Crisostomo, Commento a Matteo 2,5. Cf. anche Commento alla Genesi 21,6. 
(2) Giovanni Crisostomo, Omelie su Lazzaro 3,1-2. 

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