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domenica 21 luglio 2019

Vivere al meglio Contessa

Vivere il territorio
Vivere Contessa

Quando riflettiamo sullo stato del nostro territorio, quello dove persiste una agricoltura semi arcaica (cereali, porzioni di vigneti-uliveti quà e là, e poi scarsa  o nessuna irrigazione e soprattutto assoluto disinteresse della Politica) e -ancora- una agricoltura staccata dalle logiche del mercato, è bene mettersi a guardare il panorama che ci sta davanti stando seduti a metà altezza di Brjgnet (più o meno dove sta la "casa dell'acqua).
Di là vedremo in questa stagione estiva gran parte di Valle del Belice che somiglia al deserto del Saara.

Una immagine come quella sopra riportata è inevitabile che faccia scorrere riflessioni, rammarichi e addebiti a carico delle classi pseudo politiche attuali, passate e remote.

Almeno in questo "post" eviteremo le riflessioni prettamente politiche e ci occuperemo di altre riflessioni e di altri aspetti del "vivere il territori e del vivere sul territorio". Avremo modo ovviamente di vagliare anche le inconcludenze dei politici in quanto su di essi ricadono gravi responsabilità, fossero essi "baroni", rappresentanti locali dei baroni, esponenti dell'Italia liberale e/o referenti loro locali che non si accorsero che già a fine '800 oltre quattromila contessioti erano andati a New Orleans. Rifletteremo sul fascismo da operetta contessioto e finalmente sulla democrazia repubblicana. Ci auguriamo soltanto che non venga in corso d'opera a mancarci il tempo.

Cosa ci induce a "raccontare" la nostra visione sul mancato decollo umano di quest'angolo di Sicilia (che poi non differisce dal resto del Meridione) ?
L'inerzia e l'ncuria di chi dovrebbe (i politici) e che invece mostra di non avere consapevolezza dei propri doveri.

Rifletteremo, non ci lamenteremo. Seguiremo ovviamente alcune logiche e presupposti dell'economia e della politica: 
1) un habitat non è altro che un sistema riferibili ad uomini, siano essi baroni, comunità ecclesialii quali quelle di S. Maria del Bosco, riferibili a nobili come i Peralta, i Cardone, i Gioeni e/o i Colonna, e a classi sociali via via più recenti fino ai nostri giorni;
2) ogni habitat, ogni insediamento, ha dei precedenti e tanti successivi strati di interventi umani.
3) aldilà delle apparenze ogni territorio è interessato in continui processi evolutivi; spetta all'uomo, alla "politica" saper individuare i percorsi di maggior beneficio per le comunità.

Quell'immagine -in testa alla pagina-, che mostra una sorta di deserto incolto (in verità dedito a colture cerealicole) che si estende da oltre gli 80 alloggi fino ai monti oltre ai quali sta il territorio del partinicese e del palermitano, è identica ad una ipotetica foto scattata nel 1200, all'epoca di Federico II.  Eppure quella non è mai stata un'area protetta e ancor meno archelogica (tranne alcuni, pochi, siti). 
Dal 1200 il panorama estivo è identico, salvo alcuni addolcimenti del terreno dovuti agli avvicendamenti delle colture e alle evoluzioni delle tecniche di lavorazione.

Rifletteremo, qundi, sul territorio in quanto specchio degli eventi umani che si sono svolti su di esso da Federico II a Nello Musumeci.
Cosa peraltro fatta grazie al Blog nel decennio andato via e che è bene ripercorrere con logiche e visioni diverse perchè riconsiderate. Così speriamo e ci auguriamo.

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