Si discute in questi giorni di autonomia differenziata per tre regioni fra le più prospere dell'Italia: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. Il confronto fra Governo e regioni interessate procede ma, pare che, finora non esista una intesa.
Si tratta di una riforma "istituzionale" che inciderà sull'assetto del Paese. Tutte le materie "concorrenti" passerebbero alle tre regioni con le inevitabili conseguenze sulle ripartizioni dei fondi fra le varie parti della penisola.
Il percorso previsto dall’articolo 116, comma 3, della Costituzione assegna al Parlamento un ruolo di ratifica dell'eventuale intesa raggiunta tra il Governo e la Regione richiedente. Da qui il diffondersi, in sede politica, di voci che chiedono invece un coinvolgimento effettivo del Parlamento nel merito.
L'assetto istituzionale dello Stato ne verrà inevitabilmente alterato. Con l’Unità d'Italia, si decise di estendere il modello sabaudo a tutta la penisola, una strada quindi accentratrice. La Costituzione repubblicana a sua volta ha fatto delle concessioni alle autonomie, ma mantenendo un atteggiamento ibrido, tentennante.
La sensazione è che ci troviamo -in questa nuova fase- di fronte all'assenza, in primo luogo, dell’idea di Stato che si vorrebbe portare avanti. Manca peraltro -secondo più analisti- uno studio economico che giustifichi il trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni.
L’articolo 119 della Costituzione verrebbe applicato a somma zero basandosi sulla spesa storica e, quindi, lasciando sostanzialmente neutro il trasferimento per il bilancio dello Stato. Si dovrebbero -però- definire in prosieguo i fabbisogni standard e, in quella sede, gli effetti potrebbero essere meno equilibrati. Esiste inltre l'equivoco politico-mediatico secondo cui l'autonomia differenziata potrebbe creare cittadini di Serie A e Serie B. Che in fondo è la situazione attuale, quella identica al secolo e mezzo che ci precede.
I divari socio-economici regionali sono infatti la caratteristica del nostro Paese e sono macroscopici in materia di servizi pubblici, sanità, scuola, infrastrutture.
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