Ci fu un tempo che il grano duro prodotto in Sicilia dava possibilità di sussistenza alle famiglie contadine.
La pasta, previa macinazione, proveniva dai campi locali al pari del pane. Il grano duro negli anni cinquanta/sessanta del Novecento aveva prezzi remunerativi per soddisfare i tanti lavori richiesti dai campi nell'arco di un anno. Il grano duro costituiva allora materia prima sia per il pane che per la pasta.
A Bisacquino, centro abitato vicino Contessa E., esistevano due grandi "stabilimenti" (così venivano definiti) che producevano pasta. In Sicilia gli "stabilimenti" non si contavano e tutti avevano il loro mercato di sbocco.
Il mondo è cambiato.
In Sicilia non ci risulta che esistano ai nostri giorni "stabilimenti" che producano pasta. Non solo ! Nemmeno i panifici dell'isola usano più la farina di "grano duro" per produrre il pane. Usano altri tipi di farina dal costo e dalla lavorazione più conveniente.
Conseguenza ?
un chilo di grano duro prodotto dai campi dell'isola viene ai nostri giorni venduto, con qualche difficltà, a centesimi 20,oo al chilo, ossia sotto costo.
Conclusione:
Non esiste più la pasta "made in Sicily" e sulle tavole si usa pasta che reca marchi nazionali che però lavorano grani argentini e/o canadesi di qualità lontanissima dalla bontà del grano duro siciliano.
La Politica ? Nessuno sa di cosa si occupi ai nostri giorni.
Gli agricltori ? Capita che protestino e creino alcuni blocchi stradali. Purtroppo i politici non si occupano più di politica e conseguentemente non trovano soluzioni alle difficoltà della società.
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