RICEVIAMO E VOLENTIERI RIPORTIAMO DI SEGUITO
ARBËRIA E METROPOLIA, appello agli Arbëreshë
Cari Amici,
notiamo da tempo un profondo
scollamento culturale tra il clero e i laici che hanno a cuore la tradizione
arbereshe.
Sentiamo dire da qualche papàs che non è
compito della Chiesa salvare la lingua dei padri.
Ma non è neanche compito dei preti
affrettarne la fine e cantarle il Metà pnevmàton / De profundis!
Nel Sinodo del 2004-5, la Chiesa
Italo-Albanese, rappresentata dal Clero e da laici, ha indicato nel
greco e nell’albanese le due lingue liturgiche per la celebrazione nelle
nostre Comunità.
Si attendeva che, soprattutto il Clero,
colmasse le lacune di molti suoi membri relativamente alla cultura delle due
lingue liturgiche.
Notiamo, invece, con grave disappunto, che
si passa facilmente all’uso dell’italiano, adducendo motivazioni che non convincono.
Non sarà che nel Clero si siano annidatati indolenza,
apatia, disamore per la propria cultura, peraltro parente stretta del culto, cosicché
si ritratta nei fatti quanto ufficialmente convenuto?
Ne siamo quasi convinti, ma non siamo
affatto felici di tale schizofrenia!
Il nostro Clero in Sicilia, lasciato per
tanto tempo a briglie sciolte da chi aveva il compito di accoglierlo accanto a
sé in un progetto comunitario, ne ha talmente inasprito lo spirito
individualista che non c’è stato verso di poter trovare nel suo seno un
soggetto atto a portare il peso del servizio episcopale dell’ Eparchia.
Il Vescovo attuale, venuto da fuori,
certamente mal consigliato, ha prestato il fianco a molteplici critiche.
Pare che, in un secondo tempo, il Vescovo
abbia cambiato atteggiamento e anche le critiche sono andate attenuandosi, ma
si affaccia una novità che richiede l’attenzione degli uomini e delle donne di
buona volontà.
Mons. Gallaro, in uno con la Congregazione
par le Chiese Orientali Cattoliche, è fautore di una METROPOLIA DELLA CHIESA
BIZANTINA CATTOLICA IN ITALIA.
Ci si sarebbe aspettato che di questa
novità, che inciderebbe profondamente sulla fisionomia della Chiesa
Italo-Albanese, il Vescovo informasse la Comunità richiedendone il parere.
Non solo questo non è avvenuto, ma pare che
sia proprio questa novità di fondo il motivo ispiratore di un atteggiamento, se
non ostile, quanto meno equivoco di Mons. Gallaro nei confronti delle nostre
tradizioni arbëreshe.
Ma teniamo il punto. Come verrebbe strutturata la METROPOLIA?
- L’Eparchia di Piana degli
Albanesi (che potrebbe cambiare sede?) estenderebbe la propria competenza su
tutti i “bizantini” dell’Italia Insulare: Sicilia e Sardegna;
- L’Eparchia di Lungro (che
potrebbe cambiare sede?) estenderebbe parimenti la competenza su tutti i
“bizantini” dell’Italia Meridionale;
- Il Monastero Esarchico di
Grottaferrata, divenuto Eparchia e probabile sede del Metropolita, estenderebbe
la competenza su tutti i “bizantini” dell’Italia Settentrionale.
Le tre Eparchie, nel loro insieme,
andrebbero a formare, appunto, la METROPOLIA DELLA CHIESA BIZANTINA CATTOLICA
IN ITALIA.
Considerato
il fatto che nessuna Chiesa ortodossa
definisce se stessa “bizantina”, non v’ha alcun dubbio che tale disegno
turba assai la coscienza degli interessati.
Infatti, nella prevista ristrutturazione,
gli Italo-Albanesi, da “figli primogeniti” si ridurrebbero a minoranza, davanti
al numero sempre crescente di Greco-Cattolici provenienti dal Medio Oriente,
Romania, Bulgaria, Macedonia, Serbia e Vojvodina, Ungheria, Montenegro, Grecia,
Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Russia, etc.
Se escludiamo che in questo disegno siano
estranee logiche politiche e nazionali che strumentalizzano le Chiese per
esercitare pressioni e cancellare precise testimonianze, nella fattispecie, si
tratterebbe di un cambiamento di rotta di Roma nei confronti degli Arbëreshë, un popolo che ha saputo
conservare la propria fisionomia e mantenere il ricordo dei Balcani
preottomani, dando inizio alla letteratura albanese e <anticipando il
moderno ecumenismo> (Paolo VI).
Tale identità, come si sa, è stata mantenuta
e sviluppata all’ombra del Papato, al quale gli Italo-Albanesi intendono
rimanere fedeli, rispettando un “patto” non scritto, ma di lungo corso, con la
S. Sede.
Che dire, allora, sul progetto della
Congregazione Orientale? Può esso arrecare nocumento o allargare prospettive
agli Italo-Albanesi?
Per discutere e confrontarci su un argomento
di così grande importanza, si invitano tutti gli Arbëreshë di buona volontà,
laici e chierici, al di qua e al di là del Faro, a esprimere pubblicamente il
proprio pensiero sul sito del “Presidio
e osservatorio …”, al fine di permettere a un ristretto Comitato di
interloquire in modo rispettoso, ma libero e forte, con la Santa Sede.
Palermo, 11 gennaio 2017
Zef Chiaramonte
Nessun commento:
Posta un commento