Corriere della Sera
Date per morte e sepolte quattro anni fa con gran
clamore mediatico, ecco le Province, almeno quelle siciliane, rianimarsi come
se qualcuno stesse staccando la spina al congelatore. Pur dopo averle ammaccate
e disarticolate, come sa bene chi sobbalza in macchina fra le cosiddette strade
provinciali dell'isola ormai senza manutenzione, ecco affacciarsi alla Regione
una maggioranza trasversale pronta alla riscossa.
Per cancellare i roboanti
annunci di Rosario Crocetta echeggiati quando, fresco di governatorato,
irrompeva nell'«Arena» di Giletti giurando che era cosa fatta. Ma delle
performance televisive del 2013 resta solo un aleatorio progetto di
trasformazione delle 9 province siciliane in altrettanti «Liberi consorzi»
costituiti dai Comuni di ogni area provinciale. Con la cosiddetta elezione (di
secondo grado) di un Consiglio del «Libero consorzio». Quindi, con i
consiglieri comunali chiamati a loro volta ad eleggere i componenti del nuovo
Consiglio.
Nel pasticcio di incertezze normative e indecisioni politiche,
quest'appuntamento è però slittato con continue proroghe. E con un avvicendarsi
di 40 commissari. Come .forse accadrà per la prossima data elettorale,
già fìssata per il 26 febbraio. Ma, proprio per cancellarla definitivamente,
sono scattate le grandi manovre all'Assemblea regionale con uno schieramento
bipartisan, da Forza Italia al Pd, tutti impegnati a ripristinare le elezioni
dirette. Con disegni di legge annunciati, sebbene ancora non presentati. Anche
nel solco dei risultati del referendum del 4 dicembre, si sono affrettanti in
tanti a sussurrare.
Ed è un modo perché dall'isola dei finti annunci l'idea di
un ripensamento rimbalzi sul resto del Paese dove, per il momento, campeggia la
cosiddetta riforma Deirio che, anticipando la bocciata riforma costituzionale
di Renzi, aveva declassato le Province in «enti di secondo livello».
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