RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza della vice presidente LANZILLOTTA
Informativa del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione di emergenza nel Centro Italia e conseguente discussione (ore 10,03)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione di emergenza nel Centro Italia».
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, ciascun Gruppo avrà a disposizione cinque minuti.
Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Gentiloni Silveri.
GENTILONI SILVERI, presidente del Consiglio dei ministri.
Signora Presidente, onorevoli senatori, dall'Assemblea del Senato credo debba venire forte e unanime innanzitutto un sentimento di cordoglio e di compassione per le vittime di queste difficili e, per certi versi, drammatiche giornate: per le ventitre vittime dell'hotel Rigopiano, dove sono ancora in corso le ricerche di sei dispersi; per le sei vittime dell'incidente dell'elisoccorso a Campo Felice; per le cinque persone che hanno perso la vita nel corso di quelle intense giornate di maltempo e di terremoto.
A tutti questi nostri concittadini va il commosso cordoglio dell'Assemblea del Senato. (Applausi. Il Presidente si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea).
Altrettanto forte e unanime credo debba essere il sentimento di riconoscenza per le migliaia di persone - sono 11.000 in questo momento, oltre a quelle degli enti locali e delle Regioni - che si prodigano per salvare vite e per ridurre i disagi. Credo che nella nostra memoria di questi giorni rimarranno impresse innanzitutto le immagini delle catastrofi e dei lutti che ci hanno colpito, ma anche le immagini delle vite salvate, della generosità, del senso del dovere, dello Stato che mobilita tutte le proprie energie e, quando non c'è altra via, arriva anche in mezzo alla tormenta sugli sci e con le pelli di foca. Anche queste immagini resteranno nella nostra memoria. (Applausi dai Gruppi PD, AP (Ncd-CpI), Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE e Misto-Idv). Di questi soccorritori, due dei quali hanno perso tragicamente la vita ieri nell'incidente di Campo Felice, siamo orgogliosi perché sono dei cittadini italiani esemplari. (Applausi).
La valanga che ha travolto l'hotel Rigopiano è giunta, in un certo senso, al culmine di una concatenazione di fenomeni naturali senza precedenti; una nevicata che in quelle dimensioni non si registrava da alcuni decenni e una coincidenza micidiale tra questa nevicata eccezionale e numerose scosse di terremoto. Questa coincidenza non si ricorda davvero a memoria d'uomo.
Una nevicata - ripeto - di dimensioni assolutamente eccezionali. Il primo avviso di questo evento diramato dalla Protezione civile risale a domenica 15 gennaio. La nevicata è stata, come preannunciato, di un'intensità eccezionale in particolare tra il 16 e il 19 gennaio. Tanto per citare un esempio, la stazione nivometrica di Campotosto la sera del 15 gennaio registrava 30 centimetri di neve, la sera del 18 ne registrava 239, oltre due metri di neve accumulati in quel lasso di tempo. Nell'area di Farindola, il Comune di cui faceva parte l'hotel Rigopiano, oltre due metri di neve si sono accumulati in settantadue ore. Queste precipitazioni eccezionali hanno provocato delle conseguenze gravi sul sistema della viabilità e sulla rete elettrica; potete immaginare la situazione dei nostri concittadini che in queste condizioni critiche di viabilità, e per alcune zone anche di allaccio alla rete elettrica, hanno subito il trauma, per la terza volta, del terremoto.
Infatti, com'è noto, mercoledì 18 gennaio si sono registrate quattro scosse rilevanti: la prima alle ore 10,25 di magnitudo 5.1, la seconda alle 11,14 di 5.5 (la più forte), la terza alle 11,25 di 5.4 e la quarta alle 14,33 di 5.0. Alcune ore dopo, una slavina di enormi proporzioni si è abbattuta sull'hotel Rigopiano. Ogni sforzo possibile è stato messo in atto per raggiungere l'albergo colpito dalla slavina. Sapete che all'inizio le operazioni sono state ritardate in modo drammatico dall'impossibilità di utilizzare elicotteri e dal rischio slavine, oltre che naturalmente dalle condizioni della viabilità. Sapete in che modo il luogo di questa tragedia è stato raggiunto, perché le immagini le abbiamo viste tutti, alle 4,30 del mattino dalle squadre del soccorso alpino della Finanza, dei Carabinieri e dei Vigili del fuoco impegnati nel primo soccorso.
Da allora, dalle 4,30 di quel mattino, credo sia stato messo in atto ogni sforzo possibile dal punto di vista umano, organizzativo e tecnico - e gli sforzi sono ancora in corso - per cercare di individuare i dispersi, di salvare vite umane. Non riesco neanche a ricordare tutte le forze che hanno collaborato, lo sapete, e le ringraziamo collettivamente, tutte insieme. (Applausi dai Gruppi PD, AP (Ncd-CpI), Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE e Misto-Idv).
Voglio ringraziare la Protezione civile, che ha coordinato tutto questo, e il vice ministro Bubbico che ha rappresentato il Governo sul posto.
Abbiamo raggiunto quel luogo con le pelli di foca ma abbiamo lavorato, nei giorni seguenti, con sonde a vapore e telecamere di ultima generazione, lavorato con gli strumenti più avanzati di localizzazione dei cellulari a disposizione delle forze speciali della Guardia di finanza, abbiamo messo in campo 200 persone, il massimo possibile in un'area così ristretta e davvero tutti i mezzi possibili. Sono state salvate delle vite umane e purtroppo, come sapete, abbiamo un certo numero, peraltro in evoluzione, di vittime e di dispersi.
Di fronte a questa concatenazione di eventi di crisi senza precedenti nel loro convergere, il dispiegamento di forze coordinate dalla Protezione civile è stato molto rilevante. Siamo passati tra forze civili e forze militari, dalle circa 4.000 - 5.000 persone impegnate il 16, 17 gennaio, alle oltre 11.000 impegnate nella giornata di ieri.
In che cosa è consistito questo sforzo? Innanzitutto nel lavoro eccezionale per cercare di raggiungere le frazioni isolate a causa del terremoto e della situazione di crisi determinatasi nella viabilità, quindi per cercare di risolvere i problemi alla rete elettrica e soccorrere le persone in difficoltà. In quei tre giorni sono stati fatti 3.581 interventi di soccorso via terra e, appena possibile, si sono moltiplicati gli interventi di soccorso per via aerea, nel senso che gli elicotteri sono stati utilizzati per le evacuazioni, per fornire viveri, medicinali e, in qualche caso, foraggio alle frazioni non raggiungibili per strada. In quei giorni hanno lavorato 32 elicotteri con oltre 300 missioni. Il primo obiettivo è stato quello di raggiungere e soccorrere le frazioni in difficoltà, il secondo obiettivo è stato ripristinare la viabilità. In questo sforzo sono state impegnate 146 tra turbine e frese e 250 mezzi antineve specifici.
Sforzo che ha riportato la situazione ad una parvenza di normalità (non parliamo ancora di completa normalità) nel corso dei giorni seguenti, all'apice della crisi che - come sapete - si è registrato nelle giornate del 18 e del 19 scorsi. Oggi le principali direttrici di viabilità sono percorribili, ad eccezione della statale n. 80, la cosiddetta statale del Gran Sasso, che collega Teramo all'Aquila e che ha ancora alcuni tratti chiusi, anche per ordinanze precauzionali della magistratura.
In terzo luogo, si è lavorato per riallacciare la corrente elettrica. Nel momento di picco di questa crisi, cioè lo scorso mercoledì 18 gennaio, le utenze non allacciate hanno raggiunto la cifra considerevole di 177.000, che descrive a tutti noi la dimensione della crisi che quelle popolazioni hanno attraversato. Oggi ne sono rimaste alcune centinaia nella provincia di Teramo. Credo sia giusto, anche a livello di Governo, verificare in questa dinamica quanto abbiano inciso (e certamente hanno inciso in modo determinante) le circostanze eccezionali e quanto ciò abbia messo in luce problemi più generali di manutenzione.
In quarto luogo, si è lavorato per la verifica della situazione e della tenuta delle dighe. Vi sono 40 dighe nell'area interessata dal sisma, monitorate di prassi, con un lavoro coordinato dalla Protezione civile, d'intesa con il Ministero delle infrastrutture, ogni volta che si verifica una scossa al di sopra della magnitudo 4 e che quindi sono state ripetutamente monitorate nel corso degli ultimi mesi. Sapete che un paio di giorni fa c'è stato un incontro, presieduto dal ministro Delrio, che ha asseverato lo stato dei rischi, in particolare intorno agli impianti del bacino di Campotosto, da un lato per prevenire questi rischi e dall'altro per evitare il diffondersi di voci incontrollate su rischi esagerati.
Si è lavorato infine per potenziare la prima assistenza, perché la dimensione tragica della valanga e la dimensione eccezionale della nevicata non devono farci dimenticare l'emergenza sentita da molte di quelle popolazioni, in particolare sul tema del terremoto e della stabilità degli edifici. Le persone in assistenza nei centri coordinati dalla Protezione civile sono passate, per darvi un numero, da 10.076 in data 17 gennaio a 14.576 il 24 gennaio. Quindi, nel corso della settimana che abbiamo alle spalle, sono passate approssimativamente da 10.000 a 15.000, con un incremento piuttosto consistente.
Ci sono stati dei ritardi o dei malfunzionamenti in punti specifici di questo sistema? Ci sono delle responsabilità per la tragedia dell'hotel Rigopiano? Saranno le inchieste a chiarire questo punto. Il Governo non teme certo la verità, ma la verità serve a fare meglio, non ad avvelenare i pozzi. (Applausi dai Gruppi PD, AP (Ncd-CpI), Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE e Misto-IdV). Io, che condivido la ricerca della verità, non condivido una certa voglia, che vedo serpeggiare, di capri espiatori e di giustizieri, anche perché la storia è lesta a trasformare i giustizieri in capri espiatori e sarebbe bene che responsabilmente tutti ne tenessimo conto. (Applausi dai Gruppi PD, AP (Ncd-CpI), Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE e Misto-IdV).
Penso che noi, al di là di singoli errori o responsabilità che, ripeto, saranno le inchieste ad accertare, abbiamo mostrato una capacità di reazione del sistema all'altezza di un grande Paese; non a caso, abbiamo un sistema di protezione civile all'avanguardia. La Protezione civile non è di destra o di sinistra, non è di questo o quel Governo; la Protezione civile è un patrimonio italiano che dobbiamo tenerci stretto. (Applausi dai Gruppi PD, AP (Ncd-CpI), Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) e Misto-Idv).
Io rivendico le decisioni prese dal Governo presieduto da Matteo Renzi, a partire dalla prima crisi ricorderete, quella di fine agosto, e penso che in continuità con quelle decisioni si tratti di muoversi. Abbiamo fatto le scelte giuste e necessarie per la Protezione civile con il commissario Errani e i Presidenti di Regione in funzione di vice commissari, con un gioco di squadra con gli enti locali. Non dobbiamo tuttavia ignorare l'impatto di questa terza, difficile prova alla quale una parte importante dell'Italia centrale è stata sottoposta.
La fragilità di questo meraviglioso territorio non la scopriamo certo con gli episodi degli ultimi giorni: è una fragilità storica. Ma il rischio che gli effetti di questa fragilità provochino una sorta di rassegnata disperazione, è un rischio che va combattuto con tutte le nostre forze. Quindi, saremo al lavoro assieme al commissario, ai vice commissari e a tutte le strutture e agli enti locali, per dare alloggio e scuole, ma anche in prospettiva per sostenere le imprese, l'agricoltura, il turismo, le vocazioni di questo territorio. Dobbiamo pensare all'emergenza, alla ricostruzione e al rilancio di questi territori fondamentali per il nostro Paese. Anche per questo il Governo sta lavorando con la Protezione civile, l'ufficio del commissario, le Regioni gli enti locali e l'Autorità anticorruzione, per rispondere alle sfide che questa terza crisi ci propone.
Abbiamo già esteso, come sapete, nell'ultimo Consiglio dei ministri lo Stato di emergenza e deliberato un primo stanziamento. La prossima settimana vareremo un decreto, e nessuno immagini che questo decreto sia un ritorno all'indietro: sarà un passo avanti molto mirato nei suoi obiettivi, cioè mirato a prevenire su alcuni punti, su alcuni gangli decisivi, l'accumulo di ritardi che finora non ci sono stati, ma che possono verificarsi nei prossimi mesi e che noi dobbiamo prevenire. Le risorse ci sono, e lo voglio dire perché ho letto e visto molte polemiche su questo punto: ci sono 4 miliardi nella legge di bilancio e ce ne saranno altri, come ho anticipato personalmente al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.
Onorevoli senatori, un grande abruzzese, Ignazio Silone, la cui vita era stata segnata dal terremoto di Avezzano del 1915, ammoniva con parole amarissime sulle conseguenze di un fenomeno, il terremoto, che era abituale nelle sue terre, nella Marsica. Diceva Silone: passata la paura, la disgrazia si trasforma in occasione per più larghe ingiustizie. Ebbene, questo non è un destino; è nelle nostre mani evitare che, passata la disgrazia, questa si trasformi in ulteriori ingiustizie. Possiamo evitarlo, lo abbiamo fatto come italiani in tanti territori del nostro Paese e lo faremo anche in queste Regioni dell'Italia centrale. (Applausi dai Gruppi PD, AP (Ncd-CpI), Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) e Misto-Idv).
Per questo oggi è il momento della responsabilità. Onorevoli senatori, l'Italia dolente deve sentire da tutti noi un'assunzione di responsabilità: dal Governo, prima di tutto, non c'è dubbio, per le decisioni che deve prendere e per le responsabilità che gli competono.
Dal Parlamento, che queste decisioni deve migliorare, discutere e approvare rapidamente; dal sistema centrale della protezione civile e dall'ufficio del commissario per la ricostruzione; dalle regioni, dai sindaci, dai dirigenti pubblici, dall'intera pubblica amministrazione.
Le leggi ci sono. Gli indirizzi sono chiari. Ciascuno faccia il proprio dovere. Fare il proprio dovere, prendendo decisioni, firmando le cose che bisogna firmare, procedendo sugli indirizzi e seguendo le leggi che il nostro ordinamento prevede è il modo migliore per dimostrare agli italiani colpiti in questi giorni che non sono soli e che lo Stato è con loro. Vi ringrazio. (Applausi dai Gruppi PD, AP (Ncd-CpI), ALA-SCCLP e GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL)).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritto a parlare il senatore Tarquinio. Ne ha facoltà.
TARQUINIO (CoR). Signora Presidente, la ringrazio del suo intervento, come al solito misurato e pacato. Parlare della disgrazia avvenuta ad agosto e di quanto avvenuto in questi giorni è una cosa difficile.
Certamente noi, come Conservatori e riformisti, non gradiamo strumentalizzazioni di nessun tipo e specie. E stiamo assistendo a cose allucinanti. Assistiamo a querelle ridicole. Tutti hanno fiducia nella magistratura, ma tutti chiedono di indagare su come mai quell'albergo fosse lì, dimenticando che mesi fa si è chiusa una vicenda giudiziaria. Ci attardiamo, però, su cose inutili, senza entrare nel merito delle questioni vere.
Noi ringraziamo tutte le nostre forze dell'ordine: Vigili del fuoco innanzitutto, Protezione civile, Guardia di finanza, Carabinieri, volontari tutti. Ma abbiamo dei problemi. Questa tragedia ultima, queste ulteriori scosse, ci hanno fatto tornare a quel che non sta avvenendo nelle zone terremotate di agosto: ai ritardi, alla rabbia dei sindaci. Io non li addebito certo a lei, assolutamente, ma questi ci sono.
In questa occasione dobbiamo avere il coraggio di affrontare i problemi; in questa occasione dobbiamo renderci conto che la protezione civile, per quanto encomiabile, negli ultimi tre anni è stata praticamente sminuita; dobbiamo avere il coraggio di far sì che la protezione civile sia un corpo proprio, unico e a sé stante, pronto a intervenire come avviene negli Stati Uniti d'America; dobbiamo renderci conto che tanti ritardi derivano anche da mille norme e da codici sugli appalti che spesso diventano ossessionanti e pericolosi per la urgenza che c'è.
Lei ha detto: tutti si assumano le loro responsabilità; tutti firmino ciò che devono firmare. Ma bisogna stare attenti, perché per una firma o per altro si passano guai seri. Noi creiamo sempre più problemi per il terrore della corruzione, che c'è. Ma per il terrore della corruzione non dobbiamo bloccare il Paese.
Dobbiamo mettere in condizione coloro che hanno le responsabilità politiche, amministrative e dirigenziali di essere sereni. Poi se sbaglieranno, qualcuno li colpirà; ma deve colpirli a ragion veduta. Non è possibile aprire un'inchiesta su ogni cosa. Questo ha dell'incredibile. La popolazione ha bisogno di risposte, immediatamente e subito.
Sulle case, come ho già detto nel mio precedente intervento, ed era presente anche lei, bisogna concedere un ruolo maggiore e più responsabilità ai sindaci. Sono loro i primi a rispondere ai loro cittadini. Sono loro che saranno controllati dalle loro comunità.
Mi aspetto che, oltre a tutto lo sforzo del Governo e dell'intero Paese, al di là della solidarietà di tutti, entriamo nel merito vero. La macchina della protezione civile deve essere potenziata; deve essere resa, con qualche norma speciale - passatemi il termine - anche autonoma, come avviene negli Stati Uniti d'America.
Il ministro Delrio è andato via, ma dobbiamo ammettere gli errori: con la riforma delle Province abbiamo levato i fondi alle Province anche per viabilità e scuole; bisogna ripristinarli. (Applausi dai Gruppi CoR e LN-Aut e del senatore Buemi). Possibilmente si ritorni a quel che era per ridare la parola ai cittadini, perché anche da quello derivano tanti guai.
Le Province non potevano intervenire perché non hanno i fondi; non hanno più neanche le competenze, quindi mi auguro che il Governo faccia quello che deve fare rispetto a questi temi. In questo ritengo che serva l'appoggio dell'intero Parlamento. Per il resto, tanta serietà e tanta concretezza. La gente si aspetta risposte vere e immediate e tocca al Governo, con l'appoggio di questo Parlamento, fare quello quel che è necessario fare.
Signor Presidente, le parole sono finite e la gente non ne può più. Tocca a noi dare quelle risposte e sono certo che, se lavoreremo tutti insieme, le daremo, ma solo affrontando seriamente i problemi, senza demagogia, eliminando strutture e sovrastrutture che impediscono ai dirigenti e ai politici di turno di fare il proprio dovere e di dare le risposte dovute ai cittadini. (Applausi dai Gruppi CoR e ALA-SCCLP).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Fucksia. Ne ha facoltà.
FUCKSIA (Misto). Signora Presidente, presidente Gentiloni, non sempre iniziare bene vuole dire essere a metà dell'opera. Se è vero che il 24 agosto, dopo quattro ore, la Protezione civile era già presente sui luoghi - e naturalmente tutto ciò è encomiabile - le cose sono state rallentate in modo inspiegabile. È anche vero che la natura ci ha messo del suo, perché quello che a cui abbiamo assistito è un qualcosa che ha veramente dello straordinario: 49.000 scosse, di cui almeno dieci con una magnitudo superiore a cinque. Negli ultimi giorni quasi 400 scosse al giorno. A tutto ciò si è aggiunta la neve e tutte le conseguenze che ne sono derivate, dalle slavine al resto: un qualcosa che mette alla prova tutti. È per questa ragione, signor Presidente, che lei dovrà coordinare il commissario ad acta e il responsabile della Protezione civile mettendoci non solo il massimo della responsabilità, dell'impegno, della determinazione, ma anche molta lungimiranza, molta obiettività e molto cuore: sì, Presidente, anche quello.
Mi consola il fatto che lei abbia origini marchigiane perché la conoscenza del territorio è fondamentale per rispondere nel modo più congruente ai cittadini, alle popolazioni, a chi sta subendo danni.
Sfido chiunque a provare cosa significhi stare una settimana senza energia elettrica: non potersi lavare, sentire il freddo, non poter neanche cucinare. Sfido chiunque a non avere la possibilità - perché manca la chiarezza - di mettere una casetta di legno, a non poter provvedere autonomamente nel proprio giardino perché le procedure non sono chiare. Guardi, Presidente, non dico di derogare. Abbiamo tanti Comuni e ognuno ha il suo regolamento edilizio che va rispettato, ma le procedure vanno velocizzate. Mi chiedo, allora: come mai tanto rallentamento, come mai le ordinanze che si susseguono sono in contraddizione tra di loro e aumentano la confusione?
PRESIDENTE.Concluda, senatrice.
FUCKSIA (Misto). Signora Presidente, ho una serie di cose da dire; me ne faccia dire almeno tre.
I ritardi sono dovuti anzitutto alla mancanza di liste di professionisti, abilitati oggi a fare le perizie ancora giurate: tutto ciò è vergognoso. Il professionista giura, basta una perizia asseverata. Ancora, mancano procedure chiare: addirittura gli istituti per la ricostruzione post terremoto non sono ancora stati costituiti. Nelle Marche uno degli esempi più veloci è ad Ascoli Piceno, eppure si tratta di strutture fantasma: di 75 persone figuranti, teoriche, ce ne sono 20 e mancano i tecnici. È tutto solo sulla carta ma niente in concreto: se non si ha chiarezza nelle procedure non si hanno neanche le persone, non si sa come provvedere, non si sa come chiedere i soldi, non si sa come intervenire.
Un'altra importante assenza, oltre a quella degli uffici per la ricostruzione, è quella della Direzione di comando e controllo (Dicomac). Non è possibile che non ci sia per ogni Regione un Dicomac di coordinamento.
PRESIDENTE. Per rispetto dei suoi colleghi, deve concludere, altrimenti il Presidente del Consiglio dovrà andare via.
CERONI (FI-PdL XVII). Non si può fermare un dibattito così importante! Possiamo parlare tre minuti di una tragedia come questa? Non è possibile!
FUCKSIA (Misto). Presidente, le chiedo espressamente un confronto anche per avanzare delle proposte concrete perché - le ricordo - che nel 1997, in una situazione molto meno tragica di questa e molto più limitata, a Fabriano, dopo tre mesi, avevamo le casette e iniziato la ricostruzione. Ciò è avvenuto perché non si sta facendo l'accentramento come adesso. Noi abbiamo insegnato ad Errani in Emilia perché il terremoto lo abbiamo avuto prima. Ogni cinque anni c'è un terremoto nell'Appennino. Adesso Errani non fa neanche ciò che ha fatto in Emilia. Qui c'è stata molta più libertà; oggi, invece, c'è un accentramento che blocca e ingessa. Le cose si velocizzano quando gli appalti non sono mega, ma piccoli e fanno lavorare le aziende e i professionisti del territorio e di questi ne abbiamo in avanzo. Il pubblico faccia i controlli; la Protezione civile è bravissima e merita tutti gli encomi, ma si deve limitare a fare emergenza; non si può occupare di valutazione e gestione della ricostruzione perché non ha le competenze per farlo. Se oggi rallentiamo... (Il microfono si disattiva automaticamente). Siamo ipocriti: non possiamo andare a fare le passerelle e non affrontare i temi.
Presidente, chiedo un confronto per darle risposte, indicazioni e suggerimenti per una velocizzazione che si può conseguire non solo chiedendo più soldi, assumendo persone che neanche servono, ma utilizzando ciò che abbiamo, il buonsenso, decentrando e facendo fare a ognuno ciò che deve fare. Molto altro potrei dire, ma per ovvi limiti di tempo chiudo qui. (Applausi della senatrice Simeoni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Arrigoni. Ne ha facoltà.
ARRIGONI (LN-Aut). Signor Presidente del Consiglio, esiste ancora un sistema di Protezione civile efficiente? No, non lo diciamo noi, ma la gente che ha vissuto sulla propria pelle il terremoto e il post terremoto e l'emergenza maltempo, gente sconcertata e indignata nel constatare che molto non è andato per il verso giusto. Probabilmente hanno ragione. Ciò che era un fiore all'occhiello per l'Italia, acquisendo meriti e riconoscimenti in tutto il mondo, è stato nel tempo completamente smantellato, con conseguenze che sono sotto gli occhi e che si pagano in termini di vittime, emergenze e disagi. Possiamo dire come Lega Nord che qualcosa non sta funzionando per il post terremoto e l'emergenza maltempo senza essere tacciati di voler strumentalizzare l'emergenza? Molte cassette in legno e container promessi non sono ancora arrivati nel Centro Italia, lasciando famiglie in condizioni critiche al freddo e al gelo. Il sorteggio delle cassette con il notaio rappresenta un fallimento dello Stato. Le stalle mobili promesse agli allevatori da cinque mesi sono arrivate in minima parte. Nonostante l'allerta meteo per le abbondanti nevicate, non è stato approntato adeguatamente il servizio di sgombero neve sulle strade, soprattutto quelle provinciali, perché diversi mezzi spazzaneve e turbine in dotazione - non sappiamo se adeguati - erano rotti e sprovvisti di adeguata manutenzione. La limitazione e il blocco della viabilità hanno determinato serissimi problemi per i soccorsi e, per esempio, ha rallentato l'intervento ENEL per ripristinare le utenze elettrice disalimentate. L'ha detto lei: 177.000 utenze tra il 18 e il 19 gennaio e oltre 300.000 persone! Le ultime stanno ancora aspettando, dopo dieci giorni. Ci sono state decine di migliaia di famiglie per dieci giorni senza luce, riscaldamento e telefono. L'isolamento di interi paesi e frazioni per sette giorni ha impedito l'attività di soccorso e l'assistenza alla popolazione, che è l'obiettivo primario della Protezione civile. Le Protezioni civili di Lombardia e Veneto erano pronte da giorni a mandare altri mezzi e uomini efficienti e allertati, ma questi non sono stati chiamati nonostante le necessità. In questo dramma, sabato la Commissione grandi rischi ha lanciato l'allarme per una possibile scossa nell'Aquilano con magnitudine fino a sette, creando un panico tra la popolazione e costringendo i sindaci a chiudere le scuole. Si è trattato di un esercizio di scarica barile di responsabilità verso i primi cittadini.
Lasciamo che la procura faccia le indagini su quanto successo all'hotel Rigopiano.
Ma cosa fare per una resistenza e una reazione efficienti ed efficaci alle calamità naturali e alle emergenze che troppo frequentemente colpiscono il nostro Paese? Servono azioni di sistema e poteri straordinari. Serve un riordino pensato e ponderato dalla Protezione civile, con una linea di comando chiara e un solo comandante in capo, un generale con pieni poteri. Servono regole chiare in ordine a chi fa cosa e da quanto. Bisogna poi accelerare le procedure amministrative per affrontare l'emergenza e la ricostruzione. Per appalti, lavori e servizi occorre procedere con procedure negoziate, utilizzando le white list. Procedere con le gare in tempo di guerra, come dice il sindaco Pirozzi di Amatrice, è pura follia.
Servono risorse adeguate per i Comuni che hanno vissuto tagli pesanti negli ultimi anni (oltre 8 miliardi di euro dal 2012). Ai sindaci servono risorse e occorre anche prevedere l'obbligo per i Comuni di dotarsi di un piano di protezione civile. Purtroppo - diciamolo - in Italia ci sono Regioni dove meno dalla metà dei Comuni ha un piano di protezione civile. Servono risorse soprattutto alle Province, che sono state vuotate irresponsabilmente con la cosiddetta legge Delrio (dal nome del Ministro che prima la affiancava) e successive leggi di stabilità. È stato irresponsabile, in pendenza della riforma costituzionale, lasciare senza risorse gli organi con competenza su strade e scuole. La settimana scorsa in Abruzzo le strade provinciali erano totalmente bloccate. Occorre, quindi, puntare realmente sulla prevenzione. Basta chiacchiere. Occorrono opere di difesa del suolo, edifici adeguati sismicamente e, soprattutto, dotazioni di mezzi adeguati per gli enti locali. In particolare, non può più esistere che chi è chiamato a guidare l'emergenza e la ricostruzione sia ostacolato dalla burocrazia asfissiante e, soprattutto, debba agire nel timore di finire sotto processo per un errore anche formale. Serve una salvaguardia per il comandante in capo che deve essere chiamato a condurre l'emergenza e la ricostruzione.
Queste sono le proposte avanzate dalla Lega Nord. Tutti dobbiamo cercare di capire cosa non ha funzionato e invece no: assumere decisioni come quella di ieri - mi riferisco all'approvazione da parte dell'Assemblea del Senato della procedura di urgenza per un disegno di legge delega sul riordino della protezione civile - vuol dire - questo sì - strumentalizzare e speculare sulla vicenda terremoto e neve. (Applausi dal Gruppo LN-Aut e dei senatori Quagliariello e Scibona). Dare agli italiani un servizio di efficientismo pasticciato non è la risposta adeguata alle emergenze. Non è così che si compie un servizio al Paese. Ciò significa, ancora una volta, tradire le aspettative degli italiani e mortificare gli sforzi di molti sindaci che la scorsa settimana erano in prima linea e non hanno dormito per notti consecutive. Ciò significa mortificare gli sforzi di centinaia di uomini dei Vigili del fuoco, della Protezione civile, del Soccorso alpino, della Croce Rossa, dell'ANPAS e delle Forze dell'ordine e dei tanti volontari che da giorni stanno lavorando incessantemente, rischiando anche la propria vita, come è avvenuto con la caduta dell'elisoccorso. A loro possiamo dire solo una cosa: siete veramente immensi.
Infine, da parte della Lega Nord indirizzo una preghiera per chi non è più tra noi e per le famiglie delle vittime dell'hotel Rigopiano e delle sei dell'elisoccorso, nonché per chi è morto assiderato perché non è stato raggiunto dai mezzi di soccorso. (Applausi dal Gruppo LN-Aut e dei senatori Compagna e Quagliariello).
PELINO (FI-PdL XVII). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PELINO (FI-PdL XVII). Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ringrazio il presidente Gentiloni per essere venuto in Senato a informarci della situazione e delle iniziative che intende mettere in atto.
Quanto successo nella mia Regione, l'Abruzzo, sembra essere la cronaca di una tragedia annunciata. Un albergo costruito in una zona a rischio all'interno di un parco naturale, un'allerta meteo che prevedeva condizioni molto difficili, movimenti intensi e ripetuti della terra, il pericolo valanghe, una macchina dell'emergenza assolutamente inefficiente nonostante ci si trovasse in zone dove la neve cade copiosa ogni anno.
E il soccorso è stato lasciato alla buona volontà di pochi, eroici campioni, che hanno fatto molto più di quello per cui sono pagati, dimostrando una generosità e una dedizione al proprio mestiere davvero eccezionali, salvando delle vite, di adulti e di bambini.
E purtroppo ancora troppe vittime innocenti, cui vanno il nostro pensiero e le nostre preghiere. Un pensiero anche alle persone cadute con l'elicottero in soccorso.
Siamo di fronte a una completa perdita di credibilità dello Stato, perché si sono sbagliate le principali scelte di politica economica, consegnandosi a una burocrazia impreparata, lenta e, in alcuni casi, incapace.
Un apparato statale che non è in grado di capire le situazioni, che non assicura la manutenzione delle strade colpite da eventi atmosferici che sono straordinari, ma non ingestibili, che tiene ferme le turbine spazzaneve, che non controlla le linee elettriche garantendo la luce e il riscaldamento nelle case.
Probabilmente anche perché i fondi messi a disposizione per l'emergenza si sono dimostrati insufficienti. Le risorse per il soccorso civile, che comprende gli interventi per le calamità e i fondi per la Protezione civile, quest'anno sono state addirittura tagliate di 320 milioni di euro dall'ultima legge di stabilità. Così come i famosi 6 miliardi per la ricostruzione post-terremoto saranno distribuiti su trent'anni. Ma come è possibile pensare una ricostruzione che duri così a lungo?
E allora non ci meravigliamo se i nostri connazionali sono indignati di fronte a un'accoglienza che riguarda altri, ma non loro. Questo non è populismo, perché i dimenticati sono diventati i cittadini italiani, costretti dopo cinque mesi dal terremoto a vivere ammassati in tendoni, a non potersi muovere perché le strade sono bloccate, a non ricevere frutta e verdura, a non riuscire a foraggiare gli animali, a non potere ricostruire perché gli assurdi vincoli ambientali non hanno consentito ancora di rimuovere e separare i differenti detriti del terremoto.
Allora, signor Presidente del Consiglio, la invitiamo a mettere in campo risorse autentiche e immediate e a dare una svolta semplificatrice al lavoro della Protezione civile; ma le chiediamo anche di snellire gli iter ancora troppo macchinosi previsti per la ricostruzione, prevedendo tempi più veloci e l'assegnazione dei contributi in tempi certi.
La neve si scioglierà con l'arrivo della primavera, ma non possiamo permetterci di lasciare la nostra gente ad aspettare il prossimo inverno ancora in una tenda. (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII e della senatrice Fucksia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Quagliariello. Ne ha facoltà.
QUAGLIARIELLO (GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL)). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, siamo totalmente d'accordo con lei sul ringraziamento agli uomini impegnati in questa emergenza, per la loro abnegazione. Siamo d'accordo con lei sull'ottimismo della volontà che esprime il suo intervento.
Non siamo d'accordo con lei sulla ricostruzione dei fatti e lo diciamo senza alcuna strumentalizzazione. Abbiamo scelto di andare nei luoghi dell'emergenza senza fare nemmeno un comunicato stampa e abbiamo riscontrato situazioni di esclusione non degne di un Paese civile, innanzitutto sul piano dell'energia.
Vi sono decine e decine di migliaia di utenze rimaste prive di alimentazione (si stimano oltre 500.000 persone) per diversi giorni. Attualmente sono ancora 15-20.000 le utenze non alimentate. Tra l'altro, la fornitura d'energia viene garantita da gruppi elettrogeni provvisori e molti ancora sono stoccati e non portati a destinazione.
Sotto l'aspetto dell'emergenza deve essere segnalata l'abnegazione degli uomini; sotto il profilo preventivo deve essere, invece, sottolineata la carenza di investimento sulle reti. Mancava, infatti, il gasolio per l'alimentazione dei gruppi elettrogeni e ci sono stati ritardi, inefficienze, disfunzioni. Soprattutto la popolazione della montagna oggi è stremata.
Per quanto riguarda la viabilità, vi sono pochi mezzi a disposizione. Le turbine sono arrivate in ritardo e intere zone sono rimaste isolate e senza illuminazione per giorni. Ancora oggi non sono state raggiunte tutte le località e le case. Sono chiarissimi i segnali di sottovalutazione a livello centrale.
Agricoltura e allevamento: signor Presidente, le agghiaccianti immagini che abbiamo visto non si riferiscono a questa emergenza, ma a quella di fine ottobre, quando erano state promesse stalle provvisorie che sarebbero dovute arrivare in tempo e che gli allevatori di Lazio, Marche, Abruzzo non hanno ancora visto.
Signor Presidente, bisogna distinguere ciò che era assolutamente imprevedibile, come l'evento sismico e la sua durata, da ciò che era assolutamente prevedibile, perché la neve in Abruzzo - le assicuro, avendo abitato lì per nove anni - non è un caso e non è qualcosa di imprevedibile. Dobbiamo oggi, di fronte a questa situazione, interrogarci sullo stato della nostra protezione civile, sulla gestione della nostra rete energetica, sull'indebolimento dell'apparato pubblico, che è avvenuto anche per la situazione che abbiamo creato con le Province.
C'è una categoria che segnala il ritorno indietro di Paesi civili: la contromodernizzazione. Non vorremmo che questa categoria fosse applicata al nostro Paese.
Mi lasci dire un'ultima cosa, signor Presidente: è bruttissimo fare classifiche per quanto riguarda situazioni di emergenza e di dolore ed io credo che vadano assolutamente evitate, ma l'emergenza, in Abruzzo in particolare, dura dal 2009, basta vedere i nuovi danni che sono stati causati nei paesi del cosiddetto cratere. In quella Regione vi sono spopolamento e desertificazione di intere aree, dislocazione di imprese e serissimi problemi per il turismo, che era una vera e propria risorsa.
È necessaria, signor Presidente, una legge speciale per l'Abruzzo che non parli soltanto di emergenza, ma anche di prospettiva e rilancio per questa terra martoriata. Quanto lei ha ricordato di Ignazio Silone è segno delle radici profonde di questo martirio.
Infine, signor Presidente, l'emergenza non è finita: quello che è avvenuto in questi migliori porterà con molta probabilità frane e inondazioni per l'imbibimento dei terreni e delle strutture e per le conseguenze della neve e del terremoto. Facciamoci trovare pronti, per non dover tornare in quest'Aula tra qualche mese a parlare di imprevedibilità per ciò che è assolutamente prevedibile. (Applausi dal Gruppo GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL) e delle senatrici Rizzotti e Fucksia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Barani. Ne ha facoltà.
BARANI (ALA-SCCLP). Signor Presidente del Consiglio dei ministri, di fronte ai drammatici problemi che hanno colpito una parte così rilevante del nostro Paese, il primo pensiero del nostro Gruppo deve andare alle vittime, a coloro che hanno perso tutto o quasi, soprattutto a coloro che non ci sono più ed hanno perso la vita in modo così traumatico e tragico. Questo sentimento di umana pietà deve prevalere su ogni altra considerazione. Non abbiamo quindi apprezzato coloro che, invece, hanno preferito inveire quando gli uomini, come lei ha detto, impegnati nei soccorsi, erano all'opera in condizioni spesso proibitive, con sprezzo del pericolo ed uno spirito di abnegazione che non può essere oscurato dalle critiche, pur giuste, sui ritardi e sulle contraddizioni che si sono verificate. Per questo ci sarà tempo e modo. Ma nel momento del dolore collettivo era bene far emergere quello spirito di solidarietà che deve rimanere il collante della nostra coesione nazionale.
Mi ha fatto molto piacere, signor Presidente, che lei abbia citato Ignazio Silone, che - le ricordo - era un grande socialista e nei momenti di difficoltà questo Paese deve per forza fare riferimento a chi ha una cultura come la mia.
Di fronte a catastrofi naturali di questa portata, al susseguirsi delle scosse di terremoto che stanno martoriando paesi e borghi dell'Italia centrale, era bene dimostrare che la politica tutta é unita nel piangere le vittime, senza per altro cessare di interrogarsi sulle ragioni di fondo che hanno contribuito a rendere più drammatico il bilancio finale. Ed é di questo che oggi, con senso di responsabilità, dobbiamo discutere.
Certo, ci troviamo di fronte ad una sorta di tempesta perfetta, data dalla concomitanza di condizioni meteorologiche eccezionali, le peggiori degli ultimi quarant'anni, ed il susseguirsi di scosse telluriche dell'intensità che tutti conosciamo. Tutto ciò ha inevitabilmente contribuito a rendere quanto mai difficile l'azione di soccorso, ma la catastrofe finale, segnata dalle morti e dalle sofferenze di tanti nostri cittadini, non può essere considerata solo la figlia di un «destino cinico e baro»: è infatti evidente che quelle cause eccezionali hanno operato su un terreno che era fragile di suo e questa interazione ha avuto un effetto negativo dirompente.
A monte di tutto, vi è la scarsa attenzione data ai problemi della normale manutenzione, non solo di strade e sentieri, per non parlare dei corsi d'acqua, come nel caso della Calabria e della Sicilia, che sappiamo tutti quanto sia difficile: i nostri colleghi sindaci non possono intervenire nei boschi, quando questi diventano fiumi, o nei fiumi quando questi diventano boschi, perché non ne hanno i poteri; la stessa rete elettrica è da anni abbandonata a se stessa e le interruzioni di corrente elettrica che hanno colpito comuni e frazioni dell'Abruzzo ne sono la testimonianza più eloquente, né vale la giustificazione che quelle erano zone impervie. Proprio per questo motivo, l'ENEL dovrebbe intensificare sforzi ed investimenti per garantire l'erogazione di un servizio di carattere generale: se questo non è avvenuto, esiste una precisa responsabilità del management.
È però sulla Protezione civile che, in conclusione, si appuntano i maggiori rilievi e non sull'istituzione in quanto tale, ma sulla sua organizzazione, che ha mostrato tutti i suoi limiti: carenza di comunicazione interna, scarsa capacità di analisi della situazione di crisi, lentezza nell'organizzazione dei soccorsi. Certo, Bertolaso e Gabrielli, che si sono sempre dimostrati all'altezza, non li abbiamo più e i fenomeni sono stati attenuati dall'abnegazione dimostrata dai suoi membri, una volta avuta contezza del disastro intervenuto. Eppure, quell'organizzazione non è forse il modello che, solo qualche anno fa, altri Paesi ci invidiavano? Da allora, però, gli stanziamenti sono stati concessi con il contagocce, se non addirittura ridotti, e la sua governance ha subito un processo di burocratizzazione, subendo anche il peso della duplicità del comando, a causa della presenza del commissario straordinario all'emergenza.
Bisogna puntare sulla prevenzione e ridare autorevolezza e fondi a questa Protezione civile, affinché abbia la contezza di avere uomini preparati al suo comando, perché di quelle 146, tra turbine e apparecchiature varie, ne sarebbe bastata una che liberasse la strada prima che succedesse quell'evento e molte famiglie che erano in quell'hotel avrebbero potuto fare ritorno alle loro case. (Applausi dal Gruppo ALA-SCCLP).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Panizza. Ne ha facoltà.
PANIZZA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Signora Presidente, colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, desidero anzitutto ringraziare il presidente Gentiloni per aver informato il Parlamento sulle condizioni in cui versano le zone terremotare e sulle misure che il Governo intende intraprendere per far fronte all'emergenza.
Oggi l'Italia piange le vittime e si stringe attorno ai Vigili del fuoco, ai volontari, agli operatori della Protezione civile e del soccorso alpino, nonché a tutti quelli che in questi giorni hanno dato prova di una professionalità intrisa di grande coraggio e umanità. Il coordinamento della Protezione civile, che è fatto dalla Provincia autonoma di Trento, ha funzionato in questi giorni davvero con grande efficienza, perché momenti e vicende come questi richiedono la massima unità di tutte le forze politiche e degli attori istituzionali. Occorrono serietà e serenità per una gestione efficace e responsabile, in cui non ci deve essere spazio per le strumentalizzazioni di basso cabotaggio e una lettura irrazionale, tutta emotiva, della vicenda.
In tal senso, ho colto assai favorevolmente il suo appello all'assunzione di responsabilità da parte di tutti, presidente Gentiloni. Come ha evidenziato, si è trattato di un fenomeno eccezionale: due calamità che avvengono nello stesso momento, il terremoto e la neve, possono mettere in ginocchio anche il migliore dei sistemi di protezione.
Tuttavia questo non può essere un alibi. Per nessuno. Se ci sono delle responsabilità penali, è giusto accertarle e perseguirle. Questo compito spetta però alla magistratura e la politica, tutta, dovrebbe rimanerne fuori, evitando di emettere sentenze che non sono nelle sue prerogative.
Alla politica, al Parlamento, spetta invece capire cosa deve essere migliorato dei nostri dispositivi di protezione. Spetta lavorare per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma. Come aumentare la sicurezza complessiva delle nostre città a fronte di calamità naturali di qualsiasi tipo, dai terremoti al dissesto idrogeologico.
I ritardi sulle consegne delle casette nella zona di Amatrice devono suonare come un campanello d'allarme. Il Trentino, a tre settimane dal terremoto, ha consegnato prefabbricati che hanno permesso il regolare inizio dell'anno scolastico per gli studenti delle elementari. Così come ci sono state tante altre iniziative di solidarietà e di vicinanza che hanno alleviato le difficoltà e dato il loro piccolo, significativo contributo lungo la strada della normalità. Chiaramente non basta.
Il punto vero è che vanno messe a punto al più presto le norme per dare una marcia in più alla ricostruzione. A cominciare dai tempi dei rimborsi per i danni subiti, la ricostruzione delle scuole, i tempi di rilascio delle autorizzazioni e per l'avvio dei lavori. Bisogna trovare un punto di equilibrio tra efficacia dei lavori e garanzie massime di contrasto per possibili tentativi di infiltrazione di organizzazioni interessate a speculare sulla ricostruzione.
Da questo punto di vista, è positivo che sia stato portato in Aula il testo di riforma della Protezione civile. È molto condivisibile l'analisi che questa mattina ha fatto «Il Sole 24 Ore», sulla necessità di costruire un sistema equilibrato, con competenze ben delineate, una chiara catena di comando, con trasparenza amministrativa, evitando quel rimpallo delle responsabilità, in particolare con i Comuni. Il ruolo delle Regioni, Presidente, è molto importante e mi creda che la catena di comando forse oggi è un po' complessa. La presenza di centri operativi comunali, di centri di coordinamento e soccorso presso le prefetture, le sale operative regionali, la Dicomac; ecco io credo che il coordinamento tra Regione e prefettura non possa essere di tipo dualistico, ma che debba essere un po' più efficace con pieni poteri.
Noi oggi ci troviamo in questa frustrante condizione, frutto di alcune nefaste esperienze del passato, per cui la velocità non garantisce la trasparenza e la trasparenza produce lungaggini burocratiche, incertezze e lentezze.
Come Gruppo per le Autonomie, fin dallo scorso agosto abbiamo sempre offerto la nostra disponibilità e dato il nostro contributo affinché fosse questa la traccia. Continueremo a farlo anche adesso, con quella responsabilità che è prima di tutto una forma di rispetto verso gli italiani, verso quei territori che vivono un momento così difficile. (Applausi del senatore Buemi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Tremonti. Ne ha facoltà.
TREMONTI (GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL)). Signor Presidente, signori senatori, data la drammaticità della situazione, pur nella relativa solennità di questa sessione, le è qui formulato un serio invito alla responsabilità. È giusto, ma la responsabilità postula anche la verità e della verità fanno parte anche i limiti dell'azione del suo Governo. Limiti di forma, di procedura e limiti di sostanza.
Nella procedura e nella forma si contano quattro consecutive, concatenate e contraddittorie ordinanze. Smettetela di fare danni. Per quanto riguarda la sostanza dei fondi e dei mezzi finanziari, se lei osserva pagina 53 del rapporto dell'unità di bilancio del Parlamento, tabella sui fondi disponibili, trova solo due miliardi effettivamente attivabili per la ricostruzione. Tutto il resto gira con la tecnica dei carri armati di Mussolini; non è una partita di giro, è una partita di raggiro. (Applausi dal Gruppo LN-Aut). Sono soldi spesi già e altrove.
E non proseguite con la sceneggiata dell'Europa; l'Europa i soldi non ce li dà comunque, ci permette semmai di spendere i nostri soldi, ma non ci toglie i debiti, ce li lascia.
Io credo che sia davvero cinico questo utilizzo dei numeri. L'Aquila è costata più o meno 13 miliardi, l'Emilia più o meno 13 miliardi. Voi ci avete detto, e avendolo detto voi, è vero, 25 miliardi. Signor Presidente, lei ha garantito la disponibilità dei fondi; torni qui la prossima volta, al più presto, ci dica dove li trova, come li trova, certamente troverà la disponibilità di questo Parlamento. Inviterei però a non usare la forma cinica della parresia filosofica.
Un invito finale: a piazza Santi Apostoli ci sono i terremotati, faccia un salto e dica le stesse cose anche a loro. (Applausi dai Gruppi GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL), LN-Aut e FI-PdL XVII).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ceroni. Ne ha facoltà.
CERONI (FI-PdL XVII). Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, anche io apprezzo molto il suo atteggiamento misurato e pacato, perché il Paese in questo momento non ha bisogno di sbruffoni. Lei è marchigiano come me e rappresenta bene la nostra indole laboriosa e poco incline alle polemiche. Tuttavia, non si può tacere che le Marche, che vivo e rappresento, sono in condizioni drammatiche dopo ciò che è successo. I provvedimenti che il Governo ha adottato per affrontare l'emergenza terremoto si sono rivelati insufficienti, inadeguati e, per certi aspetti, completamente sbagliati. Con provvedimenti basati sulla convinzione che una tragedia possa essere l'ennesima occasione per rubare si rischia di perdere di vista l'obiettivo di contenere i disagi, di ricostruire e di far ripartire la speranza. (La luce del microfono del senatore Ceroni comincia a lampeggiare).
Scusi, signora Presidente, quanti minuti ho per parlare? Non è possibile strozzare un dibattito in questa maniera! Posso parlare con questa luce che lampeggia? Facciamola finita e utilizziamo il nostro tempo in maniera adeguata!
PRESIDENTE. Calma, senatore Ceroni, lei ha tre minuti per parlare, secondo le modalità che sono state concordate con il Presidente del Consiglio e con i Gruppi.
CERONI (FI-PdL XVII). Ma io straccio tutto e me ne vado via, signora Presidente, se non mi fate parlare! Consentitemi di parlare e di esprimere il mio pensiero!
PRESIDENTE.Senatore Ceroni, si tranquillizzi. Lei ha tre minuti, perché è stato articolato il tempo del suo Gruppo. Lei ha tre minuti, senatore Ceroni, perché altri senatori del suo Gruppo hanno parlato. Tutti i Gruppi hanno lo stesso trattamento, ma altri suoi colleghi hanno chiesto di parlare, frazionando il tempo; altrimenti avrebbe avuto dieci minuti.
CERONI (FI-PdL XVII). Ad oggi sono trascorsi cinque mesi esatti dal sisma. Interi paesi sono deserti, i sopralluoghi sono fermi, i cittadini sono stati deportati sulla costa, il settore agricolo è abbandonato a se stesso. Secondo un dispaccio della Coldiretti, nelle Marche erano state previste e considerate necessarie 635 stalle; solo 77 sono state portate sul luogo e solo due sono funzionanti. C'è qualcosa che non ha funzionato: non è possibile che, dopo cinque mesi, siano pronte e consegnate agli agricoltori solo due stalle.
Poi c'è il problema delle risorse (cui ha accennato prima anche il senatore Tremonti): le risorse stanziate per il terremoto non sono sufficienti. O comunque, perché non vengono pagati gli albergatori, che hanno ospitato 5.300 persone sulla costa? Sono 30 milioni di euro, che sono sulle spalle degli albergatori, i quali non riescono più ad avere le forniture e sono esasperati. Lei ha annunciato un nuovo provvedimento, signor Presidente del Consiglio: lo faccia presto. Deve essere un provvedimento semplice e chiaro, che possa consentire ai progettisti di far ripartire la progettazione e di far intravedere una speranza, perché ad oggi non abbiamo messo neanche un mattone. E lo faccia presto, prima che la protesta possa sfociare in qualcosa di incontrollabile. Oggi c'è una manifestazione a piazza Santi Apostoli: la gente si aspetta delle risposte concrete. Io, signor Presidente del Consiglio, mi fido di lei; noi siamo pronti a dare il nostro contributo, ma ad oggi non siamo stati sentiti un solo minuto e non una sola proposta è stata raccolta e accettata. Eppure siamo lì, sentiamo le persone e potremmo essere utili a questo Paese. (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII e della senatrice Fucksia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice De Petris. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-SI-SEL). Signora Presidente, vogliamo anzitutto esprimere, come senatori di Sinistra Italiana, ancora una volta il cordoglio, il dolore e la vicinanza a tutte le vittime e la vicinanza e la solidarietà a tutti volontari, a tutti gli uomini e le donne dei vigili del fuoco, del soccorso alpino, delle forze dell'ordine e a tutti coloro che in queste ore stanno continuando eroicamente a fare il loro lavoro per cercare di salvare le persone.
Ora, Presidente, lei ha fatto appello al senso di responsabilità. Noi, in tutti questi giorni, come avrà spero notato e apprezzato, non abbiamo voluto assolutamente iscriverci nell'elenco di coloro che polemizzano perché bisognava stare vicini alle persone che soffrono e a coloro che stanno adoperandosi per i soccorsi. Questo nostro stile, questo nostro costume politico, però, non ci può far tacere su una serie di questioni che lei, purtroppo, nella sua informativa, a nostro avviso ha ampiamente sottovalutato o ha taciuto.
Infatti, è vero che la situazione è stata eccezionale data la concomitanza dell'ondata di nevicate e di gelo e il terremoto. Certamente si tratta di una condizione eccezionale, ma non noi non possiamo assolutamente tacere dei ritardi, dell'inefficienza e della disorganizzazione. Come si fa, Presidente, a non comprendere che qualcosa nella catena di comando evidentemente non ha funzionato? Tutto il sistema di allerta non ha funzionato. Ora la magistratura indagherà, e questo è compito suo, ma certamente voglio citare il buco nero della prefettura, e non mi riferisco soltanto alla famigerata telefonata che sarebbe stata sottovalutata da una funzionaria. Faccio riferimento al fatto che l'allerta, a quanto pare, era stata data: si passava dal grado due a quattro per quanto riguardava l'allarme valanghe e questo è stato ampiamente sottovalutato. Tutto il sistema, la catena di comando e il sistema di allerta non ha evidentemente funzionato e questo problema si è inserito su una situazione assolutamente fragile e grave dal punto di vista infrastrutturale.
Che dire, poi, dell'ENEL? Lei non può non sapere che erano stati recentemente stanziati dei fondi, circa 60 milioni, proprio per la ristrutturazione della rete elettrica. Ancora oggi ci sono tantissime persone senza energia elettrica. In quei territori, Presidente, dai quali io provengo, vi è un problema di fragilità ormai atavica, vi è un problema relativo alle infrastrutture elettriche e idriche, ma c'è anche un'altra questione. Voi continuate a tacere del disastro che avete combinato con la situazione delle province e di tutto il sistema della manutenzione - soprattutto in condizioni eccezionali come queste - della rete stradale provinciale che è quasi in stato di abbandono, per non parlare della rete viaria rurale. Vi è un sistema che, a livello territoriale, rischia ormai il crollo. Questo è un problema di risorse e di organizzazione oltre che della catena di comando della Protezione civile.
Ora, continuare a dire che è stato un evento eccezionale e che la Protezione civile ce la invidiano in tutto il mondo significa non voler affrontare davvero e seriamente, signor presidente Gentiloni, i nodi sui quali si deve intervenire. Noi dobbiamo intervenire per rafforzare non solo il centro ma tutta la catena. A livello territoriale e comunale dobbiamo implementare i sistemi di Protezione civile. Non possiamo affidarci solo agli eroi. Guai, Presidente, al Paese che può affidarsi solo agli eroi. Noi abbiamo degli eroi e ci sono continuamente esempi di eroismo ma un Paese civile non può affidarsi solo a questo. È assolutamente necessario, quindi, intervenire per stabilire come affrontare, una volta per tutte, le situazioni gravi relative all'Appennino. Ne stiamo parlando non da oggi ma è evidente che in situazioni eccezionali come queste i problemi strutturali e di abbandono che si hanno in quelle zone si acutizzano.
Parlate di scuole, ma le scuole, in quei territori, le stanno chiudendo come hanno chiuso gli uffici postali e tutto il resto, per non parlare della questione del territorio.
Non ho più tempo a disposizione, ma che dire dei ritardi nella ricostruzione? Non si può dire che le cose stanno andando bene; non si può vedere lo spettacolo di una riffa per l'assegnazione di 25 casette di legno. Se non si vuole affrontare davvero di petto la questione del sistema degli appalti, di come sta avvenendo la ricostruzione, noi davanti a un altro evento eccezionale - e ci dovremo preparare a questo in modo strutturale, vista la situazione generale dei cambiamenti climatici - rischieremo ancora una volta di doverci affidare solo agli eroi. (Applausi dal Gruppo Misto-SI-SEL).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mancuso. Ne ha facoltà.
MANCUSO (AP (Ncd-CpI)). Signora Presidente, signor presidente Gentiloni, la ringrazio per aver risposto in maniera così celere. Ciò ci consente certamente di fare chiarezza su quanto avvenuto, ma soprattutto di sottrarre, almeno si spera, alla polemica politica, quella demagogica un evento così drammatico, talmente drammatico che sarebbe dovuto rimanerne fuori, ed invece - e la cosa mi addolora profondamente - è diventato strumento di contesa, quasi come se fosse tema da campagna elettorale.
Voglio dirlo con chiarezza, è necessario, mai come in questo momento, abbassare i toni, evitare inutili passerelle e rivolgerci con il dovuto rispetto a quelle migliaia di famiglie piegate da questa tragedia. La politica ritorni a svolgere il suo ruolo e cioè quello di affrontare e risolvere i problemi dei cittadini fornendo soluzioni. Siamo qui per questo.
Quindi, signor presidente Gentiloni, la sua presenza in quest'Aula assume oggi un valore notevole e consentirà all'Esecutivo di confrontarsi in tempo reale con tutte le forze politiche, dando conto della reale situazione e ricevendone, mi auguro, spunti interessanti su come intervenire e gestire questa emergenza. Consentitemi, non per fare un esercizio di retorica ma perché lo sentiamo fortemente e intimamente, di fare un plauso alle forze dell'ordine, ai volontari, agli uomini e le donne che in questi giorni con enorme sacrificio ed impegno hanno fatto tutto quanto era nelle loro possibilità per salvare vite, portare conforto e prime cure, sacrificando purtroppo, come abbiamo visto, anche le loro stesse vite.
Bene ha fatto, signor presidente Gentiloni, a chiedere al ministro Pinotti, qui presente, un ulteriore e rafforzato impegno dell'Esercito, affinché si percepisca che la presenza fisica dello Stato in questi luoghi è massima e costante. Così come è stata opportuna la sua richiesta all'Europa che le risorse che sono state stanziate e quelle che ancora sarà necessario reperire non possono essere soggette al giudizio delle fredde regole di bilancio della disciplina europea. Richieste italiane che hanno trovato una prima importante risposta nelle dichiarazioni del commissario agli affari economici Moscovici.
Lo scorso venerdì il Consiglio dei ministri ha esteso gli effetti della dichiarazione dello stato di emergenza adottata con la delibera del 25 agosto 2016 e ha stanziato 30 milioni per la primissima emergenza, come risposta a richieste pervenute dai territori nelle prime ore successive alle scosse della scorsa settimana. Tali risorse si aggiungono ai 4 miliardi già previsti nella legge di bilancio.
In particolare, il comparto agricolo e zootecnico ha bisogno di interventi specifici: a tale riguardo il ministro Martina si è attivato con un incontro con il commissario Phil Hogan. Certamente - lei lo ha detto per primo, signor presidente Gentiloni, ci sono state delle evidenti inefficienze e delle disfunzioni: lo stiamo dicendo con forza e voi ne siete consapevoli; abbiamo la necessità di un riordino e di un potenziamento del sistema della protezione civile. Da parte nostra, abbiamo presentato emendamenti al decreto milleproroghe per consentire l'installazione e l'utilizzo per l'emergenza di strutture mobili e per incoraggiare le attività di ricostruzione privata.
Sappiamo che il Governo sta già pensando a un decreto ad hoc che possa unificare gli interventi su questo tema. Contribuiamo, perciò, con il lavoro parlamentare e non lasciamo spazio a chi intende alimentare sterili e divisive polemiche politiche. Spetterà alla magistratura accertare se esistano responsabilità oggettive per quanto accaduto in questi giorni; a noi parlamentari attiene un compito ben diverso. Lavoriamo per sostenere gli animi e le attività delle popolazioni colpite e di tutti gli operatori impegnati da mesi nelle operazioni di soccorso e assistenza.
A questi piccoli eroi, a questi eroi della porta affianco, sento a nome di tutto il gruppo Area popolare di inviare il nostro profondo ringraziamento per quanto fatto e di affermare con forza che noi non li lasceremo soli ad affrontare questa tragedia. (Applausi dal Gruppo AP (Ncd-CpI)).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Castaldi. Ne ha facoltà.
CASTALDI (M5S). Signor Presidente, in questi giorni di emergenza, dramma e dolore, prima di tutto voglio esprimere la vicinanza commossa e sincera di tutto il Gruppo del Movimento 5 Stelle alle famiglie delle vittime del crollo dell'hotel Rigopiano ed a quelle che ancora sperano di poter riabbracciare i propri cari, così come alle famiglie delle altre vittime causate dal maltempo.
Il dolore e la sofferenza dei familiari delle vittime, e di chi ancora adesso è prigioniero dell'emergenza, meritano totale rispetto. È a loro che vanno i nostri pensieri e alle migliaia di uomini e donne che da giorni lavorano senza sosta per salvare vite umane e per portare soccorso alle tante famiglie ancora isolate.
I volontari della Croce Rossa, del soccorso alpino, della protezione civile, cittadini, medici, infermieri, e tutti gli operatori meritano solo ammirazione, plauso ed è un dovere stringersi intorno a loro.
Sono stati e sono ancora giorni di emergenza, dramma e dolore e tutti coloro che in queste ore operano salvando vite e soccorrendo in condizioni complicate, difficili, al limite dell'umano, hanno il nostro rispetto. L'Italia centrale è stata messa in ginocchio da una violenta ondata di maltempo.
Alla neve e al gelo, si sono aggiunte le violente scosse di terremoto dei giorni scorsi, che hanno infierito sui territori già colpiti dal sisma di agosto e di ottobre, e che hanno probabilmente provocato la slavina che ha travolto l'hotel Rigopiano m Farindola. Ad oggi si contano morti e dispersi e purtroppo il triste bilancio è destinato ad aumentare. Ma la commozione e la solidarietà non possono cancellare la rabbia e l'indignazione per quanto è accaduto. Non si può rimanere in silenzio e far finta di nulla.
C'è chi, però, ha quasi preteso e pretende che l'indignazione, la rabbia, la richiesta di individuare e denunciare responsabilità istituzionali siano accantonate. Pretende che vengano rimandate ad un dopo, ad un generico dopo! Chi conosce minimamente la storia della mai regione e quel territorio sa, invece, che le responsabilità istituzionali ci sono e sono nette! Ed è proprio in ragione del rispetto, al contrario, che bisogna, da subito, cominciare a chiedere chi sono i responsabili di questa situazione! (Applausi dal Gruppo M5S).
Io le chiedo, signora Presidente: ad oggi, fra i vari eventi accaduti, quanti politici, quanti amministratori, quanti costruttori hanno pagato per questo? Glielo dico io: pochi. Forse nessuno.
Oggi contiamo 13.523 sfollati nelle zone colpite dal sisma, mezzo milione di persone rimaste senza luce e senza riscaldamento, a causa di un black out ancora oggi non del tutto risolto. Interi Comuni, specie nella provincia di Teramo, sono rimasti isolati, con le strade non percorribili e i sindaci abbandonati, senza mezzi per poter spalare la neve e liberare le strade. Migliaia di persone senza servizi idrici, strade anche importanti non percorribili. Ci sono ancora persone e aziende agricole isolate: oggi; frazioni raggiungibili con estrema difficoltà.
Se qualcuno vuole dire che il livello di prevenzione, rispetto a questa ondata straordinaria di neve, era adeguato e il numero di mezzi messi in campo sufficiente, signora Presidente, se ne assuma la responsabilità.
La colpa non è della neve. Il centro Italia è stato sommerso da una serie di errori, sottovalutazioni, ritardi e anche incompetenze. E il fallimento di chi doveva prevenire questo disastro e soccorrere le popolazioni in difficoltà, è sotto gli occhi di tutti. Neve e terremoto sono stati sicuramente un combinato disposto che, ancora una volta, in Italia ci ha fatto assistere allibiti e furenti ad una generale e complessiva impreparazione delle istituzioni, a partire dal sistema organizzativo della protezione civile e della regione, che hanno dimostrato di non essere in grado di affrontare emergenze di questo tipo, mostrandosi completamente impreparati, incapaci di attivarsi in tempi rapidi e di garantire i mezzi e gli uomini di cui c'era bisogno.
Tutto questo nonostante l'arrivo della fortissima perturbazione fosse conosciuto almeno con cinque giorni di anticipo. Era noto l'arrivo di questa perturbazione, signora Presidente. Si sapeva. E l'inverno in generale non può certo essere considerato un evento imprevedibile. Insomma un fallimento! Un fallimento sotto gli occhi di tutti!
Sono i sindaci dei Comuni coinvolti dall'emergenza a denunciare i ritardi nei soccorsi, e la tragedia di Rigopiano ce lo racconta: la mail con la richiesta d'aiuto venne inviata dall'hotel 11 ore prima alla prefettura di Pescara, al sindaco e alla polizia provinciale. Ed è cento volte più disarmante misurare l'abisso che sta tra l'impegno commovente di tanti lavoratori e volontari e l'impreparazione o la superficialità di troppe persone inadatte a ricoprire posti nelle catene di comando. Questo è ormai evidente e acclarato. Tra l'altro in alcuni territori - come il mio, l'Alto vastese - l'emergenza andava avanti già dalla perturbazione dell'Epifania, con centri isolati e un primo blackout di proporzioni abbastanza gravi. Cosa non ha funzionato, allora? Di chi sono le responsabilità? Ci facciamo queste domande ma le rivolgiamo anche a lei, Presidente.
Sono state predisposte senza indugio tutte le misure e le attività previste a seguito delle allerte pervenute? Ci dia una risposta. Quali informazioni sono state comunicate fra i vari livelli relative ai rischi valanghe? Quali motivazioni e responsabilità ci sono sulla insufficienza di mezzi? Quanti mezzi effettivi e attrezzature sono a disposizione di enti locali e nazionali, dei corpi di polizia civili e militari e dei corpi di soccorso per situazioni di questo genere? Queste risposte le chiediamo con forza, ma soprattutto le chiedono i cittadini. Soprattutto, quali sono stati i motivi, le cause delle interruzioni e del mancato tempestivo ripristino di erogazione dell'energia elettrica alle utenze anche per otto giorni? Ancora, quanti investimenti relativi alla manutenzione delle linee e della rete di distribuzione elettrica vengono fatti?
Noi chiederemo di verificare il rispetto della convenzione tra Terna e Ministero dello sviluppo economico nella parte relativa alla continuità dell'erogazione del servizio di distribuzione e quella relativa agli obblighi di manutenzione per la Regione Abruzzo. Le ricordo che questi sono tutti oneri a carico dei cittadini sulla bolletta.
Sappiamo tristemente bene, alla luce di questa esperienza, che non siamo più utenti ma clienti per ENEL e Terna. Non vorremmo diventare clienti anche per il Governo! Colgo l'occasione per informarla che stamattina la conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale dell'Abruzzo ha dato mandato al nostro Presidente di chiedere direttamente a lei le dimissioni dei vertici dell'ENEL all'unanimità. (Applausi dal Gruppo M5S).
Con la riforma Madia avete contribuito a creare una situazione di confusione, in cui non è chiaro chi debba fare cosa; avete privato questo Paese del corpo forestale dello Stato, sottraendo alla collettività un corpo che aveva mezzi e conoscenze per fare moltissimo in situazioni come queste. Così, in piena emergenza, ci siamo ritrovati con l'ex base operativa degli elicotteri del corpo forestale di Rieti chiusa e ben tre elicotteri fermi a terra.
Con la riforma Delrio avete fatto finta di chiudere le Province e avete lasciato loro funzioni fondamentali, tra le quali la viabilità, ma senza i soldi per gestirle. Da qui le tante strade bloccate, senza turbine né spalaneve in funzione. E intanto, Presidente, questo Paese soffre.
PRESIDENTE.Concluda, per cortesia.
CASTALDI (M5S). Mi lasci finire, Presidente.
Dicevo che il Paese soffre per la burocrazia, che impedisce di spendere i 28 milioni di euro delle donazioni; soffre perché i fondi destinati al parco mezzi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per il 2016 (5 milioni di euro) e quelli destinati alla programmazione infrastrutture ambientali sempre per il 2016 (altri 3 milioni di euro) non sono ancora stati spesi. Soffre per l'incuria e per anni di scellerate politiche che hanno reso fragili e vulnerabili i nostri territori. È stato costruito dove non si poteva.
In Abruzzo da almeno vent'anni manca la carta delle valanghe. La prevenzione contro il dissesto idrogeologico è inesistente. Come denunciato dal Forum dell'acqua Abruzzo, quell'albergo è stato costruito sopra colate e accumuli di detriti preesistenti, compresi quelli da valanghe. Ci chiediamo quanti altri siti come Rigopiano ci sono in Abruzzo e in Italia e a chi spetta monitorarli e prevenire altre tragedie, in una situazione eccezionale come quella che sta vivendo il Centro Italia.
I cittadini hanno il diritto di conoscere la verità.
La rassicurazione è insufficiente. I cittadini vogliono essere allertati e messi in sicurezza.
Signor Presidente, le scuse non bastano a risarcire il dolore dei tanti cittadini lasciati al freddo, bloccati nelle loro case o morti sotto una slavina. Non bastano le scuse per prevenire ciò che è accaduto e perché non accada più. (Applausi dal Gruppo M5S. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FI-PdL XVII). Signora Presidente, presidente Gentiloni, avevamo chiesto il suo intervento in Parlamento e la ringraziamo per averlo svolto.
Ovviamente condividiamo la considerazione che si devono evitare polemiche. Abbiamo fin dall'inizio, come Gruppo di Forza Italia, offerto ampia disponibilità a collaborare nei provvedimenti, negli incontri e anche nel confronto quotidiano necessario, ove possibile, con le istituzioni di Governo. Tuttavia, se dobbiamo mettere al bando le polemiche, non possiamo mettere al bando la verità. Non si avvelenano i pozzi se si riferiscono dei fatti che sottoponiamo oggi alla sua attenzione per una vicenda che non riguarda solo l'ultima drammatica emergenza e il fato che si è abbattuto, ancora una volta, ieri con l'ulteriore incidente. Esprimiamo la nostra vicinanza alle popolazioni, cordoglio alle vittime e il sostegno alle eroiche rappresentanze di tutti i vari corpi dello Stato o del volontariato che stanno agendo con lo spirito di abnegazione, che lei ha giustamente sottolineato. Non potendo mettere al bando la verità, nei tempi limitatissimi che abbiamo, le faccio delle segnalazioni. Non c'è modo in questa sede, ma lo faremo altrove, di articolare una illustrazione più ampia. Le cito dei fatti che osserviamo. La Coldiretti, che è un'organizzazione che si è molto spesa a sostegno del Governo precedente e dell'attuale, ha detto che nelle Marche sono state realizzate due stalle su 370. La zona colpita è un'area diffusa in cui l'agricoltura è stata particolarmente danneggiata. Il ministro Martina, che stamattina era qui, spesso giustamente ne parla, però sono state realizzate solo due stalle su 370 e nell'area complessiva sono 3.000. Sono passati cinque mesi! È un dato sconcertante. Sottolineo - ieri, pur conoscendolo, l'ho letto solo su «Il Messaggero» - l'appello che il sindaco di Ascoli, Guido Castelli, ha rivolto al Governo. Non ha avuto risposta da lei e dal ministro Fedeli, ma parla a nome di tutti i sindaci. Sulle scuole e l'agibilità come funziona questo gioco del cerino? Chi decide? I singoli sindaci chiudono le scuole per sempre? Il terremoto si ripete nel tempo. C'è un grido d'allarme di un sindaco che, a nome di tanti, le chiede una risposta. Oggi sarebbe utile che a lui o ad altri lei facesse una telefonata o un cenno. Capisco che la responsabilità è delicata perché guida un Governo, però i sindaci chiedono come funziona questo gioco del cerino. Bisogna abolire le Province? Rendiamo omaggio a questa peana, luogo comune, dopodiché abbiamo detto più volte, anche in questa Assemblea, con le leggi molto demagogiche stile Delrio - mi spiace non ci sia - che non si potevano abolire i compiti delle Province. Gli edifici scolastici e le strade, le due emergenze di questa situazione, allora chi le cura? Aboliamo le Province? Renzi durante la campagna referendaria tutti i giorni diceva che avremmo risparmiato chissà quanto. Abbiamo risparmiato forse i soldi per la sicurezza dei cittadini e il controllo delle strade? Non lo facciano le Province, ma qualcuno lo deve pur fare. Riflettete sulle leggi bandiera e demagogiche. Sulla Protezione civile si fecero tante polemiche. Caro presidente Gentiloni, non ricordo che lei ne sia stato protagonista, ma colleghi del suo partito in altri frangenti non hanno avuto il comportamento responsabile che tutti noi abbiamo in tutte le occasioni e che il presidente Berlusconi ha manifestato pubblicamente. Ricordo che in Abruzzo, in un altro terremoto, furono consegnate le prime case in muratura in cento giorni. Ora siamo al sorteggio di 20 casette, come è stato detto da altri colleghi. Capisco che occorre trasparenza sulle procedure di appalto, ma anche lei si è interrogato in questi giorni se le procedure, che sono state introdotte smantellando la legge sulla Protezione civile, siano le migliori per l'emergenza. Adesso dobbiamo rivedere quelle norme e lei stesso ha detto che adesso si dovrebbe fare assegnazione diretta in casi di emergenza con l'avallo di Cantone. Non so quanti siano i Cantone; ce ne era uno che faceva l'avvocato di Romeo, il fratello, però vorremmo capire chi controllerà. Per quanto riguarda la rapidità, la ricostruzione in quella occasione è stata migliore e efficiente. La Protezione civile è stata portata da due miliardi a 400 milioni. A Pescara, presidente Gentiloni, c'è un'inchiesta della magistratura.
Ma mandate in ferie la persona che ha risposto in quel modo al telefono, in attesa che la magistratura decida se quella risposta ha anche una rilevanza penale. Si mette a disposizione il personale.
Quanto alla vicenda della telefonata, ho parlato personalmente con il signore che lo sta raccontando su tutte le televisioni. Insomma, le cose non vanno bene. Noi siamo disposti a collaborare, ma Casa Italia e quant'altro. Abbiamo visto gli show anche in quest'Aula. Il senatore Renzo Piano ci fece una bellissima lezione. Siccome è senatore, sarebbe potuto venire anche oggi a parlare del terremoto e delle vittime, facendo un atto di omaggio. Forse... (Il microfono si disattiva automaticamente). Signora Presidente, ho finito. Forse qualche lauta parcella.
Presidente Gentiloni, la nostra collaborazione c'è, ma ci sono anche le insufficienze e i modelli del passato sono stati migliori e molto più validi ed efficaci. (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pezzopane. Ne ha facoltà.
PEZZOPANE (PD). Signora Presidente, abbiamo alle nostre spalle giornate di indicibile dolore e lutto. Sappiamo in cuor nostro che ci sarà ancora bisogno di tanta, tanta fatica e che il dolore non andrà via. Ma né l'una, la fatica, né l'altro, il dolore, possono prendere il sopravvento e nemmeno la facile demagogia, quella delle chiacchiere da bar, può prendere il sopravvento in quest'Assemblea.
Un'importante attenzione dello Stato c'è - c'è in queste ore e c'è stata negli ultimi giorni - e risultano impropri i paragoni con altre vicende, che non c'è oggi tempo di affrontare. C'è però una Commissione di indagine pronta per approfondire i temi.
Come ha detto il presidente Gentiloni, c'è bisogno di un salto di qualità fatto di pronta emergenza, rilancio degli strumenti, ricostruzione e rilancio economico di quel territorio. Si tratta, per esempio, di ragionare su una sorta di zona franca fiscale per recuperare gli investimenti, affrontare il risanamento del territorio a rischio di dissesto, fornire un piano per l'edilizia pubblica (in particolare e subito per le scuole) e bloccare la fuga delle famiglie con figli piccoli che vogliono andare via da quei territori.
Ringrazio quindi il Presidente del Consiglio per la concretezza con cui ha affrontato oggi le questioni e per la sua presenza in Senato. Lo ringrazio anche per quanto ha fatto con il suo Governo e per quanto ha detto, pacatamente ma fermamente, in questi giorni. Soprattutto, lo ringrazio per quello che farà. Il Presidente del Consiglio ha parlato di un decreto-legge e il Gruppo del Partito Democratico darà come sempre il suo forte, valido e concreto contributo in Parlamento perché c'è bisogno di molto Stato, di molto Governo e di molta coesione politica e sociale, nonché di persone che facciano presto e bene il proprio lavoro.
Ricorderemo la nevicata dei giorni scorsi come una delle più importanti degli ultimi cento anni. In Abruzzo vivo sempre e da sempre e non ricordo una cosa così catastrofica. Dobbiamo risalire a anni e anni fa. La neve caduta sulla mia Regione è pari a 20 milioni di tonnellate di neve, con novantasei ore ininterrotte di neve, pioggia, vento e bufere. Qui parliamo di una cosa come se fosse ordinaria amministrazione, ma non lo era e non lo è ancora.
Mentre accadeva tutto questo - il Presidente del Consiglio lo ha ricordato - la nostra terra - l'Alto Aterno - era l'epicentro di un terremoto di quattro scosse superiore ai cinque gradi, di cui una arrivata a 5,5 gradi di magnitudo. Si è trattato di una catastrofe, un problema gigantesco. Mentre questo accadeva, l'Italia più bella era già in strada, tra la neve e ad alta quota. C'è stata una reazione complessa e piena di coraggio, con i mezzi che si potevano far arrivare. Ringrazio anche il ministro Pinotti, che ho tempestato, ma lei è stata pronta ed efficace. C'è stato un esercito di volontari e di persone.
Nel frattempo accadeva la tragedia di Rigopiano.
Lì dentro ci sono ancora persone da estrarre, mentre la speranza, purtroppo, si affievolisce; perché la morte è arrivata veloce, più veloce dei soccorritori, che hanno affrontato una bufera incredibile: Vigili del fuoco, Soccorso alpino, Forze dell'ordine, pur in condizioni allucinanti, sono arrivati.
Noi abbiamo seguito tutto, con i Ministri e con i Sottosegretari. Vi ringrazio tutti e ringrazio il vice ministro Bubbico, lì presente, sobriamente, senza esternazioni, concretamente, pronto a dare aiuto e suggerimenti. Caro Vice Ministro, il suo contributo e la sua presenza è stata da tutti molto, molto apprezzata. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Uras).
Ecco perché sono privi di senso gli attacchi alla Protezione civile in questi momenti e in queste ore: delegittimarla è assurdo, inconcepibile. Serve, invece, una Protezione civile che abbia le leve del comando.
È chiaro che tra la Protezione civile onnipotente del passato e quella che si trova ad affrontare le sfide odierne dobbiamo trovare una giusta misura. Dobbiamo trovare il modo di rafforzarla, come ha detto il Presidente del Consiglio in questi giorni e in queste ore. Non sostituiamoci alla magistratura, che sta facendo il suo compito: non spettano a noi i processi sommari da Santa inquisizione; non spetta a noi indagare su e-mail, su messaggini. Spetta a noi trovare la giusta misura e trovare il modo di intervenire su quelle persone.
Sarà bene recuperare una catena del comando e vedere come sia stato possibile unblack out così grave e così drammatico, a seguito dei mancati interventi e dei mancati investimenti di ENEL e di Terna. Serve capire perché ANAS chiude le strade per tre giorni, con precipitazioni nevose anche molto minori. Serve tutto questo, ma serve soprattutto prendere decisioni, aiutare i sindaci, sostenere i Vigili del fuoco e tutti i volontari.
Vi è un ragazzo, un soldato del nostro esercito, Mattia Popesso, che giovanissimo e coraggioso, ha camminato per due chilometri, in mezzo a una barriera di neve che era come cemento, portando in spalla la piccola Rachele di cinque anni e salvandola. (Applausi dal Gruppo PD).
Questa è la nostra Italia, è l'Italia del sindaco di Crognaleto, vigile del fuoco, che ha dimenticato di essere sindaco in giacca e cravatta, si è messo la sua divisa e ha salvato due persone. E i ragazzi dello SPRAR, questi nostri rifugiati, che a Castel del Monte, in questo momento, mentre noi parliamo, stanno ancora spalando la neve.
È chiaro che bisogna attrezzare di più e meglio la montagna e, in particolare, la montagna sismica delle nostre Regioni di questo martoriato Centro Italia: le Marche, l'Umbria, il Lazio e tutto l'Appennino montano devono essere rafforzati.
Signor Presidente del Consiglio, lo dico con molta fermezza: ho trovato davvero inopportune le esternazioni del Presidente della Commissione grandi rischi. Egli è tenuto a fare gli approfondimenti scientifici, così come tutta la comunità scientifica; ma è giusto che esterni, così brutalmente, una notizia come quella di un terremoto di 6,5-7 gradi, che significa 30 volte il terremoto di Amatrice? È giusto buttare lì questa notizia a popolazioni già disperate e distrutte? È giusto dirci che la diga di Campotosto può rompersi e produrre una tragedia come quella del Vajont? È giusto dire ai sindaci che se hanno le scuole insicure non devono far entrare i ragazzi a scuola? Questo non è giusto ed è in netto contrasto con gli esempi di quelle persone che ho citato poco fa.
Allora, forniamo aiuto anche da questo punto di vista, recuperiamo, così come avete fatto, con gli strumenti giusti, con le prefetture e con i Ministeri attivi, una forza e un'energia che possano sostenere i sindaci, attrezziamo il territorio.
Ricordiamo le altre vittime, che ieri mattina sono cadute con l'elicottero, mentre andavano ad aiutare altre persone.
Fra loro c'è anche il consigliere comunale di un piccolo Comune che era stato al Rigopiano, dopo aver spalato la neve per giorni nel suo piccolo centro di Santo Stefano di Sessanio.
Gli studenti hanno perso molti giorni di scuola, quindi serve un decreto del Ministro dell'istruzione per non far loro perdere l'anno scolastico e servono le risorse che il Presidente del Consiglio ha annunciato. Serve recuperare anche al forte danno d'immagine che bloccherà, se non interveniamo, la promozione turistica delle nostre bellissime terre e il valore dei nostri borghi così ferocemente colpito. Probabilmente servirà intervenire sul cratere, aiutare gli allevatori e gli agricoltori, intervenire con la cassa in deroga, ma sono tutte cose di cui dobbiamo far forte il nostro progetto sull'Appennino, quello che abbiamo chiamato Casa Italia e che sarà nel decreto annunciato dal Presidente.
Concludo ricordando che mentre noi parliamo ancora si stanno tirando fuori alcuni corpi, persone che conosco e che conosciamo, perché la nostra è terra di piccoli centri, dove tutti si conoscono e tutti si vogliono bene. Pur nella disperazione, nel dolore e nei contrasti, voglio continuare a credere che il nostro sia un grande Paese, un Paese forte che riuscirà a reagire anche questa volta e che i volti di quei quattro bambini estratti dalle nostre Forze dell'ordine, dal nostro Esercito, dai nostri volontari - Gianfilippo, Ludovica, Edoardo e Samuele - parlino chiaro e che dai quei quattro volti si debba ripartire per ricostruire la forza delle nostre zone appenniniche così martoriate, la forza della nostra Italia. (Applausi. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Presidente del Consiglio dei ministri, che ringrazio per la disponibilità.
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo «Marco Emilio Scauro» di Minturno, in provincia di Latina, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).
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