LA STAMPA
II signor Nunzio Reina, presidente della Confartigianato di Palermo, ha scoperto il mondo dei lustrascarpe ed è convinto che valga la pena rivitalizzarlo e promuoverlo.
Bella scoperta, si dirà. Di lustrascarpe c'è in Italia una gran diffusione, si annidano nei gangli della politica, della finanza, delle professioni, dovunque sia utile, se non necessario, piegarsi al salamelecco e all'adulazione.
Ma il signor Reina non si esprime in termini figurati, pensa proprio all'antico mestiere - del pulire e lucidare le scarpe - esercitato per strada.
Vuole costituire una cooperativa, composta di quindici persone, che dovrebbe garantire uno stipendio fisso, ed ha già messo in atto una selezione che ha avuto un avvio sorprendente. Settanta persone, alcune dotate di buoni studi, hanno spedito il loro curriculum. Non si sa bene come si possano individuare le loro attitudini in merito e in che cosa consista il previsto corso di formazione.
I promossi saranno comunque dislocati in luoghi sensibili come la stazione, il tribunale, l'aeroporto. Muniti di sedia e seggetta, di lucido, spazzole e stracci attivati con l'olio di gomito.
L'iniziativa nasce nel disastrato contesto palermitano, dove oltre il 50 per cento dei giovani non hanno una occupazione.
I candidati meritano dunque una piena comprensione, attestano una buona volontà che non si lascia irretire da una fatalistica inerzia o dalle suggestioni malavitose. Vanno riconosciute anche le buone intenzioni del presidente Reina, espresse semmai con qualche parla di troppo là dove si compiace del recupero di «una tradizione di Palermo». Di cui francamente, si potrebbe fare a meno.
Questa storia fa in mente un film di Vittorio De Sica, «Sciuscià», un capolavoro del Neorealismo. Sciuscià è la deformazione dialettale del termine inglese «shoeshine» e indica i ragazzini costretti, con altri infami sfruttamenti, a lustrare le scarpe ai militari angloamericani.
Avveniva settant'anni fa, al tempo dell'occupazione alleata a Palermo, Napoli, Roma. Ora la situazione è ovviamente diversa. I lustrascarpe sono cresciuti, vengono arruolati e, in qualche misura, tutelati attraverso un concorso.
Non si vedono in giro conquistatori e, indiscutibile vantaggio, non c'è guerra. Ma proprio per questo suona stridente la costrizione di giovani disoccupati ad un lavoro desueto e umiliante. Non c'è neanche la guerra ad assolverci.
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