Dostoevskij -abbiamo preso atto in precedenza- è convinto che
solamente attraverso la conoscenza e l'assunzione di responsabilità della colpa
si acquista piena consapevolezza della volontà di bene.
Ci
sono, accanto ai grandi ribelli, i grandi illuminati, personaggi che
sanno indurre al bene chi lo ha rinnegato, e lo sanno fare non con teorie o
predicazioni, ma con silenziosa solidarietà, con accettazione autentica
dell'universalità della colpevolezza. Queste figure sono Makar (nell'Adolescente)
e soprattutto il monaco Zosima (nei Fratelli
Karamazov). Insegnano cl loro esempio ad amare gli altri non
soltanto nel bene ma anche nel male, gli altri non soltanto come persone ma
anche come briganti, assassini. Insegnano a perdonare tutto a tutti, senza
giudicare nè discriminare, senza chiedere se sa giusto o ingiusto rispondere di
colpe non commesse o espiare (come Dmitrij Karamazov) delitti altrui. In questo
modo essi realizzano, nel perdono reciproco e nell'amore universale, l'unità
degli uomini tra loro.
Zozima insegna a capire la vita in modo liberamente religioso, a vivere le sofferenze e i peccati come necessari compagni di
strada della vita terrena.
Il problema religioso in Dostoevskij è affrontato in modo lontano da qualsiasi schematismo, da qualsiasi confessione. Il suo è un Cristianesimo delle origini, dove a contare sono i gesti, le parole che nascono nel fondo del cuore, non dalla mente.
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