Quando la Politica diventa inconcludente
e gli affaristi ne approfittano
Sono passati più di venti anni.
Nel 1989 cade il Muro di Berlino, nel 1991 avviene la disintegrazione dell'Unione Sovietica ed in Occidente le borse vivono tempi trionfanti: il capitalismo agli occhi dei più si afferma come l'unica forma di organizzazione economica.
Gli economisti liberisti (R.E. Lucas Jr., Ben Bernanke) annunciano tempi di crescita economica senza mai più recessioni e ritorni all'indietro.
Ad accrescere la sensazione di crescita economica senza più alcun intoppo fu pure l'avvento tecnologico di Internet.
In ogni angolo del mondo spunta la figura di un quasi nuovo sacerdote del vivere civile: l'imprenditore. Questo termine non appartiene più ai grandi dell'industria (Agnelli, etc.) ma a chi, nel più sperduto borgo, si sente romanticamente toccato dalla grazia intuitiva del successo economico a portata di mano.
L'euforia raggiunge i livelli massimi negli
Pure i fondi di investimento che dovrebbero operare in ambiti di maggiore prudenza si abbandonarono a finanziare imprenditori nel settore informatico (in prevalenza) con scarse o nulle prospettive di profitto.
All'arrivo del nuovo millennio i paesi in via di sviluppo continuavano (continuano) a vivere in condizioni miserevoli ma gli Stati Uniti ed i paesi dell'Occidente erano impegnati in faraonici investimenti sulla tecnologia dell'informazione e in iniziative senza futuro e destinate all'inevitabile fallimento.
L'ottimismo era tale che nelle Borse venivano ammesse pure società prive di "piano industriale".
Gli istituti bancari allargavano il credito in maniera che da sempre l'umanità avrebbe ritenuto (prima di quel periodo e pure dopo quel periodo) irragionevole.
La Borsa di New York (Nasdaq) passò dai 500 punti del 1996 ai 5000 punti del 2000.
La bolla stava per consumarsi sotto gli occhi del mondo.
La peggiore crisi -dopo quella del 1929- stava per abbattersi su tutti i paesi dell'Occidente.
L'Italia, fra tutti i paesi, è quello che non riesce ancora (nel 2017) a tirarsi fuori. E forse -qui da noi- ne vedremo ancora, di belle.
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