Fëdor Michajlvic Dostoevskij (Mosca 1821 - San Pietroburgo 1881)
Io vi dirò di me che sono un figlio del secolo, figlio ancor oggi della miscredenza e del dubbio, e lo resterò (ne sono certo) fino alla tomba. Eppure, quante terribili sofferenze mi è costata e mi costa ora questa sete di fede che è tanto più forte nell’anima mia quanto più sono gli argomenti contrari.
Io vi dirò di me che sono un figlio del secolo, figlio ancor oggi della miscredenza e del dubbio, e lo resterò (ne sono certo) fino alla tomba. Eppure, quante terribili sofferenze mi è costata e mi costa ora questa sete di fede che è tanto più forte nell’anima mia quanto più sono gli argomenti contrari.
E
tuttavia Dio mi manda talvolta dei minuti
nei quali io sono del tutto sereno: in questi minuti io amo e so di
essere amato dagli altri …
(lettera indirizzata ad una amica)
Il cammino verso la fede, con tutte le resistenze e i dubbi
a cui Dostoevskij accenna nella lettera diventerà, insieme a tutti gli altri
materiali umani accumulati nel corso della sua deportazione in Siberia materia
viva nei romanzi della maturità.
Terminato il periodo di reclusione, vene assegnato come soldato
semplice a un battaglione di stanza in uno dei più lontani governatorati della
steppa, nei pressi del confine cinese, da dove potrà finalmente ricominciare a
leggere e scrivere.
Dieci anni dopo la condanna gli sarà concesso di risiedere a Pietroburgo dove
pubblicherà Memorie di una casa di morti
(rielaborazione degli appunti della
detenzione Umiliati ed offesi ) e successivamente
Memorie del sottosuolo.
Sottosuolo vuole richiamare una sorta di disarmonia tra ciò che ribolle
dentro e ciò che affiora alla superficie di ciascun essere umano.
Per Dostoevskij
l’uomo autentico non è l’uomo esteriore, la maschera che gli altri vedono e conoscono ma
l‘uomo interiore che si rifugia nella propria tana. E’ anche una sorta di ribellione contro
ciò che nella sua fissità cancella ogni problematicità che ciascuno nasconde.
L’uomo del sottosuolo, nell'espressione accentuata è immerso nella propria solitudine, evita gli altri, li odia sordamente, si ribella al loro conformismo, e nel contempo resta prigioniero delle contraddizioni.
A cominciare da Memorie del sottosuolo tutti i personaggi di
Dostoevskij avranno un “sottosuolo”, dove
sempre penetreranno per poi risorgere rigenerati o per annegarvi definitivamente, senza speranza alcuna.
Per uscire dalla “palude” della propria coscienza contorta bisogna
affidarsi ad un messaggio etico superiore ed avviarsi decisamente verso l’accettazione dell’altro,
relazionarsi all’altro.
E’ questo il percorso che si ritroverà in tutti i grandi
romanzi della maturità di Dostoevskij.
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