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03/12/2016
Il patriarca Bartolomeo in Puglia
Dialogo e amicizia
Lecce, 2.
«Giungo in questa terra come pellegrino per incontrare i fratelli di Occidente e respirare l’amicizia e il dialogo». È quanto ha detto il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, rivolgendosi ai fedeli nel corso della celebrazione ecumenica tenutasi ieri sera, giovedì, nella cattedrale a Lecce, nella prima giornata della sua visita in terra pugliese. Il leader ortodosso sarà infatti fino a domenica 4 nel capoluogo salentino e poi a Bari fino a martedì 6 per la festa di san Nicola. Una terra quella pugliese, ha evidenziato lo stesso Bartolomeo, «che ancora in tantissimi siti religiosi e archeologici testimonia la presenza della Chiesa d’Oriente e del monachesimo bizantino».
Un aspetto, quest’ultimo, evidenziato anche in occasione della cerimonia, svoltasi questa mattina presso l’Università del Salento, per il conferimento al patriarca della laurea magistrale honoris causa in archeologia, per onorarne, spiega il rettore Vincenzo Zara, il grande impegno «in difesa dell’ambiente, del patrimonio culturale e della dignità umana». In questo senso, ha aggiunto il rettore, la sua presenza «ci ricorda un aspetto importante delle radici culturali del territorio in cui operiamo: il Salento, porta d’Italia che guarda all’Oriente».
Proprio ai tanti cristiani d’Oriente vittime in questi tempi di guerre e persecuzione è andato il pensiero del patriarca nel corso della celebrazione ecumenica a cui ha preso parte l’arcivescovo di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio. «Non possiamo tacere — ha affermato Bartolomeo — questo lacerante grido di dolore dei nostri fratelli cristiani e dei tanti uomini e donne che soffrono per la guerra, per il fanatismo, per la mancanza dei più elementari generi di prima necessità, fratelli che in Medio oriente e in tante altre parti del mondo soffrono per la loro fede. Alziamo la voce perché abbia fine tutto questo supplizio e si percorrano vie di conciliazione».
Nella riflessione del patriarca ortodosso anche un giudizio positivo sull’attuale fase del dialogo tra le confessioni cristiane, in particolare con i cattolici. «Se le nostre Chiese non sono ancora unite nello spezzare il pane e bere al calice di salvezza — ha detto — certamente stanno camminando sulla via della riconciliazione, della conversione e del ravvedimento». Uno sguardo condiviso anche dall’arcivescovo D’Ambrosio, che ha presentato l’incontro ecumenico come «un momento intenso di preghiera perché si compia e si realizzi il grande sogno della preghiera sacerdotale di Gesù, quella che leggiamo nel vangelo di Giovanni: perché tutti siano una sola cosa: come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». In questo senso, ha aggiunto, «anche se divisi», la preghiera comune diventa occasione propizia per invocare «il dono dell’unità che viene dallo stesso Signore».
Per il patriarca ortodosso, tuttavia, il dialogo ecumenico non si esaurisce sul terreno teologico. Uno dei grandi punti d’incontro, come è noto, è ritenuto quello della difesa del creato. In questa prospettiva, proprio in queste ore il sito in rete del patriarcato ecumenico ha diffuso la dichiarazione che Bartolomeo ha scritto in occasione del vertice sull’acqua organizzato a Budapest dal governo ungherese. Ricordando l’incontro interreligioso promosso sul Danubio nel 1999, non ha mancato di rilevare come «la Chiesa non può essere interessata solo alla salvezza dell’anima, ma è profondamente preoccupata dalla trasformazione di tutta la creazione».
Pertanto, «ciò che è una minaccia per la natura è anche una minaccia per il genere umano; e quello che è per la salvaguardia del pianeta è anche per la salvezza di tutto il mondo». E quello all’acqua, ha sottolineato, è un «diritto inviolabile e non negoziabile di ogni essere umano».
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