Come si determinava la meta del vino
Flash sulla nostra Storia
Una di queste espressioni potrebbe essere "dove vai a quest'ora della mattinata ? Vai a fissare la meta al pesce ?".
Nei paesi baronali, e Contessa lo era, le consuetudini hanno avuto grande rilevanza nelle attività commerciali, nello svolgimento degli affari.
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Nel giorno dedicato a San Giorgio si pubblicava la meta per commerciare sui prodotti del latte (formaggi etc.), in quello dedicato a San Francesco il prezzo del mosto e per San Martino il prezzo del vino.
La meta (il prezzo) della quasi totalità dei beni, nel medioevo e all'inizio dell'evo moderno, non era conseguenza del libero mercato ma determinazione di un comitato composto da quattro o cinque persone virtuose e giudiziose scelte dai giurati di ciascuna Universita' (= Comune).
In una realta' feudale -come era Contessa- la determinazione della "meta" del frumento era un compito davvero delicato ed esso merita una analisi a parte, anche perchè influivano le iniziative delle Autorità regie che miravano a regolare i flussi creditizi dei grandi operatori.
Il comitato preposto alla fissazione della meta era generalmente composto da persone appartenenti alle varie classi sociali (i civili, i burgisi, i mastri) che avevano come luogo di riunione -fino a meta' del settecento- la Chiesa Madre e successivamente la Chiesa delle Anime Sante, in piazza. Era presieduto dal Parroco della Chiesa greca e i "deputati" venivano convocati "ad sonum campanae longe pulsantis" e ad ogni seduta erano invitati a giurare.
Le mete da fissare obbligatoriamente su basi annuali erano quelle del grano, del mosto e del cacio ma il comitato non lasciava genere alimentare che non cadesse sotto le proprie determinazioni. Solamente il prezzo delle carni era competenza dei "giurati", ossia degli amministratori dell'Universita'.
I vari prodotti, ovviamente venivano trattati nelle botteghe o nei magazzini dei "burgisi".
Le botteghe erano situate in strade del centro abitato e loro caratteristica era che l'apertura di accesso era metà finestra e metà porta e su questo davanzale il potenziale acquirente si appoggiava per chiedere le informazioni e quindi il bene da acquistare.
Le botteghe erano situate in strade del centro abitato e loro caratteristica era che l'apertura di accesso era metà finestra e metà porta e su questo davanzale il potenziale acquirente si appoggiava per chiedere le informazioni e quindi il bene da acquistare.
Ad ostacolare il commercio si sovrapponeva pure il sistema di misura dei prodotti. I tessuti, per dire, a Contessa avevano un sistema di misurazione che differiva completamente da quello in uso a Bisacquino o a Chiusa Sclafani.
Lo stesso grano per essere venduto doveva essere misurato col "tummino locale" che differiva in volume dal tummino in uso a Bisacquino o a Chiusa Sclafani.
Ad ulteriore dimostrazione che il commercio era una attivita' avversata e che chi si occupava di esso era ritenuto un imbroglione per natura o comunque una persona di scarsa onorabilità, a prescindere da prova contraria, constatiamo che non era possibile agli apicultori di lavorare la cera e/o venderla nelle forme abituali o di farne candele.
La cera doveva essere conferita nei magazzini del barone che avrebbe ceduto, in gabella, la lavorazione e la successiva commercializzazione a Palermo.
La cera doveva essere conferita nei magazzini del barone che avrebbe ceduto, in gabella, la lavorazione e la successiva commercializzazione a Palermo.
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